Dell’Utri latitante, mandato di cattura internazionale
L’ex senatore Marcello Dell’Utri è ufficialmente latitante da ieri, ma la notizia della sua fuga all’estero non ha sorpreso più di tanto: sia perché non si tratta della prima volta; sia perché in una pausa del suo ventennale processo per concorso esterno in associazione mafiosa, giunto ormai alla vigilia dell’ennesimo vaglio da parte della Cassazione, dichiarò placidamente ai giornalisti che lui in politica era entrato solo per evitare l’arresto.
Ora alla vigilia di una nuova pronuncia della Cassazione, chiamata a decidere sulla seconda sentenza d’appello che ha confermato la pena antica, l’ex senatore ha scelto il Libano. Ne è certa la Dia che l’ha localizzato grazie alle “celle” del telefonino, captato nel Paese arabo il 3 aprile. Da lontano l’imputato latitante fa sentire la sua voce guardandosi bene dal rivelare dove si trova. “Non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Cassazione – dice tramite il suo legale – e trovandomi in condizioni di salute precaria, per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica, sto effettuando ulteriori esami e controlli”. Dell’Utri non risparmia poi critiche all'”aberrante” provvedimento di arresto disposto dalla corte. La stessa che a marzo del 2013, invece, gli aveva risparmiato le manette. La Corte d’appello di Palermo ha emesso nel pomeriggio di ieri, anche un mandato di arresto europeo, mentre l’Interpol è stato attivato, attraverso i canali previsti, per le ricerche negli altri Stati.
Se mai l’ex senatore dovesse essere trovato si aprirà, però, una partita complessa giocata a colpi di norme internazionali e trattati. E si dovrà vedere se il Paese che ospita l’ex manager ha accordo di estradizione con l’Italia.
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