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Lazio, le mafie avanzano nella regione

di Antonio Iafano* il . Lazio

Dopo la maxi operazione di ieri contro la camorra imprenditrice, torniamo ad analizzare la situazione in cui si trova il Lazio, una delle tre regioni coinvolte nell’indagine coordinata da Direzione investigativa antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia. Da pochi giorni è on line, infatti, la relazione curata dalla precedente commissione parlamentare Antimafia che dedica circa dieci pagine all’analisi della criminalità organizzata nel Lazio. Lo fa tracciando una panoramica generale delle dinamiche criminali presenti nella Capitale e nelle altre province laziali. Durante i lavori della Commissione sono stati ascoltati i componenti del Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e i procuratori antimafia della Dda di Roma.

L’attività di analisi e di monitoraggio nella regione, in questi anni, è stata troppo spesso limitata alla constatazione dell’emergenza: omicidi, sequestri, confische hanno fatto alzare il livello d’allerta ma poi tutto torna a tacere, sino al successivo segnale d’allarme. L’aspetto positivo, comunque, riguarda il tramonto dell’era del “negazionismo”. Il Prefetto Pecorario Scanio ha però chiarito che i 30 omicidi del 2011 rispettano la media degli anni passati e contestualmente spiegato che vi è stata, su questi delitti, un’attenzione maggiore dei mass media. Poi alcuni elementi: secondo gli investigatori, a seguito dell’arresto di Michele Senese nel 2009, si sarebbe creato un “vuoto di potere” nella gestione del traffico di droga a Roma che ha portato a una rivalità criminale tra bande autoctone romane.

Nella capitale l’organizzazione mafiosa maggiormente presente nelle attività di riciclaggio e traffico di stupefacenti è la ‘ndrangheta. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma le mafie investono nella capitale per “la vastità` del territorio, la presenza di numerosissimi esercizi commerciali, attività imprenditoriali, società finanziarie e di intermediazione consente di mimetizzare gli investimenti”. Una grande opportunità per le mafie è anche l’assenza di allarme sociale tipico di altri territori e di una forte concorrenza da parte di altre organizzazioni criminali: Roma è grande e c’è posto per tutti. Nonostante tutto,la Commissione mette nero su bianco che nel Lazio non sarebbero presenti gli elementi tipici dell’associazione mafiosa: la forza di intimidazione, la condizione di assoggettamento, l’omerta` e il controllo del territorio. Sono però già stati condannati per 416 bis a 190 anni di carcere componenti del clan Gallace-Novella  e si è svolto con notevoli difficoltà il “processo Sfinge” in cui – sebbene non ci sia stata la condanna di Maria Rosa Schiavone, nipote di Francesco Schiavone, per 416 bis  – la magistratura ha dovuto spostare la sede del dibattimento per gravi condizionamenti dei testimoni a processo in corso. Chiaro segnale della capacità di intimidire da parte del gruppo criminale coinvolto nel procedimento giudiziario. Poi ci sono altri numeri, fondamentali per una mappatura del fenomeno. Su tutti,  quelli relativi ai beni confiscati nel Lazio. Nella regione sono presenti oltre 600 beni sottratti ai boss, Nel 2012 la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha aperto 279 procedimenti giudiziari, il 39 % in piu’ rispetto l’anno precedente e nel 2011 il Lazio è stata in cima alle classifiche per sequestri di stupefacenti e per le segnalazioni finanziarie sospette.

Cosa nostra è presente nella ristorazione con la famiglia Stassi, invece il gruppo Triassi è interessato ad alcune attività sul litorale e nella zonia di Ostia con il traffico di stupefacenti. C’è da segnalare, inoltre, che finalmente in una relazione istituzionale viene considerata anche la zona Nord della regione: Civitavecchia, territorio che per anni è stato descritto come “zona franca” per le mafie. Nella città di mare, invece, i gruppi Rinzivillo e Emanuello sono interessati a subappalti e fornitura di manodopera. La ‘ndrangheta, leader nel traffico degli stupefacenti, ha  a disposizione molto denaro contante che reimpiega aumentando, sempre più, il numero di attività nate per il riciclaggio di questi capitali illeciti; i maggiori gruppi influenti nel Lazio – secondo la relazione – sono i Piromalli, gli Alvaro, i Mulè e i Gallico. Proprio ad alcuni di questi gruppi criminali sono stati sequestrati locali storici romani come l’Antico Caffè Chigi, il Gran Caffè Cellini e il Cafè de Paris. A Nettuno ed Anzio sono storicamente presenti i Gallace e i Novella che dopo una rottura interna non hanno perso tempo a creare alleanze con gruppi criminali locali. La ‘ndrangheta è presente anche nelle zone di Tivoli, Palestrina, Rignano Flaminio, Castelnuovo di porto, Morlupo e Campagnano con affliati originari della provincia di Reggio Calabria.

Anche la camorra, come dimostrano le recentissime notizie di cronaca, non è da meno. Nel documento della Commissione antimafia vengono segnalati i sequestri milionari al clan Mallardo, dimostrazione che l’organizzazione campana ha investito molto qui nel Lazio. La zona a cui si dovrebbe prestare maggiore attenzione, anche a giudicare dal report istituzionale,  è la provincia di Latina. Oltre il mancato scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune di Fondi e le vicende del Mercato Ortofrutticolo della città (il MOF) legate al gruppo Tripodo e Pagano,  nella provincia hanno ormai sede i clan Bardellino, Esposito, La Torre, Mallardo e Moccia. A sud della regione, nel Cassinate, vi è il gruppo De Angelis capeggiato appunto da Gennaro De Angelis che secondo alcuni collaboratori di giustizia sarebbe da ormai decenni il referente nel basso Lazio per conto del clan dei Casalesi.

La parte conclusiva del paragrafo dedicato al Lazio evidenzia il fenomeno dell’usura: “L’usura continua ad essere uno dei fenomeni criminali più` tipici e più` diffusi, in particolare a Roma; ma, accanto ai personaggi locali che si dedicano ai prestiti a tassi usurari (i c.d. «cravattari»), si e` insinuata la criminalità organizzata, che utilizza tale attività` criminale per «mettere a reddito» i capitali accumulati e nello stesso tempo per penetrare nel tessuto economico della città. L’efficacia della forza di intimidazione esercitata in tali casi e’ dimostrata dalla circostanza che, in tutto il 2011, nella provincia di Roma sono state presentate soltanto 38 denunce per usura”. Il primato dei cravattari è dei Casamonica, gruppo in origine di etnia rom che opera soprattutto a Roma ma che grazie alla forte capacità di intessererelazioni famigliari e personali ed è presente, se pur in misura minore, nelle province di Latina e Frosinone. Inoltre, negli ultimi anni questo gruppo criminale ha stretto alleanze con con gruppi campani e siciliani grazie alla pratica di cessione del credito, ovvero il trasferimento della gestione delle vittime di usura ed estorsione da un gruppo criminale all’altro.

Questa la fotografia scatta dalla Commissione parlamentare antimafia e consultabile on line. Tanto ancora c’è da indagare sul fenomeno criminale nel Lazio e molto da costruire per una complessiva e efficace risposta antimafia da parte del tessuto sociale e istituzionale locale. Il 22 marzo prossimo a Latina si terrà la XIX Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera e dedicata al ricordo di tutte le vittime delle mafie. Un momento per rinnovare l’impegno e riannodare i fili di questo impegno quotidiano contro tutte le mafie. Perchè le mafie avanzano nella regione.  E anche l’antimafia.

* Antonio Iafano è volontario di Libera a Cassino.

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