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Processo clan Fasciani, Libera è parte civile

di Marta Silvestre il . Lazio

Camminano a passo svelto dalla stazione all’aula bunker del carcere di Rebibbia. Entrano in fila, silenziosamente, si guardano intorno con l’aria un po’ spaesata ma fiera. E durante il tragitto, parlando con loro,  senti che è tanta anche l’emozione. Sono i cittadini, volontari dell’associazione Libera, presenti alla seconda udienza del processo contro il clan Fasciani – Triassi che si è tenuta ieri presso la X sezione del tribunale di Roma.  Fra loro molti giovani e alcuni familiari di vittime delle mafie.  E’  un’udienza importante, quella che sta per iniziare,  perchè  si deciderà l’ammissione di numerose associazioni e degli Enti locali, come parte civile nel processo.  Tante le realtà associative che hanno chiesto di prendere parte al procedimento, fra loro  Libera, SOS Impresa, l’associazione Caponnetto, l’Ambulatorio antiusura onlus, l’associazione Volare. Richiesta avanzata anche dalla Regione Lazio e dal comune di Roma Capitale.

Dopo i controlli di routine tutti prendono posto in  l’aula. E mentre i boss sono collegati in video, parlano e seguono l’udienza da diverse regioni d’Italia,  qui a Roma non rimangono posti vuoti. “Non c’è più spazio per l’indifferenza – spiegano i cittadini presenti –   di fronte ad un processo che mette alla sbarra i boss che in questi anni hanno condizionato la vita economica e democratica del sud pontino, del litorale laziale, arrivando sin dentro il cuore della città di Roma”.  In tribunale tanti volti attenti, come quelli di Marco, Francesca, Federica, Daniele, Rosanna, Ferdinando, Gabriella, Alfredo, Martina, Silvia e Marta, che insieme ad altri giovani continueranno a seguire le udienze di questo processo. “Siamo parte lesa anche noi – spiega Gabriella Stramaccioni dell’ufficio di presidenza di Libera – in quanto rappresentiamo la società civile, responsabile e onesta che ha subito pesanti angherie da parte del sistema mafioso. Oggi, il nostro ruolo di rappresentanza è importante perché parliamo a nome anche di tutti quei cittadini che non sanno o non possono contrastare le mafie per mancanza di strumenti che diano loro questa possibilità. Costituirsi parte civile è una reazione di civiltà fondamentale per veder risorgere la legalità. E’ importante farlo in tanti luoghi, non solo al meridione; anche a Ostia i clan, grazie a importanti coperture, per molto tempo l’hanno fatta da padrone. Eppure, il lavoro di Libera è stato rilevante al punto che anche alcuni degli avvocati dei boss hanno risposto nei nostri confronti dando conferma della presenza dell’attività quotidiana di Libera nel territorio”.

L’udienza dura circa 7 ore. Durante la giornata gli avvocati difensori degli imputati del clan Fasciani – Triassi – provano  a sollevare numerose eccezioni contro la costituzione parte civile di associazioni e istituzioni, adducendo motivazioni ricercate in vari articoli dei codici: c’è chi parla di mancanza di nesso eziologico fra il reato e la richiesta di risarcimento, chi si ferma sull’assenza di un danno che abbia un’incidenza immediata e diretta, chi non riconosce il requisito di territorialità alle attività svolte. Ma le ragioni che portano invece ad accogliere queste richieste sono solide e gli avvocati di parte civile le spiegano con altrettanta precisione all’apertura dell’udienza. “Che la criminalità organizzata abbia varcato i confini delle regioni meridionali – ci spiega Fausto Amato, avvocato di SOS Impresa – è oramai un dato accertato; per esempio, dal fatto che anche in questo territorio ci sono stati comuni sciolti per mafia, come Nettuno. Alla presenza delle associazioni criminali, però si contrappone altrettanta incidente presenza della società civile e responsabile. Noi ci costituiamo parte civile – continua – perché è stato violato un nostro diritto, e il danno consiste esattamente nella lesione immediata e diretta di uno scopo statutario che, pur non essendo un danno patrimoniale, non è nemmeno semplicemente un danno all’immagine o un danno morale bensì un danno non patrimoniale che ha violato i diritti immateriali della personalità giuridica. Inoltre – conclude l’avv. Amato – la legislazione italiana fa delle associazioni antimafia, antiusura e antiracket un suo cavallo di battaglia attribuendo loro un riconoscimento legislativo e una funzione sociale riconosciuta”.

E’ il pubblico ministero Ilaria Calò a sottolineare la duplice tipologia dell’associazione mafiosa del clan Fasciani-Triassi, una autoctona e una proiezione diretta di Cosa Nostra, il che fa venire meno lo stretto principio della appartenenza al territorio e poi, senza rimanere in astratto, tiene, invece, conto delle concrete attività che gli enti e le associazioni suddette svolgono sul territorio. Il pm chiede, quindi, che le eccezioni vengano rigettate. E così sarà:  tutte le richieste di ammissione come parte civile verranno accolte. “Le persone giuridiche e gli enti di fatto – Cass. Pen., sez III, 3 ottobre 2007, n° 38290 – sono legittimate a costituirsi parte civile non soltanto quando il danno riguardi un bene su cui gli stessi vantino un diritto patrimoniale, ma più in generale quando il danno coincida con la lesione di un diritto soggettivo, come avviene nel caso in cui offeso sia l’interesse perseguito da un’associazione in riferimento ad una situazione storicamente circonstanziata, assunto nello statuto a ragione stessa della propria esistenza e azione, con l’effetto che ogni attentato a tale interesse si configura come lesione della personalità o identità del sodalizio”.

L’appuntamento è a domani, 23 gennaio, con la deposizione dei primi teste, per poi proseguire con altre due udienze il 28 e il 30 gennaio.  Nuovamente in tribunale anche la società civile  – commentano alla fine dell’udienza – “per continuare a costruire giustizia, a partire dal proprio impegno quotidiano”.

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