Don Luigi Ciotti a Lecco: “Non si può essere cittadini a intermittenza”
«Non dobbiamo essere cittadini a intermittenza o cristiani da poltrona, non basta commuoversi dobbiamo muoverci. La democrazia si fonda sulla giustizia e sulla dignità umana, ma anche su responsabilità e una parte di questa responsabilità va chiesta a noi stessi. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi, dobbiamo unire la forza degli onesti»: è questo il messaggio che don Luigi Ciotti, ha voluto rivolgere nella serata di ieri alla cittadinanza di Lecco, nei giorni in cui la nostra città è scossa dai fatti e dalle indagini di Metastasi.
Veneto, 68 anni, fondatore del gruppo Abele di Torino e presidente di Libera, sacerdote da sempre impegnato su temi come il disagio, l’emarginazione e la legalità, don Ciotti è intervenuto nell’incontro organizzato nella serata di martedì 6 Maggio dalle Acli di Lecco presso il cine-teatro Palladium di Castello, dove a fatica hanno trovato posto circa 600 lecchesi. La serata, dal titolo “Osiamo sperare la legalità e la giustizia” è stata introdotta dagli interventi del presidente delle Acli Luigi Adelchi Panzeri, di padre Angelo Cupini della Comunità di via Gaggio – Casa sul Pozzo, amico personale di don Ciotti e di Paolo Cereda, coordinatore provinciale dell’Associazione Libera. Contrariamente a quanto annunciato, pur presente, non è intervenuto il sindaco di Lecco Virginio Brivio «per rispetto delle indagini in corso», decisione e presenza sottolineata da un applauso della sala. Don Luigi Ciotti nel corso del suo intervento ha richiamato i presenti «al coraggio dell’impegno quotidiano» e a «cercare il cambiamento dentro di noi», mettendo in guardia da quanti pensano di sapere tutto e di poter giudicare tutti, ma sopratutto da quanti «fanno il male o peggio ancora lasciano che il male sia compiuto senza fare nulla».
«La mafiosità diffusa – ha detto ancora don Luigi Ciotti – è il vero patrimonio delle mafie. La corruzione è il cancro del nostro paese, la corruzione fa da viatico alle mafie. L’indifferenza e la rassegnazione sono peccati mortali. Le mafie oggi sono imprenditrici, hanno capacità di stabilire profonde relazioni con professionisti; diversificano i loro affari; siedono nei cda di enti pubblici. Non bisogna quindi essere cittadini a intermittenza o cristiani da poltrona. Democrazia e partecipazione sono la cittadinanza e quindi siamo chiamati alla corresponsabilità». Don Luigi Ciotti oltre a ricordare numerose figure emblematiche della lotta alla mafia come don Peppe Diana e don Pino Puglisi, ha più volte richiamato le parole pronunciate da Papa Francesco durante la veglia di preghiera con i parenti delle vittime della mafia dello scorso 20 Marzo. «Il senso di responsabilità vinca sulla corruzione in ogni parte del mondo, bisogna risanare comportamenti, relazioni, scelte e tessuto sociale così che giustizia prenda posto dell’iniquità. Ai mafiosi dico: convertitevi, lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene, noi preghiamo per voi».
«Dobbiamo vivere la consapevolezza – ha concluso don Ciotti – che solo unendo la forza degli onesti, la richiesta di cambiamento diventa forza di cambiamento. Questo è quello che prova a fare Libera mettendo insieme 1600 associazioni diverse. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno, ma dobbiamo farlo insieme»
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