Vent’anni dopo, a Casal di Principe per Don Diana
“Don Peppino, uno di noi”. Lo hanno gridato stamani per le strade di Casal di Principe gli scout dell’Agesci provenienti da tutt’Italia. Un’invasione gioiosa di almeno 6000 ragazzi per ricordare don Diana, ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994. Hanno voluto svolgere qui il raduno nazionale, “La strada è sempre più blu”, per rispondere all’appello lanciato da Iolanda di Tella, la mamma di don Diana, che il 4 febbraio scorso in una lettera aperta ai capi scout, aveva scritto: “Come figli vi chiamo ancora tutti a raccolta per tornare a far sentire forte la vostra presenza in questo nostro paese, che da luogo di camorra sta diventando anche simbolo di riscatto e speranza”. “Noi scout siamo persone di parola. Abbiamo mantenuto la promessa fatta a mamma Iolanda – spiega Michele Martino del settore Pace Non Violenza e Solidarietà-Agesci Campania – Siamo arrivati in tanti. Ma siamo qui anche perché i “venti di cambiamenti” che soffiano da queste parti, sono anche i nostri venti. Le terre di don Diana le sentiamo nostre, perché don Peppe era uno di noi”.
Ad aprire la marcia lo striscione dell’Agesci con la scritta “Insieme sulle terre di don Diana”, portato anche dai fratelli di don Peppe, Marisa e Emilio. Il corteo, molto animato, ha letteralmente invaso Casal di Principe entrando nel cuore dei vicoli storici della città, fino ad arrivare in via Garibaldi, sotto la casa di don Giuseppe Diana. Dal Balcone Iolanda, la mamma di don Peppe, sventola il Giwell, il fazzolettone che segna i valori scout mondiali. Saluta i ragazzi che passano, tutti emozionati e che rispondono con cori alternati “Non stare a guardare scendi con noi a ballare”, “Don Peppino uno di noi”, “Peppino vive”. “Posso solo dire grazie, posso solo dire che ci siete sempre. Ho voluto salutare tutti, ve lo meritate e poi lui a voi ci teneva ed ora ho capito perché”. Dice commossa mamma Iolanda. La lunga marcia si è conclusa dinanzi al cimitero, facendo prima tappa davanti alle chiese di San Salvatore e San Nicola di Bari, la chiesa dove è stato ucciso Don Peppe. Ultimo gesto simbolico quando verso la fine della marcia gli scout mettono le mani in cartoni riempiti di terra, a dimostrazione del loro impegno quotidiano nella vita reale. “Le mani ce le vogliamo sporcare”. “Don Peppe si è sacrificato per noi, quello che ha fatto non lo dimenticheremo mai” dicono Amelia e Rossana, scout del gruppo di Aversa residenti a San Cipriano d’Aversa. Da qui in poi fino al palco, è calato il silenzio.
Lunghe fila alla tomba di Don Peppe. Al cimitero gli scout sono riusciti a “dar colore alla morte” come ha detto l’assistente ecclesiastico dell’Agesci Campania, padre Francesco De Luca che ha ricordato che il Consiglio Generale dell’Agesci che si terrà all’inizio della prossima primavera a Bracciano, si pronuncerà sulla mozione, voluta dagli scout campani, di far proclamare dalla Chiesa, Don Peppe Diana martire di fede. “E’ stato ucciso perché prete”. “La nostra presenza qui dice – Matteo Spanò, presidente del Comitato Nazionale Agesci – è per raccogliere la lezione di don Peppe. Non vogliamo soltanto celebrare, ma vogliamo prendere e camminare sulla strada del coraggio che è stata ben delineata e che su queste terre ha visto un passaggio importante”. Il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, nella sua omelia durante la celebrazione della messa alla fine della giornata, traendo spunto dal passo del Vangelo sulla Trasfigurazione, ha voluto sottolineare la differenza tra quegli uomini che fanno solo del male alla propria terra e coloro che sono una benedizione. Tra questi c’è sicuramente il prete-scout Don Peppino Diana. “Ma attenzione il problema è di tutte le terre di questa zona non è soltanto Casal di Principe” ha rimarcato Valerio Taglione, presidente del Comitato Don Peppe Diana. Sul palco si sono alternati tanti testimoni del vento di cambiamento che sta segnando le terre di Don Peppe Diana, tra questi: Don Stefano Giaquinto, sacerdote scout, parroco a Casagiove, Renato Natale, Presidente dell’Associazione Jerry Masslo, Peppe Pagano, della N.C.O. Il 19 marzo si replica. Casal di Principe attende altre migliaia di persone per non dimenticare don Giuseppe Diana a vent’anni dalla sua uccisione.
Trackback dal tuo sito.