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Antimafia, simboli e arresti

di Santo Della Volpe il . L'analisi, Senza categoria

In pochi giorni due simboli dell’antimafia come l’ex sindaco di Isola di Capo Rizzuto, Carolina Girasole, e la leader del movimento delle “Donne di San Luca”, Rosy Canale, sono finiti agli arresti. Due storie diverse tra di loro e sulla quali sara’ la magistratura a fare luce . Vogliamo sperare che lo faccia In fretta e senza ombre di dubbi per evitare nebbie inquinanti o costruzioni disonorevoli che, in caso di innocenza, rischiano di restare indelebili sulla persone. Quindi nessuna condanna preventiva; ma quelle notizie destano sorpresa e inquietano. E da subito pongono molte domande ed hanno bisogno di una riflessione, comunque sia;  necessaria, ora piu’ che mai, appena scesa la polvere inizialmente sollevata. In  primo luogo sul significato e sull’importanza dei simboli nella lotta alle mafie.

I simboli contano, eccome! Sono gli esempi positivi di chi ha dato il proprio tempo, le sue energie ed anche la vita per riaffermare la legalità e la giustizia;  simboli – appunto – per ciò che hanno fatto e per avere pagato fino in fondo. Ma per questo dobbiamo sempre ricordarci che e’ la loro vita, non la morte che li ha resi un riferimento, quindi un simbolo, spesso poco conosciuto, comunque non appariscente, prima dell’esito drammatico. L’antimafia – quella vera, non mediatica – è un insieme di atti, gesti, posizioni quotidiane, silenziose e faticose, che non cerca  palcoscenici televisivi, ma punta a cambiare le persone nel profondo e con esse le societa’ preda delle mafie. La vera antimafia è fatta più di ‘noi’ che di singoli simboli, siano essi voluti, cercati o cuciti addosso alle persone. Sui simboli non possono ne’ devono costruirsi ruoli e carriere, altrimenti assumono sempre  sapori e connotati artificiosi: che possono apparire tali anche se non lo sono. Una sottile linea rossa divide il “noi”  ed il progetto collettivo antimafia nel quale le persone lavorano ciascuno con i propri compiti ed energie, dal voluto e cercato simbolismo individuale, gratificante quando si va spesso sulle prima pagine ed alle cerimonie, ma alla fine fragile, sterile e “isolante”, anche se diventa, appunto, simbolo e punto di riferimento.

I veri simboli sono quelli che lavorano in silenzio, vanno anche in tv ma per riaffermare il “noi” collettivo lo e creare più’ comunità’  sociale e di intenti. Come ha scritto giustamente il collega Toni Mira, “È l’antimafia che non ha bisogno di questa etichetta per essere vera antimafia. Pino Puglisi e don Peppe Diana non erano preti antimafia, ma facevano, da preti, antimafia e strappavano giovani ai clan, come tanti parroci del nostro Sud. Marcello Torre e Angelo Vassallo non erano sindaci antimafia, ma la loro buona politica lo era, così come quella di non pochi altri sindaci, una politica per il bene comune.”.  Antimafia sociale, antimafia praticata  giorno dopo giorno, fatta da tante persone senza gli spot televisivi accesi su di loro,ma con il senso di fare solo e soltanto il proprio dovere di cittadini, con dei “no” pronunciati alle domande di mafiosi e corruttori, che pesano come montagne ma che hanno il gusto della legalità’ e della coscienza pulita, da cittadini come altri che non amano i riflettori, ma i principi della Costituzione.  Come fece Libero Grassi. Semplicemente.

Il resto e’ professionismo dell’antimafia, protagonismo ;o peggio, simbolismo creato ad arte. Perché’ ,e noi lo sappiamo bene, i riflettori della tv e le pagine di giornali, i premi per la legalità’ o l’onore delle cronache antimafia, possono  far degenerare anche le persone in buona fede; così come  la ricerca di un ruolo a tutti costi, anche se armata da buone intenzioni, può far raggiungere livelli di giustificazionismo macchiavellico,pur di emergere. O di vivere cercando l’agiatezza usando quel simbolismo. Se non c’è quel “noi” collettivo ,quella visione d’insieme che moltiplica le forze anche se si vive con fatica o ,solo apparentemente,  “in partibus infedelium”, si rischia di diventare simboli di carta, buoni solo per i media. E  non c’e’ niente di peggio di un simbolo antimafia solo apparente , buono per premi, convegni e trasmissioni tv, ma che non cambiano le societa’ ed i territori dove vivono.

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