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Operazione “Inganno” a San Luca

di Anna Foti* il . Calabria

www.reggiotv.it – Sei ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, su richiesta della DDA di Reggio ed eseguite nella nottata tra la Locride, Roma e Cosenza dai comandi dell’Arma territorialmente competenti, nell’ambito dell’operazione denominata “Inganno”. In carcere l’ex sindaco di San Luca che dell’impegno antimafia aveva fatto la sua missione, Sebastiano Giorgi, l’ex assessore all’Ambiente dello stesso comune Francesco Murdaca,Giuseppe Strangio, detto Ciccio Boutique, indicato come colui che avrebbe spostato i voti per l’elezione dello stesso Giorgi candidato alle scorse regionali nella lista Noi Sud. Strangio è anche ritenuto gestore e controllore dell’area mercato del Comune di San Luca, e specificamente della zona di Polsi, in realtà di competenza comunale. Arrestati anche l’imprenditore, già ai domiciliari per altre accuse, Giuseppe Cosmo e Antonio Nirta alias “terribile”, il primo titolare dell’omonima impresa edile aggiudicatrice di rilevanti appalti pubblici quali la realizzazione della rete di metanizzazione del Comune di San Luca e l’appalto relativo ai “Percorsi di cultura e fede nel centro storico” ed il secondo accusato di aver ’intestato fittiziamente la ditta “Edil Trasporti” ai figli al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

L’accusa per tutti è di associazione a delinquere di stampo mafioso ed intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’articolo 7 legge 203 del 1991 per aver agito al fine di favorire la ndrangheta nella sua articolazione territoriale della locale di San Luca. Nessuna condotta mafiosa è stata invece contestata a Rosy Canale, coordinatrice del movimento Donne di San Luca con sede in un bene confiscato alla ndrina Pelle “Gambazza”, ai domiciliari per truffa aggravata e peculato per avere distratto finanziamenti nella misura di decine e decine di migliaia di euro, vincolati all’attività antimafia ed invece utilizzati per altri scopi addirittura anche privati per l’acquisto ai auto e abiti.     “Non si criminalizzi tutta l’antimafia per via di questo esempio fortemente negativo”, ha ribadito in più occasioni in conferenza stampa il procuratore capo Federico Cafiero De Raho, mentre stigmatizza la gravità dell’accaduto il procuratore aggiunto Nicola Gratteri che giudica “eticamente riprovevole la condotta di chi illude donne anche con lutti sulle spalle, si erge a paladina della giustizia per poi lucrare e speculare su ideali per cui tante persone hanno sacrificato la loro esistenza”.

Le responsabilità della Canale tuttavia sono marginali e disgiunte (nessuna ipotesi di concorso è stata contestata) rispetto al quadro di dominio e controllo della ndrangheta sul territorio di San Luca, favorito dall’amministrazione comunale prima dell’ennesimo scioglimento disposto lo scorso maggio. Una spartizione degli appalti pubblici che accontentava tutti, affermano gli inquirenti, che nuovamente interroga sulle connivenze della politica, sulle cointeressenze nella gestione della cosa pubblica, nel caso di specie finalizzata al controllo del territorio più che ai grandi bottini, e sulla sensazione, che diventa operazione dopo operazione una limpida certezza, secondo la quale la magistratura e le forze dell’ordine dovrebbero essere potenziate, moltiplicate per arrivare prima e spezzare questi meccanismo deviati e consolidati proprio lì dove lo Stato ha commissariato più volte la democrazia, sciogliendo i comuni.     Solo 26 magistrati in forza ad una procura di frontiera come Reggio Calabria, dove la ndrangheta codificata nel nostro ordinamento e considerata la più potente al mondo,è indiscutibilmente radicata e forte; nonostante il massimo impegno profuso, tali cifre non consentiranno che di arrivare sempre in ritardo. Lo ha ribadito il procuratore Cafiero De Raho anche dinnanzi alla Commissione parlamentare Antimafia, nei giorni scorsi riunitasi a Reggio Calabria.

 

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