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L’immigrazione illegale al tempo delle elezioni europee

di Piero Innocenti il . Senza categoria

di Piero Innocenti/// Non è semplice avere (e riuscire a dare) una visione generale, rispondente alla realtà, dell’immigrazione “illegale” nel nostro Paese. Soprattutto in un periodo, come l’attuale, in cui la competizione elettorale europea, su un tema così rilevante, ha reso tutto più manipolabile a favore dell’una o dell’altra parte politica. La generosità, la solidarietà, l’attenzione verso i disperati che scappano da guerre e fame, vengono messe in secondo piano dagli egoismi politici e dalla voglia dei candidati di “conquistare” un seggio al parlamento europeo. Già proprio il parlamento di quella Unione Europea che, di fronte all’annosa tragedia delle migrazioni africane, arranca sempre, dimostra, con dichiarazioni retoriche, la sua ipocrisia, ritenendole un “problema fra Stati”.

A raccogliere i diversi messaggi di papa Francesco (l’ultimo il 19 maggio in occasione del discorso all’Assemblea Generale della CEI, quando ha affermato “..che la scialuppa che si deve calare è l’abbraccio accogliente ai migranti..”), sempre il nostro Paese con “la generosità di tanta gente” (è ancora Francesco) e con le molte “scialuppe” calate in mare dalle nostre navi della Marina Militare che proseguono nell’operazione di Mare Nostrum per salvare migliaia di migranti. Durante il mese di maggio, come noto, in virtù anche delle migliorate condizioni meteo-marine, la corrente migratoria, proveniente dai paesi africani e medio orientali, diretta in Sicilia, è fortemente aumentata. Al 25 maggio u.s. le persone sbarcate/soccorse in mare, in gran parte richiedenti asilo, hanno già superato quota 40mila. Le previsioni sono pessimistiche, se si pensa che in Libia viene rilevata, secondo fonti attendibili italiane presenti nel paese, la massa critica di circa 900mila stranieri (prevalenza di egiziani, seguiti da tunisini, marocchini, somali, eritrei, ciadiani e nigerini), la maggior parte dei quali irregolari ( anche “overstayers”, ossia persone entrate regolarmente con un“visto” sul passaporto, successivamente scaduto, e rimaste in Libia), gravitanti soprattutto a Tripoli e dintorni. Se non muteranno gli scenari attuali, dovremo attenderci arrivi consistenti via mare e problemi gestionali e di accoglienza ancor più grandi degli attuali.
Le modalità per giungere via mare in Italia variano a seconda del paese di partenza. Dalla Tunisia, per esempio, vengono di solito usate imbarcazioni per la pesca ( lunghe dai 4 ai 15 metri) condotte, per lo più, dagli stessi migranti, in una traversata che dura, mediamente, uno o due giorni. La tariffa pagata da ciascun migrante oscilla dai 2mila agli 8mila dinari tunisini ( l’equivalente di circa 1000-4000 euro). Informazioni, da approfondire, parlano del coinvolgimento di alcuni pescatori di Mazara del vallo (TP) nel favorire l’ingresso dei migranti tunisini dopo il trasbordo da pescherecci al largo delle coste. Dalla Libia, invece, salpano imbarcazioni lunghe dai 10 ai 20 metri, generalmente sovraccariche che, dopo una permanenza in mare di 8/10 ore in media, si dirigono non più verso Lampedusa ( il centro sull’isola è inattivo da molto tempo), ma direttamente verso l’area di pattugliamento delle nostre navi della Marina militare ( particolare, questo, che ha indotto alcuni a (s)parlare di “polo attrattivo” per i barconi). Dalla tipologia di tali natanti si può capire subito la località costiera di partenza: Zuwarah, se si tratta di imbarcazioni di legno e Tripoli o Garabulli se si tratta di gommoni “oceanici”. Questi ultimi vengono solitamente pilotati dagli stessi migranti, individuati tra quelli che hanno un minimo di esperienza marinara e ai quali non viene fatto pagare il costo della traversata. Dalla Grecia verso le coste calabre e pugliesi, si utilizzano in genere barche a vela di media grandezza, spesso battenti bandiera ucraina o americana, ma anche barche da pesca o motor-yacht di 6-20 metri di lunghezza.
L’attività di contrasto all’immigrazione irregolare si svolge, naturalmente, anche alla frontiera aerea e terrestre, con i “respingimenti” (443, in prevalenza albanesi, quelli effettuati nel solo mese di aprile 2014, negli aeroporti, con un trend in aumento) e con le “riammissioni” da o verso i paesi di provenienza, cioè “passive” o “attive”, che si realizzano, in maniera rapida, ai “confini” terrestri ( per esempio con l’Austria 249 passive e 4 attive; con la Francia 545 passive e 30 attive; con la Svizzera, 247 passive e 13 attive), sulla scorta di accordi intercorsi, mediante l’affidamento alle autorità di polizia, degli stranieri entrati irregolarmente. Nell’attesa che, a breve, durante il semestre di presidenza italiana dell’UE, si riesca finalmente tracciare una seria politica sull’immigrazione comune a tutti gli Stati membri, magari rivedendo il Regolamento di Dublino sul diritto di asilo e si attuino concreti processi di redistribuzione delle risorse, sarà bene che qualcuno, parlando di profughi, si ripassi intanto l’art. 10 della nostra Costituzione.

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