Strage di Duisburg: la Corte d’Assise di Reggio Calabria conferma l’ergastolo a Strangio
E’ il ferragosto del 2007 e nella cittadina tedesca di Duisburg va in scena quello che viene ricordato come l’ultimo atto della faida di San Luca. Sei persone muoiono per mano della ‘Ndrangheta fuori dal ristorante italiano “Da Bruno”, in cui le vittime stavano festeggiando il diciottesimo compleanno di Tommaso Venturi. Le ‘Ndrine di Nirta e Strangio insieme contro quella dei Pelle-Vottari uccidono il diciottenne (l’unico originario di un paese in provincia di Cosenza), Francesco Giorgi di 16 anni, Marco e Francesco Pergola, di 20 e 22 anni, il venticinquenne Marco Marmo e Sebastiano Strangio, di 39 anni. Provenivano in prevalenza da San Luca, nell’Aspromonte, in quella provincia di Catanzaro in cui dal ’91 i clan si contendevano il potere (non solo sul territorio nazionale) a suon di esecuzioni e stragi.
La polizia tedesca collabora con quella italiana alle operazioni messe in atto per rintracciare i responsabili della mattanza. Tra l’ottobre dello stesso anno e il settembre del 2013, tra San Luca, Duisburg, Amsterdam e Utrecht vengono arrestati esecutori e mandanti della strage. Nel 2011 la Corte d’Assise di Locri condanna all’ergastolo Giovanni Strangio, fratello di una delle vittime; Sebastiano Romeo; Gianluca, Francesco e il settantunenne Giuseppe Nirta, noto come Peppe u versu; Francesco Pelle, in arte Ciccio Pakistan; il Professore Sebastiano Vottari e Ciccio u Frunzu, all’anagrafe Francesco Vottari. Antonio Carabetta e la figlia Sonia vengono condannati invece a nove anni, mentre 12 anni di reclusione spettano ad Antonio Pelle (latitante dal settembre del 2011, quando, già in stato d’arresto, riesce ad allontanarsi dall’ospedale in cui era stato ricoverato). Assolti in quella data Luca Liotino, Sebastiano Strangio e Antonio Rechichi.
Indagini successive rivelano la presenza del Dna di Sebastiano Nirta nell’auto utilizzata dal commando quella notte di ferragosto. La Corte d’Assise di Locri, nel 2013, emette una sentenza in cui si condanna all’ergastolo Sebastiano e a 12 anni il cugino Giuseppe Nirta, conosciuto come Charlie. Il 26 maggio 2014 la Corte d’Assise di Reggio Calabria conferma l’ergastolo a Giovanni Strangio e agli altri cinque imputati (Giuseppe e Francesco Nirta, Sebastiano e Francesco Vottari e Francesco Pelle); per Gianluca Nirta la pena è stata ridotta a 14 anni mentre per Sebastiano Romeo a 12. Confermate le pene a 9 anni per Sonia Carabetta e 12 per Antonio Pelle. Assolti, invece, Luca Liotino e il padre di Sonia, Antonio Carabetta.
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