Carabinieri e sicurezza pubblica. Una garanzia per i cittadini
L’analisi/// –-Alcuni giorni fa avevo espresso la mia opinione sul progetto di razionalizzazione dei presidi di polizia sul territorio nazionale, operazione che, se andrà in porto, dovrebbe consentire il recupero di cospicue risorse umane nella Polizia di Stato. Nell’articolo (cfr. Libertà del 5 marzo u.s.), concludevo con l’auspicio che analogo riordino potesse avvenire anche nell’Arma dei Carabinieri. Torno brevemente sul tema, di particolare interesse per la stragrande maggioranza dei cittadini, dopo aver letto la lucida “nota informativa”, redatta il 18 marzo, dal Consiglio Centrale di Rappresentanza della Sezione Cocer dei Carabinieri, e le dichiarazioni del Comandante Generale della Guardia di Finanza Capolupo, che ha tuonato “oltre non si può andare” dopo aver ricordato la grave carenza di personale delle Fiamme Gialle e il blocco, da molti anni, degli stipendi ( aspetto che riguarda anche i poliziotti e i carabinieri). Nella nota del Cocer si elencano gli “interventi già attuati” nell’ottica della c.d. spending review, gli “altri interventi” e i “provvedimenti in corso di attuazione” (prevedono accorpamenti di 31 stazioni mentre per altre 32 si stanno facendo ulteriori valutazioni, la rimodulazione di sei compagnie in tenenze, la soppressione di una compagnia).
C’è, poi, un “tavolo tecnico”, presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno,per pianificare i “tagli” e ridisegnare un quadro generale del sistema della sicurezza ( attribuzione demandata al Dipartimento in virtù dell’articolo 6 della legge 121/1981). Naturalmente è auspicabile che ci si muova con estrema attenzione e particolare lungimiranza ( tenendo presente che, con la prevista soppressione delle province, il sistema della sicurezza pubblica inevitabilmente avrà delle sofferenze), perché la presenza di un presidio dei carabinieri sul territorio è di fondamentale importanza. Sempreché il presidio (la stazione), venga messo in condizione di poter operare dotandolo di un numero adeguato di militari. Ma anche la sola presenza della stazione, con un buon comandante, è sicuramente fonte di sicurezza locale e di conoscenza per la prevenzione dei reati. La nota del Cocer, con un garbo stilistico apprezzabile, evidenzia un legittimo ecomprensibile disappunto con interrogativi rivolti allo Stato (“..come può ordinare una sicurezza più oculata sul territorio se nello stesso tempo taglia le risorse per attuarla?”) e ai “molti parlamentari” che “..dovrebbero lottare nelle sedi competenti affinché la Sicurezza sia l’ultimo pilastro…”. Si badi bene alla Sicurezza scritta con la S maiuscola quasi a rammentarlo a quanti la stanno calpestando. La nota prosegue elencando la demotivazione ( data“..dai tanti decreti inconcepibili e dalle tante leggi restrittive..”), la sofferenza che vivono i carabinieri, elencando tutta una serie di “situazioni altamente negative” ( non solo riconducibili ad aspetti meramente retributivi, previdenziali, pensionistici, pure rilevanti ), lo stato di abbandono da parte dello Stato che “..con una mano toglie(al carabiniere) quello che gli spetta e con l’altra mano lo spinge a dover fare ancor di più energicamente il suo dovere”. Dovere al quale il carabiniere, forte dei suoi ideali e della disciplina militare, non intende venir meno. E questo deve essere motivo di particolare soddisfazione dei cittadini. Le conclusioni formulate nella nota sono di “speranza nel futuro, nel cambiamento” magari con un classe politica dirigente (“registi e scrittori”) che abbia maggiore cognizione sulla sicurezza, che sia più “presentabile” per poter vivere, finalmente, in un paese con meno “furbi che si arricchiscono”, rispettando quelli che, come i carabinieri e gli altri appartenenti alle altre forze di polizia, “credono nella bandiera italiana” e nei valori del servizio che prestano con impegno e coerenza. Cosa accadrà nei prossimi due anni, quando gli organici della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, già mancanti di oltre ventimila unità si ridurranno ulteriormente di alcune migliaia?
“La sicurezza è il quarto fattore della produzione” scriveva, molti anni fa, Maffeo Pantaleoni, politico ed economista “scomodo”. Ci vuole proprio tanto a capirlo?
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