Forum beni confiscati, Rognoni: “Riutilizzo sociale carta vincente che va giocata”
Da quel lontano 1982 ad oggi la legge sui beni confiscati ha portato avanti la lotta alle mafie consentendo di combattere i boss attraverso l’aggressione ai loro patrimoni. Virginio Rognoni lo ricorda oggi nel suo intervento al forum nazionale sui beni confiscati alle mafie e il loro riutilizzo sociale, sancito in Italia dalla successiva legge del ’96 sostenuta da oltre un milione di firme nel Paese, raccolte su iniziativa di Libera. E ricorda chi quel percorso l’ha voluto e pensato pagando un prezzo altissimo: Pio La Torre.
“La Torre aveva sentito con particolare intensità per la vita del Paese l’importanza del riscatto della Sicilia. Questa e’ stata la sua ragione di vita – racconta Rognoni”. La sua fu per noi una lezione lucida, rocciosa, fondamentale per tutti noi”. “Ci fece capire – continua- che per sconfiggere la mafia occorre soprattutto la buona politica”. Erano gli anni dello scontro cruento fra corleonesi e palermitani quelli in cui venne ucciso Pio La Torre e il politico siciliano aveva tracciato una precisa analisi del fenomeno mafioso nella sua relazione di minoranza della Commissione Antimafia in quegli anni. Un testo fondamentale, quello di Pio La Torre, da cui ha origine la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi. “Qualche mese prima del suo omicidio, ricorda Rognoni, La Torre aveva spiegato la linea da tenere, a tutti noi e grazie a lui abbiamo ancora oggi una legislazione antimafia considerata fuori dall’Italia in questi anni come punto di riferimento per tutti. Il cammino che ha portato il legislatore a migliorare questa legge e’ stato lungo e faticoso. C’e’ stato l’impegno volontario di Libera che con forza e creativita’ ha dato vita alla legge del ’96 sul riutilizzo sociale di questi beni. E’ chiaro, oggi ci sono problemi complessi da affrontare, c’e’ un patrimonio ingente e articolato. Nostro compito e’ oggi di riflettere e risolvere problemi. Si sentono tante opinioni sulla vendita di questi beni – conclude – ma io dico che il principio del riutilizzo sociale e’ una carta vincente ed e’ una carta che va giocata”-
Seduto al suo fianco Franco La Torre, figlio del politico ucciso da Cosa nostra e che con Rognoni ha dato vita alla legge sulla confisca dei beni ai boss. La Torre nel suo intervento legge alcuni passaggi centrali dell’analisi antimafia contenuta nella relazione della Commissione di minoranza redatta all’epoca dal padre e guarda all’Europa. E’ notizia di pochi giorni fa infatti che il sogno di Pio La Torre, diventato realtà in Italia, ha varcato concretamente i confini ed è diventato un percorso condiviso nel resto d’Europa. “Sono oltre 3600 – spiega Franco La Torre, attualmente presidente di Flare e impegnato da anni con Libera – le organizzazioni criminali che operano nei diversi paesi degli stati membri dell’Ue. E finalmente l’ok del Parlamento alla direttiva europea per la confisca dei beni ai mafiosi è un passo avanti significativo per contrastare questa avanzata criminale. C’è ancora molto da fare in Europa perchè il percorso già intrapreso in Italia diventi davvero efficace anche negli altri Paesi ma questo è un primo passo importante”. Inoltre, La Torre, sottolinea che c’è ancora tanta strada da fare “perchè la società civile europea prenda coscienza del proprio ruolo in questa battaglia, dell’importante contributo che può dare, come è accaduto in Italia, anche grazie al riutilizzo sociale dei patrimoni dei clan”.
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