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Dedicato al capitano Natale De Grazia il presidio di Libera dei Castelli Romani

di Sara Testa il . Lazio

Doveva essere un piccolo evento. Solo una serata per inaugurare la sede del presidio di Libera dei Castelli Romani, assegnata dall’Amministrazione comunale di Ariccia. E, invece, è stata da subito una importante occasione che ha unito memoria e impegno. I volontari dell’associazione, infatti, hanno deciso di intitolare il nascente presidio a Natale De Grazia, capitano di fregata della Marina Militare, morto in circostanze misteriose  il 13 dicembre 1995, mentre indagava sulle “navi dei veleni” in Calabria. Un gesto simbolico che porta con sé l’impegno e la partecipazione di tanti. Anche di chi ha conosciuto De Grazia e con lui ha condiviso questo percorso di legalità e giustizia. 

Qualche giorno prima dell’inaugurazione, infatti, i volontari dell’associazione ricevono una telefonata: è la Direzione Marittima del Lazio che chiede di prendere parte all’evento, per ricordare il  loro collega e il suo instancabile lavoro. Il 9 maggio scorso, dunque, all’inaugurazione del presidio è presente anche un Ufficiale della Capitaneria di Porto di Fiumicino in rappresentanza del Direttore marittimo del Lazio, Capitano di vascello Giuseppe Tarzia. È Silvia, referente del nascente presidio, che ad inizio serata, dopo i dovuti ringraziamenti, a spiegare perché i volontari hanno scelto di ricordare la figura del Capitano De Grazia, e nel suo nome rinnovare ogni giorno l’impegno antimafia che il presidio porterà avanti nella zona dei Castelli Romani.  Il Capitano di fregata – racconta Silvia –  indagava sul traffico illecito di rifiuti, in difesa della salvaguardia dell’ambiente. La sua misteriosa morte rappresenta l’emblema dei casi irrisolti e spesso infangati e oscurati di cui nessuno parla più. Solo recentemente l’autopsia ha svelato –  spiega ancora Silvia –  che probabilmente il Capitano quel 13 dicembre del 1995 è stato avvelenato, mentre per anni è stata avvalorata la tesi della morte causata da un malore naturale.  Dopo la sua scomparsa, inoltre, il pool di investigatori che con lui lavorava è stato smantellato e le indagini  archiviate. E sulla morte del capitano De Grazia è calato per anni  il silenzio.

La sua scomparsa è uno di quei  casi irrisolti e insabbiati che fanno pensare “Chi me lo fa fare”? . “Chi me lo fa fare?” Si chiede il sindaco di Ariccia, che in un Comune seppur piccolo affronta tante battaglie per la legalità che lo hanno portato più volte ad essere minacciato di morte. “Chi me lo fa fare?” Si chiede l’Ufficiale della Capitaneria di Porto di Fiumicino, anche lui in passato in servizio in Calabria, nelle indagini sulla nave Jolly Rosso, anche lui vicino a De Grazia. “Chi ce lo fa fare?” Si chiedono i ragazzi del Liceo scientifico di Genzano “G. Vailati”, che vorrebbero far nascere un presidio di Libera nella loro scuola, e che hanno realizzato un video su Peppino Impastato, in collaborazione con Radio Libera Tutti, proiettato nel corso della serata, nella ricorrenza dell’anniversario della sua morte.

Sono domande a cui ciascuno ha dato risposte diverse sintetizzate nelle parole che Anna Maria Vespia, moglie di Natale De Grazia, ha scritto e inviato all’associazione: «Queste commemorazioni non sono fine a se stesse ma hanno il compito di smuovere la coscienza e la volontà di tutti noi, perché Natale ha fatto ciò che per coscienza riteneva giusto mettendosi in gioco. Adesso tocca a noi: cerchiamo di aprire gli occhi e fare tutto ciò che non è stato fatto per salvaguardare questo nostro bellissimo paese. Mio marito morì a Nocera Inferiore durante il viaggio. L’ultima perizia sostiene per causa tossica. Ci chiediamo tutti: l’hanno avvelenato perché era scomodo? Ne servirebbero molti come lui e forse questo paese cambierebbe»

Doveva essere un piccolo evento. E invece la gente in sala era tantissima e  la risposta della cittadinanza è stata immensa e calorosa. E allora forse con questo evento qualche coscienza è stata scossa, forse il primo passo concreto di quella rete che è il cuore del lavoro di Libera e che  piano piano sta nascendo anche ai Castelli Romani. «Di Peppino abbiamo la gioia e la passione, di Natale il dovere della verità» – ha detto Silvia Barbieri, parlando del presidio, dei volontari, delle Associazioni del territorio, dei ragazzi delle scuole che partecipano ai progetti sulla legalità. «Perché è la partecipazione attiva lo stimolo al cambiamento, l’unione e la collaborazione tra le varie realtà del territorio. Perché, come ha cantato Camilla nel corso della serata, “Io non ho paura”, e serve ricordarlo  giorno dopo giorno e sperare –  come ha detto il Sindaco Cianfanelli, che l’esempio sia contagioso, perchè quando saremo in tanti allora, qualcosa di certo cambierà».

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