Donne, uomini, bambini kamikaze
Gli estremisti del Caucaso, con donne e uomini imbottiti di tritolo, sono tornati a colpire nei giorni scorsi uccidendo decine di persone innocenti nella stazione di Volgograd (ex Stalingrado) e in altre località. Poco più di due mesi prima, sempre a Volgograd, una giovane donna di trent’anni, pare malata terminale di tumore, si era fatta esplodere sul bus, causando la morte di sei persone ed il ferimento di una trentina. La tecnica del terrorismo suicida si è andata diffondendo sempre di più nel mondo. Due mesi fa, a Ninfauakiya (Iraq), l’ennesimo episodio di un kamikaze che si era fatto esplodere a bordo di un camion-bomba, causando la morte di quindici persone ed il ferimento di oltre sessanta. Un paio di giorni dopo a Sousse (Tunisia), un kamikaze si era fatto esplodere la cintura esplosiva che portava sotto i vestiti mentre a Monastir un giovane aspirante suicida veniva arrestato poco prima che si facesse saltare in aria in un mausoleo. In alcuni episodi gli obiettivi da colpire sono militari o di polizia, come il caso di una bambina afghana di dieci anni, arrestata il 5 gennaio u.s., mentre con addosso esplosivo, si apprestava ad un attentato contro la polizia di frontiera. Invece, i ripetuti attentati suicidi in altri paesi come l’Afghanistan, la Cecenia, la Somalia, il Mali, il Libano, sono considerati “legittima arma di difesa” contro l’oppressione subita da parte di forze straniere. In questi casi non si tratta di azioni spontanee ed isolate, di tipo individualista, ma di attività ben organizzate che prevedono, tra l’altro, un’adeguata preparazione psicologica e religiosa dell’attentatore, un buon addestramento tecnico, l’eventuale registrazione di un messaggio da diffondere dopo l’evento.
Uno dei principali motivi che spingono i gruppi terroristi all’utilizzo di tali sistemi, è l’elevato livello di efficacia, in termini di perdite umane inflitte al “nemico”, di gran lunga superiore ad altri tipi di attacchi. Vanno considerati anche i “vantaggi” per l’organizzazione sul piano propagandistico e del proselitismo, dovuti all’eco mediatica suscitata da tali episodi. Ci sono, poi, i “benefici” religiosi personali per il suicida, che diventa “martire dell’Islam”, ma anche quelli più concreti di cui potrà usufruire la famiglia, collegati ai sentimenti di rispetto e di ammirazione sociale nel contesto della comunità di appartenenza. In alcuni episodi di attentatori suicidi di bassa estrazione sociale, i benefici finanziari si sono indirizzati verso la famiglia. Se è difficile delineare uno specifico profilo psicologico, etnico e sociale del kamikaze, in ragione anche della diffusione del fenomeno e della sua crescente “secolarizzazione” (motivazioni non più solo da istanze religiose ma anche nazionalistiche), è possibile, tuttavia, estrapolare, dai numerosi episodi verificatisi nel mondo negli ultimi anni, alcuni elementi di maggiore interesse informativo. In particolare: a)sono aumentate le vittime per il crescente utilizzo di tale tecnica in molti contesti, per il suo costante affinamento tecnico-operativo e per la crescente attenzione mediatica; b)Israele, Iraq, Sri Lanka, Cecenia e Turchia, sono i paesi dove si è registrato il maggior numero di donne attentatrici suicide; c)gli obiettivi più colpiti sono costituiti da luoghi pubblici maggiormente affollati e più facilmente accessibili, i mezzi di trasporto pubblico, le sedi politiche e istituzionali ed in particolare quelle militari; d)i due metodi maggiormente utilizzati sono stati quello del terrorista appiedato e imbottito di esplosivo o quello di veicoli allestiti come autobomba. In questo secondo caso occorre una struttura logistica più organizzata dovendosi provvedere ad un approvvigionamento (e trasferimento) di una quantità maggiore di esplosivo e dovendo raggiungere con il veicolo ( auto, camion, ma anche motocicli, carretti e persino cavalli e asini) l’obiettivo prescelto; e) gli attentatori sono risultati, per lo più, persone di giovane età e, sebbene nella società musulmana l’impiego delle donne sia tradizionalmente visto con sfavore, negli ultimi anni è aumentato il ricorso ad attentatrici suicide. Almeno una quarantina negli ultimi tre anni ed altrettante arrestate prima di portare a compimento l’attentato.
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