Mafie nel Lazio, Pignatone: Emergenza riciclaggio nella Capitale
L’intervista/// — L’arresto di latitanti, ingenti investimenti economici a Roma e nel sud del Lazio, un giro di affari proveniente dal narcotraffico e il ruolo strategico giocato dalla “zona grigia”, anche attraverso la corruzione. A parlarne il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, un passato in prima linea contro la ‘ndrangheta a Reggio Calabria, da due anni nella Capitale. Lo abbiamo intervistato per fare il punto sull’assedio alla regione da parte dei boss che qui riciclano i capitali illeciti e inquinano il tessuto socio-economico.
Quali clan operano nel Lazio e in che misura “infiltrano” il territorio?
Nella regione il rischio maggiore sono gli investimenti di denaro da parte della ‘ndrangheta e della camorra e, solo in minima parte della mafia siciliana. Le mafie scelgono Roma, in particolare, poiché qui riescono a mimetizzare meglio gli investimenti grazie ad un mercato molto ampio e dinamico. I due settori in cui sono maggiormente attivi i clan sono l’edilizia e il commercio: solo alcuni giorni fa sono state sequestrate circa 20 pizzerie in pieno centro a Roma ad un clan della Camorra. Sono segnali molto preoccupanti. Inoltre, anche l’arresto di alcuni latitanti su questo territorio è stato un dato significativo della presenza di riferimenti locali e della relativa sicurezza con cui si muovono i gruppi criminali nel Lazio. Il narcotraffico, infine come documentato, è il primo business per i clan: il territorio è luogo di spaccio ma anche di transito verso altri mercati.
Qual è la situazione, invece, per il litorale laziale e il sud-pontino?
Al sud il livello di infiltrazione è più strutturato. La provincia di Latina risente storicamente della vicinanza con i clan che operano in Campania ma vede anche l’operatività di altre cosche. Solo pochi mesi fa il tribunale di Velletri ha sancito con una sentenza la presenza della cosca calabrese dei Gallace e, in queste settimane, sono a processo a Roma per 416 bis due clan: uno riconducibile alla mafia agrigentina, i Triassi, e uno autoctono, i Fasciani di Ostia. Questo è un fatto di grande importanza per tutta la regione che – a tanti anni dall’ingresso delle mafie nel Lazio – ci consente di mettere alcuni punti fermi sulla storia criminale locale.
Come confermato nell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia la ‘ndrangheta ha delocalizzato gli affari in Emilia – Romagna e Veneto e ha, invece, dato vita in Piemonte, Liguria e Lombardia, ad alcune “locali” di ‘ndrine. Quale tipo di infiltrazione criminale minaccia il Lazio?
No, qui siamo lontani da realtà citate, come la Lombardia. Chiaramente questo è quello che possiamo dire alla luce dei risultati sin qui emersi dalle indagini. Nulla toglie di scoprire, in futuro, nuovi elementi che ci possano far valutare diversamente il livello di infiltrazione. Al momento, sono gli investimenti economici l’emergenza criminale per il territorio. Nel sud di Roma, invece, il livello di infiltrazione è più strutturato, come dimostra il processo in corso contro i clan che commettevano reati riconducibili al 416 bis a Ostia.
Lei ha più volte lanciato l’allarme sul rischio di riciclaggio dei capitali mafiosi. Qual è il livello di coinvolgimento della cosiddetta “zona grigia” ?
Questo aspetto è attualmente al centro delle nostre indagini. Alla luce dei sequestri e delle confische dobbiamo capire che ruolo giocano i “professionisti”. Ovvero, se attraverso la corruzione entrano in questo sistema di investimenti illegali o se addirittura siano, in alcuni casi, espressione diretta dei clan. In una città come Roma, inoltre, insieme ai reati di stampo mafioso si compiono quotidianamente altri reati, come grandi frodi fiscali, evasione e illegalità diffuse. Bisogna capire se questi due aspetti siano collegati e se si in che misura.
Il 22 marzo si terrà proprio a Latina la XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno contro le mafie. Qual è il livello di consapevolezza di istituzioni e società civile rispetto alla presenza dei clan nella regione?
A mio giudizio c’è, sotto questo aspetto, sempre maggiore attenzione. Non solo nella provincia di Latina, zona – lo ricordo – di particolare sensibilità e delicatezza ma più in generale nell’intera regione. Una presa di consapevolezza graduale da parte di tutti, cittadini e istituzioni. Il problema delle mafie, ci tengo a sottolinearlo, in una regione come questa e in particolare nella Capitale, si inserisce in un tessuto che presenta altre complessità e all’interno di questa visione generale deve essere letto per poter essere compreso a pieno.
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