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Marino firma contro l’azzardo

di Daniele Poto il . Lazio

Il Sindaco di Roma Ignazio Marino ha firmato il Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo nella prestigiosa Sala degli Arazzi in Campidoglio unendo il proprio nome a una lunga schiera di primi cittadini firmatari (circa 600) lungo la via delle Buone Pratiche in aggiunta all’azione civile condotta da Lega delle Autonomie (93.000 firme consegnate alla politica), all’azione solidale di Mettiamoci in Gioco e di Libera. Incontro propiziato dal’appassionata regia del consigliere on. Dario Nanni. Non è stato un incontro esclusivamente protocollare e formale quello tenuto nella municipalità perché Marino (medico, non dimentichiamolo) è parso preparato sull’argomento. E Roma (la firma di Marino “pesa” per tre milioni di abitanti) ha un’indubbia specificità nello scacchiere nazionale. Considerando che un suo abitante spende circa 1700 euro all’anno per l’azzardo (e con la riforma Renzi bene che vada gliene verranno in tasca circa 900)  e che Roma rappresenta oltre che la capitale anche uno dei santuari dell’azzardo. Con la sua Tiburtina Valley (136 sale da gioco in V Circoscrizione), con il Bingo più grande d’Europa a Piazza Re Di Roma, con una sala giochi che da sola raggruppa la bellezza di 982 slot machine, con la penetrazione di una mafia ingorda anche in questo comparto che ben illustra la denuncia del minisindaco della I Circoscrizione Alfonsi (“Il 70% dei bar e dei ristoranti del centro storico sono in mano alle mafie”).

Marino ha offerto dati dimostrando lo sviluppo esponenziale delle sale giochi nel territorio in base a una fittizia domanda, in realtà indotta da una sovrabbondante offerta. “Dal 2012 alle fine del 2013 le sale giochi nella capitale sono passate da 294 a 718 con uno sviluppo assolutamente abnorme. Ho cercato di porre un freno con i miei limitati mezzi da sindaco, vista la legislazione corrente, praticamente raddoppiando le spese di istruttoria per la messa a regime di una slot machine, innalzate da 560 a 1.200 euro”. Roma è anche la città dove nel primo semestre del 2011 sono spuntate per germinazione spontanea 36 nuove sale giochi al Prenestino. E a Prati si minaccia di aprire una sala giochi nella popolarissima via Vespasiano che già rappresenta un luogo borde line per la criminalità, come ci hanno raccontato gli esponenti del Comitato per la rinascita del quartiere. Roma è anche la città in cui non si ha un’esatta percezione di una mafia invece ben presente, come dimostrano illustri sequestri. Più in generale ai suoi bordi e confini, nel Lazio, si sviluppa quella che è stata teorizzata come “la quinta mafia”. I casi giudiziaria d’azzardo legati ai nomi dei clan Zazza, Fasciani, Iovine, tra Acilia, Ostia, Latina e il Basso Lazio dimostrano un’infestazione purulenta viva più che mai nel racket criminale dell’azzardo. E la risposta del Comune oggi sembra lanciare un grido d’allarme. A introdurre gli interventi del sindaco hanno pensato, oltre a Nanni, la Fioroni per la Lega delle Autonomie, Magri per Terre di Mezzo, Cefaloni per Città Nuova- Slot Mob (annunciando il grande evento del 10 maggio).

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