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Cinque suggerimenti al Capo della Polizia per recuperare risorse e dare, così, più sicurezza

di Piero Innocenti il . Lombardia

Alcuni giorni fa, il prefetto Pansa, Capo della Polizia da diversi mesi e funzionario di grande esperienza, maturata soprattutto a livello centrale dipartimentale, in occasione della presentazione alla stampa del calendario 2014 della Polizia di Stato, è tornato sul tema dei tagli alle risorse affermando che, nonostante i tagli subiti negli anni scorsi, “…si deve sapere che pur a ranghi ridotti noi non abbiamo alcuna intenzione di deludere le attese e di invocare giustificazioni per abbassare la guardia” (cfr. Corriere della Sera del 6 dicembre u.s. “Riforma della Polizia, risultati insoddisfacenti”). Una diplomatica “marcia indietro” rispetto alle dichiarazioni fatte la settimana prima (innanzi alla Associazione Nazionale dei Funzionari di Polizia), in cui, tra l’altro, aveva detto che “..ormai non è pensabile che noi possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo, qualche anno fa, con 15mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno” (cfr La Repubblica del 25 novembre u.s.). Non mi sembrano condivisibili e neanche troppo chiare le ulteriori precisazioni, formulate da Pansa, secondo cui “..è tempo di riconoscere che il superamento del modello previsto dalla legge 121/1981 non ha dato i risultati sperati e si è troppe volte tradotto in complicazione e appesantimento anziché in semplificazione e in maggiore incisività”. Ora non si comprende quale sia stato questo superamento, perché, in alcuni casi, quanto previsto dalla succitata legge non è stato neanche attuato, per volontà politica, ma anche per le resistenze tenaci, insuperabili delle altre forze militari della sicurezza a cui il “coordinamento”, soprattutto quello tecnico-operativo dei questori (che sono funzionari di polizia), non è mai andato giù bene.

Nell’attesa di veder ulteriormente migliorate la formazione del personale ( andrebbe migliorata,a mio parere, in particolare quella dei “ruoli intermedi”, che dovrebbe essere l’asse portante di un corpo) e le tecnologie a disposizione (come affermato da Pansa), mi permetto di suggerirgli ( come ex consulente del compianto Capo Prefetto Manganelli, ma anche in ragione di un’età anagrafica più…avanzata) alcune piccole cose che si possono fare per recuperare le risorse umane divenute scarse anche per una politica governativa sulla sicurezza piuttosto disattenta:

uno) Gli ingressi degli immobili in cui hanno sede le oltre cento prefetture sono “vigilati”, che ricordi io, da oltre mezzo secolo, ininterrottamente ed esclusivamente da personale della Polizia di Stato. Premesso che si tratta “uffici territoriali del Governo”, la loro vigilanza agli edifici avrebbe dovuto e potuto essere affidata (magari a rotazione) a tutte le istanze territoriali delle forze di polizia (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato). Inoltre, l’affidamento di tale compito a istituti di vigilanza privata ( come avviene nei Tribunali, magari integrando con videosorveglianza collegata alla sale radio di Polizia e Carabinieri ), consentirebbe il recupero immediato di almeno 500 poliziotti da utilizzare nei servizi di controllo del territorio o, comunque, nei vari servizi per la collettività;

due) Agli oltre 100 prefetti/commissari di Governo, vengono assegnati, dalle Questure territoriali, almeno due poliziotti con le funzioni di autista-tutela. In concomitanza, poi, con le varie elezioni politiche, amministrative, viene assegnato, per il tempo necessario, anche un terzo poliziotto per le esigenze dell’ufficio elettorale. Se tutte queste funzioni venissero espletate da personale dell’amministrazione civile dell’Interno, con la qualifica adeguata, in servizio nelle singole prefetture, si potrebbero recuperare almeno 200 poliziotti.

tre) La soppressione (vincendo, una volta per tutte, le resistenze dei vari “padrini”politici locali, che hanno avuto la meglio  tutte le volte che si è provato a “chiudere” un ufficio) di alcuni inutili posti di polizia ordinari e di “specialità”, sparsi sul territorio nazionale, consentirebbero di rimettere in circolo un centinaio di agenti per un reale impiego nella sicurezza della collettività.

quattro) L’eliminazione (se ne parla da decenni!) dei vergognosi privilegi delle scorte di sicurezza a tante personalità politiche e istituzionali (inclusi molti “ex”), ferme restando quelle poche per le alte cariche dello Stato e dei magistrati antimafia, permetterebbe il recupero di almeno altri 200 poliziotti (e sono contenuto nei conteggi).

cinque) Lo “sfoltimento” di funzionari e di  personale dei ruoli intermedi, in alcune direzioni centrali dipartimentali (e uffici logistici decentrati), dove i capi difendono la “sacralità” della loro funzione in base  al numero degli addetti più che alle capacità di questi, porterebbe al recupero di almeno un centinaio di poliziotti.

In totale, dunque, oltre mille poliziotti potrebbero essere recuperati, senza grandi sforzi, al ruolo per il quale fecero, a suo tempo, il concorso: essere al servizio dei cittadini per garantirne la sicurezza.

 

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