Antimafia, l’impegno quotidiano che abbiamo scelto
E’ triste assistere a quello che succede in questi giorni sulle pagine dei nostri giornali, sui blog, sui social network di attacchi senza colpo ferire al movimento antimafia cresciuto negli ultimi 20 anni. Non crediamo negli “eroi”, nei simboli e nelle icone dell’antimafia. Siamo dalla parte di chi in silenzio e lontano dai riflettori si sporca le mani tutti i giorni, di chi lavora la terra appartenuta ai boss di Cosa Nostra, di chi sta vicino ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, di chi ogni giorno nelle periferie delle nostre città lavora con i giovani per costruire insieme a loro un’alternativa reale, a costruire bellezza anche lì dove è difficile vederla. Siamo al fianco di chi crea opportunità di lavoro vero, di chi è al fianco delle famiglie in difficoltà perché non arrivano alla fine del mese, dei testimoni di giustizia. Siamo al fianco, non dietro, non davanti, ma al fianco di chi ogni giorno esercita il proprio diritto di essere cittadino, nel senso più ampio del termine, che non vuole salire su nessun palcoscenico per aver scelto di essere dalla parte della giustizia. Si della giustizia, non della legalità. Si c’è bisogno che i magistrati e che le forze dell’ordine siano messi nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro di contrasto alla criminalità. Ma noi vogliamo esserci non come semplici spettatori, ma esserci nelle aule dei tribunali, esserci anche dopo i grandi clamori, esserci perché la solitudine è la più grande arma a disposizione delle mafie. E noi questo lo abbiamo capito bene e non per questo ci sentiamo professionisti dell’antimafia, non per questo gettiamo via tutto il movimento antimafia senza fare le dovute distinzioni. Non possono e non permetteremo che che ci portino via quello che abbiamo, quello in cui crediamo, i nostri sogni e i nostri ideali. Perché lo Stato siamo anche noi, e non vogliamo delegare a nessuno quelli che sono i nostri doveri e allo stesso tempo i nostri diritti: contribuire a costruire un mondo più giusto, a costruire un’etica che liberi la bellezza.
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