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Beni confiscati, a Palermo forum regionale di Libera

Fonte: Ansa il . Brevi

Dal centro di accoglienza Astalli per i richiedenti asilo di Catania, al Giardino della memoria di Ciaculli (Pa), dai corsi di vela per disabili organizzati a Palermo dalla Lega navale alla proposta di realizzare orti sociali per anziani a cura della associazione San Vito onlus della diocesi di Mazara Del Vallo (Tp), dalla casa di accoglienza in provincia di Messina realizzata da Ecosmed in una villa confiscata e destinata a ex internati del manicomio di Barcellona Pozzo Di Gotto, alle cooperative che lavorano sui terreni confiscati. È la mappa regionale delle buone prassi di Libera che oggi, nella facoltà di Giurisprudenza di Palermo, ha organizzato il primo forum regionale sui beni confiscati. All’iniziativa, “Le mafie restituiscono il maltolto”, partecipano, tra gli altri, Francesca Cannizzo, prefetto di Palermo; Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo; Antonio Balsamo, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta; Giovanni Chinnici, presidente della fondazione Chinnici; Emanuela Giuliano, dirigente servizio legalità e beni confiscati della Regione siciliana; Lucio Guarino, direttore consorzio Sviluppo e legalità. Un appuntamento per raccogliere istanze e proposte che avranno un loro coordinamento l’1 marzo, a Roma, in occasione della prima conferenza nazionale promossa da Libera e aperta a protagonisti e associazioni di realtà antimafia operativi in Italia. Al centro della tavola rotonda in corso a Palermo, anche le criticità riscontrate nella legislazione antimafia e nella gestione dei beni confiscati: “Come la consuetudine praticata nel tempo dal Comune di Palermo che prevede un limite di 6 anni per il comodato d’uso, troppo breve – dice Fiorella Acanfora, presidente dell’associazione Futuro semplice, che a Palermo assiste disabili gravi – il nostro sforzo quotidiano è fare vivere la legalità a questi ragazzi”. Lamenta procedure d’assegnazione “lente e farraginose” anche Giovanni Impastato, che ha ricordato il lungo iter giudiziario di Casa Badalamenti, a Cinisi (Pa). “Un iter iniziato il 4 aprile 1985 allorché i giudici Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello emisero il primo provvedimento di sequestro, iter concluso nel 2009, con il passaggio al demanio dello Stato e poi al Comune di Cinisi e continuato con mille difficoltà tecniche e burocratiche che ci hanno impedito, ad esempio, di partecipare a numerosi bandi. Molti delitti e stragi sono stati decisi all’interno di quelle stanze, tra cui quello di mio fratello Peppino. Ora è il momento di andare oltre e portare avanti un sano progetto di sviluppo economico e morale per sconfiggere le mafie”. “Il nostro obiettivo è rendere insopportabile lo spreco di legalità rappresentato da ogni bene immobile non utilizzato o da ogni azienda sana che fallisce – spiega Enrico Fontana, coordinatore nazionale di Libera – con il riutilizzo sociale dei beni vogliamo dare un senso alla presenza dello Stato e impedire che il sequestro sia l’anticamera dell’abbandono”. Tra le richieste dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti “procedure più rapide e veloci per l’assegnazione, tempi standard e omogenei per il comodato d’uso, in modo da rendere possibili investimenti economici e sociali, maggiori risorse per l’agenzia nazionale dei beni confiscati e l’inclusione nella programmazione economica europea 2014-2020”. Richieste che prenderanno corpo in due distinte campagne di Libera: “Impresa bene comune” e “Libera il welfare” e che saranno al centro dell’appuntamento nazionale a Roma”.

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