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Beni confiscati a Frosinone: il Prefetto chiede chiarezza

a cura del coordinamento di Libera Frosinone il . Lazio

Le mappe realizzate dal coordinamento di Libera Frosinone/// — Il prefetto di Frosinone, Emilia Zarrilli, ha inviato una nota all’Agenzia del Demanio chiedendo di conoscere l’esatta consistenza degli immobili confiscati in provincia di Frosinone alle organizzazioni criminali. Una richiesta che arriva anche dal territorio e dalle tante associazioni impegnate nel sociale nella provincia. “Quali sono i beni confiscati della nostra terra?” “Dove sono?” “Quali sono le attività che ci si svolgono?”. A partire da queste domande il coordinamento di Libera Frosinone ha dato inizio alcuni mesi fa ad un monitoraggio dei beni confiscati nella provincia per capire che fine hanno fatto i patrimoni dei boss nella loro provincia. Un lavoro di analisi e ricerca  che è, di fatto, un progetto pilota (sviluppato e realizzato prevalentemente nella provincia di Frosinone) che ha permesso di monitorare e mappare i beni di tutta la regione Lazio. I dati si riferiscono al 31 dicembre del 2012 e sono gli ultimi disponibili a partire dai dati nazionali pubblicati sul portale dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie:

(la quantità dei beni immobili concerne le particelle catastali)

 

In totale sono 75 i beni immobili confiscati nella provincia di Frosinone:

 

La legge 109/96 ha stabilito il riutilizzo a fini istituzionali e sociali dei beni confiscati alle mafie. Una scelta volta a favorire attività sociali impedendone, di fatto, la vendita a soggetti privati, eccetto casi residuali. In tal modo si è potuto evitare che il patrimonio confiscato fosse di nuovo riacquistato, tramite prestanome, dalle mafie e che queste, riappropriandosene grazie ad una  cospicua disponibilità di fondi provenienti da attività illegali, potessero affermare i loro poteri economici, oltre che  culturale e sociale, su intere comunità e territori. Questa che, per l’intero sistema mafioso, è una sconfitta assume dimensioni catastrofiche laddove, grazie a tali risorse, si crea opportunità di lavoro, fondate su basi di rispetto della giustizia, della legalità, del diritto e in difesa della dignità dell’uomo. Se al valore economico si aggiunge, quello simbolico ne consegue quanto sia stata preziosa ogni singola firma di quel milione che ha sollecitato a promulgare la legge 109/96. Questa la distribuzione per aree dei beni confiscati nella provincia di Frosinone:

 

 

 

 

I beni confiscati ai boss possono essere beni mobili, immobili o spesso risorse finanziarie depositate in istituti bancari. La grafica che segue prova a dividere i beni presenti nella provincia di Frosinone per tipologie per avere un quadro chiaro della situazione legata al patrimonio presente.

 

 

 

 

 

 

Il prefetto di Frosinone, Emilia Zarrilli, ha inviato una nota all’Agenzia del Demanio chiedendo di conoscere l’esatta consistenza degli immobili confiscati in Ciociaria alle organizzazioni criminali. Il prefetto ha chiesto di sapere anche di che tipo di immobili si tratta e le loro condizioni attuali. L’iniziativa dell’autorità di governo è arrivata in attesa di convocare il nucleo di supporto, costituito da oltre un anno, per verificare lo stato degli immobili e verificarne il possibile uso per finalità di carattere sociale. Anche Libera ha chiesto di poter far parte di questi nuclei di supporto. Questo lo stato degli immobili presenti in provincia:

 

 

 

Una più dettagliata suddivisione per aree ci consente di capire quanto lavoro c’è ancora da fare sul riutilizzo sociale di questi beni

 

Se allarghiamo l’orizzonte delle confische e proviamo a mettere in relazione i dati relativi al Lazio e alla provincia di Frosinone con quelli in arrivo dalle altre regioni otteniamo i due grafici a seguire che ci raccontano principalmente dell’incessante attività di confische emesse dal tribunale della Capitale e dell’andamento delle confische dagli anni ’80 al 2012 nella Regione (cfr. ultimi dati disponibili dell’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata)

La richiesta fatta dal Prefetto, dunque, mira proprio a fare chiarezza sulla situazione in cui versano i beni e sulla possibilità  di riutilizzarli al più presto a fini sociali. Un percorso che già nel Lazio ha permesso ad oltre 30 realtà del sociale di poter usufruire dei beni confiscati ai boss per dare forza e concretezza a progetti di welfare e inclusione sociale. Lo scorso 1 marzo a Roma in tanti hanno partecipato dal Lazio al convegno nazionale “Le mafie restituiscono il maltolto” insieme ad oltre 300 realtà che in tutta Italia hanno dato vita a questi percorsi. A seguire, alcuni dati relativi alle realtà che operano nel sociale, anche grazie ai beni confiscati, nella provincia di Frosinone, anche se molto, rimane ancora da fare per dare nuova vita a questi beni, frutto delle attività illecite dei clan nel Lazio.

 Libera ha lanciato 10 proposte per intensificare e migliorare il riutilizzo sociale dei beni confiscati: clicca qui per leggerle. E due campagne, “Libera il Welfare, i beni confiscati per l’inclusione sociale” e “Impresa bene comune, il made in Italy dell’antimafia” per ripartire dal tesoro dei boss e rilanciare il welfare:  sostenere le famiglie, le imprese e il sociale.

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