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Da New York a Gioiosa: smantellato il ponte della droga

di Alessandro Russo il . Senza categoria

L’operazione New Bridge ha portato a 26 arresti e permesso di scoprire come la ‘ndrangheta abbia soppiantato la mafia siciliana nei rapporti con la potente famiglia Gambino. A subentrare nel meccanismo del traffico internazionale la famiglia Ursino di Gioiosa Jonica. Importante il contributo di un agente infiltrato dell’Fbi

Il ponte tra Reggio Calabria e New York c’è, ma è un collegamento del quale si farebbe volentieri a meno. “New Bridge” è il nome dell’operazione che in due anni di indagini, il supporto delle informative contenute in oltre 2000 pagine, di intercettazioni telefoniche e ambientali, l’utilizzo di agenti sotto copertura dello Sco della Polizia italiana (Servizio centrale operativo) e dell’Fbi, ha portato a 26 arresti sull’asse Italia-Usa – di cui 18 proprio in Italia – e bloccato il tentativo della ’ndrangheta e di Cosa nostra americana di aprire un nuovo canale per il traffico di  stupefacenti tra le due sponde dell’oceano, conquistando, nel tempo, il posto occupato per anni dai clan della mafia siciliana. Alcuni degli arrestati a New York hanno legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino, mentre tra i fermati in Italia ci sono soggetti legati agli Ursino e ai Simonetta di Gioiosa Jonica. Sono sempre i Gambino a reggere le fila nella Grande Mela, solo che hanno cambiato soci: dai siciliani ai calabresi.

Rilevante ai fini dell’operazione, come in un film di Scorsese, è stata la figura dell’agente americano infiltrato “Jimmy”, che a partire dal 2012 ha potuto verificare di persona il consolidarsi dell’alleanza tra i Gambino e gli Ursino. Jimmy è sbarcato anche in Calabria dove ha comprato un chilo e mezzo di eroina. L’alleanza si avvaleva da una parte della “consistenza” e della “potenza dei contatti illeciti tenuti oltreoceano dai Gambino nel settore del narcotraffico internazionale e, dall’altra, la capacità organizzativa e il capillare controllo del territorio del sodalizio calabrese, capace di allestire una ramificata rete logistica e di distribuzione dello stupefacente». La cerniera tra le due organizzazioni criminali sarebbe stato Franco Lupoi,  genero di Antonio Simonetta, considerato un elemento di spicco del clan di Gioiosa Jonica, e da anni inserito nel contesto criminale americano.

L’organizzazione operava fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sud America, in stretto contatto con famiglie americane e narcos sudamericani. Le accuse, ipotizzate a vario titolo nei confronti dei presunti appartenenti al sodalizio, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio e altri reati.

Grazie alle operazioni sotto copertura sono stati sequestrati oltre tre chilogrammi di eroina e cinque di marijuana. Le indagini, peraltro, hanno impedito che centinaia di chili di cocaina arrivassero dalla Guyana fino al porto di Gioia Tauro. La droga sarebbe giunta in Italia nei container, sciolta in barattoli di cocco ed ananas.

Gli arresti e i fermi sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York. In manette, in particolare, sono finiti Francesco Ursino, ritenuto a capo dell’omonima cosca di Gioiosa Jonica e figlio del boss Antonio, già in carcere, e Giovanni Morabito, nipote del boss Giuseppe Morabito “tiradrittu”, storico padrino della cosca egemone nella zona ionico-reggina, anch’egli detenuto.

Questi i  nomi delle diciotto persone arrestate in Italia:

1) Carlo Brillante, Montefalcone di Valfortone (Bn), classe 1965.
2) Nicola Carrrozza, Marina di Gioiosa Jonica, classe 1060.
3) Daniele Covotto, Montefalcone, classe 1986.
4) Domenico Geranio, Locri, classe 1982.
5) Bledar Halili, detto Angelo, Maqellare (Albania), classe 1981.
6) Cosimo Ienco, Monroe (Usa), classe 1991.
7) Eugeni Ignezi, Montreal (Canada) classe 1976.
8 ) Daniel Lacatus, Romania, classe 1974.
9) Cosimo Marando, Gioiosa Jonica, classe 1932.
10) Andrea Memmolo, Benevento, classe 1986.
11) Giovanni Morabito, detto “u scassa porti”, Africo, classe 1952.
12) Vincenzo Perrelli, Gioiosa Jonica, classe 1971.
13) Carlo Piscioneri, Gioiosa Jonica, classe 1969.
14) Nicola Antonio Simonetta, Gioiosa Jonica, classe 1949
15) Antonino Francesco Tamburello, detto Nick, Partanna, classe 1949
16) Mario Ursini, Gioiosa Jonica, classe 1950.
17) Francesco Ursino Gioiosa Jonica, classe 1982
18) Francesco Vonnella, Girifalco, classe 1987.

Ieri la mafia siciliana, oggi la ‘ndrangheta.L’operazione New Bridge della Polizia e dell’Fbi è la prosecuzione dell’operazione del 2008 che fu chiamata “Old Bridge” – anche quella condotta in collaborazione tra il Dipartimento della pubblica sicurezza e il Federal bureau of investigation – e che fece luce sulle connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle oltreoceano. Quasi sei anni dopo, però, al posto dei clan palermitani è subentrata la ’ndrangheta che si conferma l’organizzazione criminale italiana più potente e l’unica in grado di trattare direttamente con i cartelli sudamericani. L’indagine – sottolineanogli investigatori – dimostra proprio la forza dei cartelli calabresi e le mire espansionistiche delle ‘ndrine, che puntano a trovare nuovi alleati per allargare il proprio mercato. Con l’operazione Old Bridge la polizia e l’Fbi ruppero l’alleanza fra le famiglie mafiose palermitane collegate a Salvatore Lo Piccolo e appartenenti alla famiglia Gambino di New York, la stessa con cui erano in affari alcuni degli arrestati di oggi. Nel febbraio di 6 anni fa furono arrestati, con le accuse di associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e altri gravi reati, una ottantina di persone. Le indagini accertarono, in particolare, i legami tra Cosa Nostra americana e gli esponenti delle famiglie del mandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco, storica emanazione negli Usa di Cosa Nostra siciliana. E proprio negli Stati Uniti trovarono rifugio diversi mafiosi palermitani, tra cui gli Inzerillo, che riuscirono a scappare alla mattanza messa in atto dai Corleonesi di Toto Riina negli anni ottanta.

Una storia a luci rosse. Anche una storia “a luci rosse” ha aiutato la polizia italiana a stroncare la pericolosa alleanza Cosa nostra americana-’ndrangheta calabrese per il traffico di droga, che ha portato oggi agli arresti in Italia e Usa. Il pericoloso boss di Cosa Nostra a New York, Frank Lupoi, l’estate scorsa, decide di venire in Italia. La polizia italiana che, insieme al Fbi, da tempo ha ‘attenzionato’ i legami tra i Gambino e le famiglie criminali calabresi Ursino e Simonetta, si mette sulle tracce del boss, sicura di scoprire nuovi particolari e prove del sodalizio. Lupoi, invece, è venuto in Italia con la sua amante polacca raccontando alla moglie calabrese, lasciata in America, che era in Italia per ‘lavoro’, per coltivare rapporti sempre più stretti con la ‘Ndrangheta. La storia, ascoltata dagli uomini dello Sco che da due anni intercettano i protagonisti del sodalizio fornisce comunque elementi utili alle indagini. “Indagini lunghe e complesse – spiega da New York Andrea Grassi, direttore della divisione crimine organizzato dello Sco  – che sono partite oltre due anni fa e hanno avuto anche dei momenti di crisi, come quando in Malesia fu sequestrato un carico di 80 chili di cocaina destinata al porto di Gioia Tauro, un trasporto che doveva servire a testare l’organizzazione del traffico”. “L’obiettivo infatti – aggiunge Grassi – era il trasferimento di un carico di 500 chilogrammi di cocaina per un affare di oltre 5 milioni di euro”. Il sodalizio tra mafia americana e la criminalità organizzata calabrese, che godeva di coperture da parte di piccole imprese locali a Gioiosa Ionica che fingevano di importare ananas e cocco in scatola, “dimostra – spiega ancora Andrea Grassi – la grande e pericolosa autorevolezza della ‘ndrangheta nel mondo”.

 

*Alessandro Russo, giornalista, è direttore di “Scirocconews”

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