Salento, sgominato clan di narcotrafficanti
Nuova operazione antidroga nel Salento. Questa volta, il blitz è stato portato a termine dai Finanzieri della Compagnia di Lecce con il supporto di tutti i Reparti del Corpo della Provincia. Ventinove le ordinanze di custodia cautelare emesse con l’accusa di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. I provvedimenti sono stati firmati dal Gip del Tribunale di Lecce, Annalisa de Benedictis, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, Giuseppe Capoccia. Le indagini, che si sono concretizzate con l’operazione denominata “Froth”, hanno avuto inizio nel maggio del 2012 e si sono concluse nel marzo 2013. Al centro dell’inchiesta un’organizzazione radicata a Lecce ma operativa anche in altre località salentine e pugliesi. Gli investigatori hanno smascherato le attività di un clan controllato da Davide Vadacca, collegato al sodalizio di Roberto Nisi, attualmente detenuto e del quale aspirava a diventarne il successore.
“Anche questa volta, come ormai accade dal 91-92, dalle indagini effettuate sul settore delle sostanze stupefacenti, emerge un collegamento con l’Albania”, afferma il Procuratore Cataldo Motta. “È importante evidenziare – continua il capo della Procura Leccese – che da questa inchiesta affiora un collegamento tra le fazioni che operano nel traffico delle sostanze stupefacenti e il clan Nisi. In questo caso non viene contestato il 416 bis ma solo l’associazione finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti. Altro elemento di rilievo è che non c’è più una distribuzione settoriale per sostanze. Le associazioni, i piccoli gruppi, i singoli spacciatori, trattano indifferentemente cocaina, eroina e marijuana. Forse possiamo dire che sia un effetto della sentenza della Corte Costituzionale che ha ripristinato la differenza che era stata abolita dal legislatore, tra droghe leggere e droghe pesanti. Sicuramente c’è una maggiore diffusione delle tre sostanze principali”. Importante per la buona riuscita dell’operazione è stato il ritrovamento di una lettera scritta da Gioele Greco a Roberto Nisi. Una missiva che non era ancora ultimata e che veniva incautamente custodita. “Da questa lettera – spiega Motta – risultano chiaramente i rapporti conflittuali. Sostanzialmente, all’interno del gruppo Nisi, per quanto riguarda il traffico delle sostanze stupefacenti, ci sono due sottogruppi: quello che fa capo a Gioele Greco e quello che fa capo a Davide Vadacca. Per il supporto dei detenuti si manda del denaro a loro e alle rispettive famiglie. Dalla lettera risulta che il denaro non arriva a destinazione perché, evidentemente, chi è incaricato di consegnarlo lo trattiene per sè. Questo fatto viene punito in maniera molto forte perché, come si può comprendere, il supporto economico ai detenuti e alle loro famiglie è sempre stato ritenuto, non solo dalla Sacra Corona Unita, ma anche dalle altre organizzazioni mafiose, come un aspetto essenziale della solidarietà interna all’associazione. Quindi, se comincia a venire meno questa, comincia a venire meno l’intera struttura”.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 15 chili di eroina, 34 di marijuana e 100 grammi di cocaina trasportati dall’Albania e nascosti in una macchina provvista di doppiofondo. La droga arrivava anche dalla Calabria e dalla Spagna dopo aver fatto tappa a Milano e a Roma, veicolata sotto forma di ovuli di cocaina (una trentina di grammi), e destinata ad arrivare nel Basso Salento. Anche questa indagine ha messo in evidenza il ruolo delle donne che sostituiscono mariti, amanti o fratelli detenuti assumendone il loro ruolo. Nell’operazione che ha prodotto 29 ordinanze di custodia cautelare di cui 19 in carcere e 10 ai domiciliari, sono stati impiegate 35 pattuglie e oltre 130 uomini con l’appoggio delle unità cinofile. “Queste associazioni – sottolinea Motta – hanno a loro vantaggio una particolare fluidità, nel senso che i rapporti al loro interno sono mutevoli. Si passa da momenti di pace ad altri di scontro. Per esempio, oggi, sono in contrasto i due gruppi Nisi e Briganti, mentre fino a poco tempo fa operavano di comune accordo. Così come sono in contrasto Gioele Greco e Davide Vadacca; prima non era così e domani non possiamo sapere. Questo complica le indagini. In questo caso siamo stati guidati da quella lettera che ci ha dato una buona mano. Va dato atto alla Guardia di Finanza che ha lavorato bene impiegando tutte le componenti del Corpo”.
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