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Per un’Europa sociale: le proposte delle associazioni

di redazione il . Lazio

Dalla fine degli anni ’70 ad oggi la distanza tra ricchi e poveri è tornata a crescere in maniera grave, invertendo il trend di inizio ‘900 quando in Europa la quota della ricchezza nazionale posseduta dall’uno per cento più ricco era diminuita a favore dei ceti popolari. La ridistribuzione della ricchezza è ferma da oltre 30 anni ed oggi la crisi, iniziata proprio a causa dell’aumento delle diseguaglianze, ha raggiunto nel nostro continente livelli senza precedenti. Secondo Eurostat nel 2012 circa 124,5 milioni di persone, il 24,8% dei 28 Paesi della UE, sono state minacciate dalla povertà e dall’esclusione sociale, definizione che comprende sia la povertà relativa che quella assoluta. Nel 2008 la cifra era del 17%. Di questo passo nei prossimi 10 anni avremo 15/25 milioni di esseri umani in più che nel nostro continente saranno costretti a vivere nell’indigenza. Le ong denunciano come in Europa già oggi siano 30 milioni i bambini in povertà, mentre l’Italia detiene la maglia nera con 1 milione di minori poveri ed un rischio per chi nasce nel nostro paese del 32,3%. L’Italia, dopo la Grecia, occupa nella classifica UE la posizione peggiore per la percentuale di popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale, salita purtroppo al 30%. Dal 2008 al 2012 la povertà assoluta è addirittura raddoppiata, passando da 2,4 a 4,8 milioni. Le differenze economiche hanno accresciuto le differenze sociali e culturali, facendo diventare l’Italia il paese con la più alta percentuale europea di dispersione scolastica: 18,2%, con picchi nelle regioni meridionali anche del 25%. Il 63% delle famiglie ha ridotto i consumi alimentari ed il 40% vive una condizione di deprivazione materiale, considerata “grave” per il 25% dei nuclei familiari italiani. Sono aumentati a 50 mila unità il numero dei senza fissa dimora, mentre cresce il numero dei suicidi. I crimini contro l’ambiente sono saliti a 93,5 ogni giorno, segnando un incremento del 176% negli ultimi tre anni secondo l’ultimo rapporto sulle ecomafie. L’Europa affronta allo stesso tempo una crisi occupazionale senza precedenti. Sono 27 milioni i disoccupati e l’Italia registra una delle situazioni peggiori con il 12,7% di disoccupazione, tra i giovani sopra il 43%. A questi dobbiamo aggiungere 3,2 milioni di lavoratori considerati “working poors”, 2,8 milioni di Neet e 4 milioni di precari. Dal 2008 l’Italia ha perso il 25% di capacità produttiva. In una situazione di crisi così violenta sono le mafie a trarre grandi benefici. Europol ha censito 3600 organizzazioni criminali attive in tutta Europa, mentre la CE ha stimato in 120 miliardi di euro l’impatto della corruzione. Le organizzazioni criminali vedono accrescere il loro potere attraverso usura e riciclaggio, favorite dalla crisi di liquidità, dal credit crunch, dalla frammentazione sociale e dalla perdita di fiducia nelle istituzioni rappresentative. In un contesto così fragile, impoverito, precario ed in cui la cultura ha smesso di essere elemento centrale, soprattutto nel nostro paese, per la crescita complessiva dell’etica pubblica, la corruzione e la mafiosità sono in grande aumento.
L’aggravarsi delle condizioni economico, sociali, ambientali e culturali sono conseguenza di politiche economiche sbagliate. Le politiche scelte non solo non hanno saputo contrastare la crisi prodotta dall’aumento delle diseguaglianze ma si sono mostrate addirittura controproducenti nel fronteggiare la crisi bancaria e finanziaria esplosa nel 2008 a causa di una finanza ipertrofica e speculativa a cui non sono state imposte regole e sanzioni. Le cosiddette politiche di austerity messe in campo hanno fallito e continuano ad avere un costo altissimo in termini sociali, minacciando il futuro dell’unità europea. Queste politiche, dai piani di austerità, al pareggio di bilancio, ai vincoli esterni imposti alle politiche pubbliche, sino al trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance che comprende il fiscal compact, riducono l’intervento pubblico e la possibilità di manovre fiscali per il rilancio dell’economia, pongono limiti alla spesa pubblica ed alla politica della domanda, tagliano la spesa sociale, chiedono minori imposte per le fasce di reddito più alte e premono per ridurre le tutele del lavoro, dei salari e dell’ambiente. I nemici dell’Europa, e di conseguenza del nostro paese, sono oggi l’austerity, la povertà, l’esclusione sociale, la disoccupazione, la corruzione e le mafie. Sono questi fenomeni che stanno consentendo ai germi del razzismo, del nazionalismo e del populismo di prosperare.
Alla vigilia delle elezioni europee del maggio 2014 l’Europa è colpita da stagnazione economica, da disuguaglianze sempre più gravi, dal crescente divario tra paesi del centro e della periferia, dai germi del razzismo e dall’aumento di ingiustizia sociali ed ambientali di cui sono vittime soprattutto ceti medi e popolari. La democrazia viene sensibilmente ridotta a livello nazionale ma non viene sviluppata a livello europeo. Siamo davanti ad una crisi strutturale e sistemica che non può essere affrontata e gestita da un potere troppo concentrato nelle mani di istituzioni tecnocratiche e non elettive che finiscono per rispondere agli interessi di quelle elite economiche e finanziarie che con la crisi si sono invece arricchite. Questa non è l’Europa immaginata decenni fa come uno spazio di integrazione economica e politica, libera dalla guerra, fondata sul progresso sociale, l’estensione della democrazia, dei diritti e del welfare.
Come cittadini e cittadine europee abbiamo il diritto e la responsabilità di lavorare per un’Europa che riaffermi e rilanci il suo impegno per il rafforzamento ed il rilancio della democrazia, della giustizia sociale ed ambientale, delle politiche sociali, della solidarietà e della cooperazione tra i popoli. Vogliamo un’Europa più forte e coesa per affrontare la crisi, cogliendone le opportunità di trasformazione in positivo. Dopo 9 mesi di lavoro condotto dalla campagna Miseria Ladra in più di 100 città del nostro paese, centinaia di realtà del sociale e del volontariato laico e cattolico hanno deciso di camminare insieme, per offrire al dibattito pubblico ed agli amministratori le nostre proposte per combattere nella nostra Europa la povertà, l’esclusione sociale ed ambientale e la disoccupazione. Proposte frutto di un’elaborazione e di un’esperienza collettiva che fanno della partecipazione e del metodo condiviso valori e pratiche indispensabili per rispondere alla crisi.

 

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