Rifiuti tossici, procura di Lecce apre inchiesta
Anche la Procura di Lecce decide di aprire un’inchiesta sul traffico di rifiuti tossici nel Salento. Dopo che era stata resa pubblica la testimonianza di Carmine Schiavone, rilasciata alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti il 7 ottobre 1997 e secretata fino a pochi giorni fa, sul territorio salentino era cresciuta la preoccupazione nell’opinione pubblica. E, da più parti, veniva invocata a gran voce l’apertura di un’inchiesta che potesse fare luce sui fatti. Schiavone, infatti, aveva additato anche il tacco d’Italia come luogo in cui erano stati intombati rifiuti tossici: “So per esperienza che, fino al 1992, le zone del Sud, fino alle Puglie, erano tutteinfettate da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa. Anche in Puglia c’erano le discariche nelle quali si scaricavano sostanze che venivano da fuori: a mia conoscenza personale nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e Foggia”. In seguito alla diffusione di queste dichiarazioni la Procura di Bari ha subito deciso di aprire un’indagine conoscitiva. Diversa, invece, era stata la posizione presa dalla Procura di Lecce: “Quelle dichiarazioni non avevano rilievo e non sono state nemmeno trasmesse alla Procura di Lecce. Era un discorso totalmente generico, privo di fondamento, privo di riscontri. Non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi”. Con queste dichiarazioni, Motta sembrava aver messo la parola fine a questa delicata questione. A confermare questa linea, c’era stato nei giorni successivi un vertice tra le Procure di Lecce, Brindisi e Taranto, al termine del quale il Procuratore Generale Vignola aveva escluso la possibilità di approfondire la questione rifiuti.
In questi giorni però la pressione dell’opinione pubblica e dei media locali è andata via via crescendo e così la Procura Leccese ha deciso di aprire un fascicolo d’indagine contro ignoti conl’ipotesi di reato di traffico di rifiuti.
“È un accertamento che svolgiamo per assicurare maggiore tranquillità alla gente. Tutto quello che è stato fatto finora dovrebbe bastare per tranquillizzare da una situazione priva di elementi di rischi e di facile allarmismo”, evidenzia il Procuratore Cataldo Motta.
A far crescere gli allarmismi anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia salentino Silvano Galati, rilasciate una decina d’anni fa ma, adesso, ritornate prepotentemente attuali. Il pentito aveva raccontato ai magistrati come alcune aziende del calzaturiero del Sud Salento avrebbero sepolto illecitamente i resti delle lavorazioni industriali. A tal proposito, il Procuratore Motta puntualizza: “Le indicazioni fornite dal collaboratore sono state verificate. Sono stati eseguiti carotaggi, ma non è stata riscontrata la presenza di rifiuti pericolosi. C’è di più. La bonifica dell’area che il pentito aveva indicato come zona nella quale erano stati interrati rifiuti ha escluso la presenza di veleni”.
Il lavoro della Procura si baserà sulle mappe che il Noe dei carabinieri elaborò in seguito alle rilevazioni aeree effettuate nella zona di Supersano proprio prendendo spunto dalle dichiarazioni di Galati.
“Quelle mappe – chiarisce Motta – sono state inviate all’epoca proprio dalla Procura di Lecce alla Commissione parlamentare”. Il Procuratore esclude poi, un nuovo interrogatorio di Galati: “Le sue dichiarazioni sono già state riscontrate ed abbiamo trovato una situazione diversa da quella che era stata rappresentata”. Non verrà ascoltato nemmeno Carmine Schiavone: “Schiavone è stato dichiarato inattendibile”, chiosa l’alto magistrato.
L’inchiesta sarà coordinata, oltre che dal Procuratore Motta, anche dal Procuratore Aggiunto Ennio Cillo che afferma: “Il problema è quello di raccogliere elementi certi per una lettura corretta di ciò che c’è nel sottosuolo. Cerchiamo di tenere alta l’attenzione sul controllo del territorio, ma per fare questo abbiamo bisogno dell’aiuto dei sindaci”.
I due magistrati hanno affidato una delega congiunta al Corpo Forestale dello Stato, al Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (Gico) della Guardia di Finanza e al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri al fine di verificare l’eventuale presenza di materiali tossici nel terreno.
Le indagini saranno effettuate grazie ad elicotteri muniti di apparecchiature all’avanguardia. Infatti, grazie ai sistemi di aerofotomagnetometria, sarà possibile individuare la presenza di metalli nel terreno. “In questo modo confidiamo di avere indicazioni più precise e di tranquillizzare l’opinione pubblica”, conclude il Procuratore Cataldo Motta.
Trackback dal tuo sito.