Libera e Unioncamere: economia illegale altera regole
“La mafia non da lavoro e non e’ la detentrice dello sviluppo economico della nostra societa”’. Così Simona Dalla Chiesa dell’ufficio nazionale dei beni confiscati di Libera, riassume senso della giornata di riflessione che l’associazione di don Luigi Ciotti ha organizzato a Lamezia Terme per discutere del “riutilizzo sociale dei beni confiscati per la legalita’, lo sviluppo sostenibile e la coesione territoriale”. Un incontro, quello di oggi, nel corso del quale e’ stato fatto il punto sulla situazione in un momento in cui, come sottolineato da Domenico Nasone, coordinatore regionale di Libera Calabria, ”tra gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della nostra nazione certamente c’e’ la criminalita’ organizzata che in Calabria e’ ‘ndrangheta. Oggi noi, pero’, vogliamo dimostrare che stiamo lavorando anche per utilizzare una risorsa che proviene dalla confisca dei beni mafiosi. Bisogna essere propositivi ed essere capaci di tracciare dei percorsi”. Ad apertura dei lavori Antonio Palmieri, segretario generale di Unioncamere Calabria, ha ricordato il protocollo d’intesa siglato con Libera in Calabria il 23 settembre 2013, ”la restituzione del maltolto genera economia. La criminalita’ organizzata – ha aggiunto – ha una capacita’ elevata di infiltrarsi nelle attivita’ produttive ed il rischio e’ che si autoalimenti. Il rispetto della legalita’ costituisce un pilastro della convivenza civile”. Per Palmieri, poi, non vi e’ alcun dubbio sul fatto che ”l’economia illegale altera le regole del gioco e blocca la crescita e le camere di commercio sono impegnate su questo fronte per il ripristino della legalita”’. Parole, quelle di Palmieri, cui hanno fatto eco le affermazioni di Dalla Chiesa che ha rimarcato il fatto che ”un’economia legale e’ piu’ onerosa da portare avanti ed e’ per questo che dobbiamo chiedere aiuto alle alte Istituzioni per far si’ che questo mercato legale diventi meno oneroso”.
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