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‘Ndrangheta in Lombardia: il nuovo volto degli imprenditori in affari con le cosche

a cura del "Corriere della Calabria" il . Calabria, Lombardia

Tutti gli imprenditori lombardi entrati “in relazione” con la cosca della ‘ndrangheta radicata in Brianza, smantellata oggi con un blitz della polizia, «hanno perfetta conoscenza della natura non solo illegale, ma anche mafiosa dell’attività» del presunto boss Giuseppe Pensabene e «cercano di trarre il maggior profitto dal rapporto illecito che instaurano, contenti di trovare una compiacente sponda ai propri disegni di egemonia economica». Lo scrive il gip di Milano, Simone Luerti, che ha firmato l’ordinanza. Il «dato nuovo e preoccupante» dell’inchiesta che oggi ha smantellato una cosca della ‘ndrangheta radicata in Brianza «è rappresentato dal fatto che i fenomeni di compenetrazione tra mafia e impresa» storicamente «confinati nelle ben note aree geografiche dell’Italia meridionale» non solo si sono estesi «in Lombardia e al nord in genere (e questo è un dato risalente nel tempo), ma soprattutto» vivono grazie a «un intenso e disinvolto connubio tra forme evolute di associazioni mafiose e imprenditori calabresi e lombardi, pronti a fare affari illegali insieme come se niente fosse». Lo scrive il gip di Milano, Simone Luerti, nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 40 persone, tra cui 17 accusate di associazione di stampo mafioso, emessa su richiesta del pm Giuseppe D’Amico della Dda di Milano guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini.

Altro dato allarmante è che «nessuno degli imprenditori o commercianti vittima di usura ha mai presentato denunzia all’autorità giudiziaria». L’omertà degli imprenditori, spiega il giudice, «si spiega chiaramente se si tiene conto della strategia intimidatoria tipicamente mafiosa, a volte esplicita e sfociata in concrete condotte estorsive, a volte più sottile ed implicita, esercitata dall’associazione mafiosa nei loro riguardi, strategia che ha determinato chiaramente un diffuso clima di soggezione e di omertà per i debitori usurati ed intimiditi». In altre parole, osserva il gip, «la presente indagine che si inserisce e costituisce integrazione e sviluppo delle altre rilevanti indagini dirette dalla Dda di Milano sul fenomeno della ‘ndrangheta lombarda rende evidente come tale struttura criminale essenzialmente unitaria risulti essersi infiltrata» in taluni settori «strategici della economia nazionale».

Per il capo della squadra mobile di Milano Alessandro Giuliano «se l’organizzazione ‘ndranghetista è riuscita ad arricchirsi e diventare così potente è stato anche per colpa della collusione di imprenditori e di altre figure che non c’entrano nulla col mondo criminale». «Un altro dato importante emerso dalle indagini – ha continuato Giuliano – è il fatto che nonostante l’organizzazione utilizzi sistemi raffinati per fare soldi (anche con l’ausilio di brooker per la gestione del patrimonio, ndr), non ha dimenticato i metodi mafiosi: l’intimidazione e il ricorso sistematico alla violenza».

 

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