NEWS

Processo degenerativo nella Polizia di Stato

di Piero Innocenti il . Lombardia

L’analisi// – Non avevo ancora letto “Il partito della Polizia” di Marco Preve (sottotitolo “Il sistema trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la democrazia”, Ed. Chiarelettere, Marzo 2014), quando sul mio cellulare, alcune settimane fa, arrivò un sms da un (ex) alto rappresentante della Polizia di Stato, scandalizzato da quanto scritto nel libro, con l’invito “a fare qualcosa” per non continuare “a prendere pesci in faccia”. Incuriosito, anche io come “ex”, l’ho acquistato, l’ho letto e, con onestà, debbo dire di non aver rilevato aspetti scandalosi o interpretazioni fantasiose. Anzi, ho rivisto alcuni fotogrammi di un film storico di una istituzione, quella della Polizia, nella quale ho prestato servizio per 44 anni, cercando di farlo secondo quelle semplici e belle indicazioni formulate nell’art.54 della nostra Costituzione: chi esercita funzioni pubbliche deve farlo con disciplina ed onore. No, non sono rimasto scandalizzato di quanto annotato con scrupolo da Preve, che ha cercato, ricapitolando i tanti (troppi) episodi negativi verificatisi negli anni passati, con protagonisti anche alti esponenti della Polizia, di far riflettere sui pericoli di derive degenerative di questa Istituzione che resta vitale per lo Stato, per i cittadini, al servizio dei quali soltanto deve essere e restare. Provo, allora, a fare qualche breve riflessione, consapevole delle reazioni di fastidio che potranno esserci, partendo dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso, quando si avviarono i primi incontri “carbonari” tra le fila del glorioso Corpo delle Guardie di P.S. (allora Corpo militare) che portarono, dopo un lungo e travagliato iter parlamentare, alla approvazione della legge1981/121 di riforma dell’amministrazione della pubblica sicurezza, con la smilitarizzazione del Corpo e la sindacalizzazione. Anche io, giovane ufficiale del Corpo, da poco uscito dall’ Accademia, venni coinvolto in questo movimento, che doveva servire a razionalizzare il sistema della p.s. (l’organizzazione presentava, tra l’altro, un sistema “bicefalo” con funzionari, che erano civili, e ufficiali del Corpo all’apice) ma, soprattutto, ad assicurare ai poliziotti, a tutti livelli, il rispetto di alcuni diritti fondamentali di un “lavoratore”. Nacquero, allora, due sindacati che sostanzialmente si rifacevano ad un blocco conservatore di destra e ad uno progressista. Sembrò arrivare, finalmente, quella ventata di democrazia auspicata in una struttura da sempre impermeabile alle molteplici istanze che arrivavano da una società in profonda evoluzione. La politica, naturalmente, non rimase a guardare gli interessanti spazi che si aprivano e che rappresentavano un buon territorio di “caccia” in termini di consenso elettorale. Negli anni seguenti, poi, attraverso scissioni e nuove “fioriture”, si costituirono altre formazioni sindacali, alcune espressamente collegate alle sigle delle varie organizzazioni dei lavoratori; emersero altri leader, si estesero, consolidandosi, le strutture periferiche. La gestione degli uffici e dei reparti della Polizia, in periferia in particolare, divenne più complessa. In diversi casi, per evitare problemi sindacali ai questori e ai dirigenti dei vari uffici provinciali e regionali di “specialità” ( soprattutto per gli effetti mediatici negativi che comportavano!), si assistette ad una sorta di concertazione continua ( anche su temi non di specifica competenza sindacale) se non di vera cogestione, nella direzione degli uffici con un forte condizionamento sindacale, di fatto, anche a livello centrale. Si allentava il modello gerarchico, con un appiattimento anche dei ruoli intermedi (che erano stati dei sottufficiali) le cui funzioni di “comando” erano state fondamentali: si affievoliva la disciplina in generale, punto sul quale i sindacati, con qualche eccezione, erano pronti a scendere sul “piede di guerra” pur di tutelare il poliziotto ( e conservare la sua tessera sindacale). E le “effervescenze” sindacali periferiche, rese pubbliche dai giornali, non sono state mai particolarmente gradite al “centro”, dove l’ufficio addetto si è sempre contraddistinto per i silenzi prolungati, gli accordi sottobanco, le manovre “diplomatiche”. Il regolamento di servizio e le altre direttive ministeriali venivano sempre dopo! Con gli anni, ciascun partito, molti parlamentari, ex ministri dell’interno, politici locali, hanno tessuto e (man)tenuto una fitta rete di amicizie e di interessi comuni ( alcuni segretari o presidenti di sindacato di polizia sono arrivati ai vertici dell’amministrazione, altri hanno scelto la politica). Ciò ha contribuito ad un processo degenerativo che, se ancora non ha completamente fatto marcire le affievolite radici della Polizia, è solo perché ci sono, fortunatamente, ancora molti “anticorpi” rappresentati da donne e uomini con la “schiena dritta”, ai vari livelli, ( ancora la maggioranza) che svolgono con onore e disciplina il servizio volontariamente scelto in una società profondamente malata. Ma fino a quando resist

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link