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Un protocollo per legalità e trasparenza

di redazione il . Lazio

“Producono illegalmente il 5 percento del Pil mondiale.  Condizionano il diritto alla libertà d’impresa. Sono la negazione dello sviluppo, in Italia come in Europa. Le mafie si sono fatte strada nel mondo meglio e prima delle nostre aziende”. Cosi oggi a Roma il presidente di UnionCamere, Ferruccio Dardanello nel suo intervento di apertura della “Giornata della Legalità” nella quale è stato firmato il protocollo d’intesa per la trasparenza e la legalità nell’economia  e nell’ambiente, stipulato fra UnionCamere,  il Comitato Albo dei gestori ambientali, Libera e Legambiente. “Il denaro illegale – spiega Dardanello – rischia di restare l’unica fonte di denaro in circolazione. La lotta alle mafie e’ dunque una priorità assoluta perché le mafie producono un costo indiretto gravissimo sulla nostra economia e sulla società. Inoltre, induce a credere che la legalità sia costosa”. Il presidente di UnionCamere traccia una analisi complessiva della pervasività del fenomeno mafioso all’interno dell’economia e guarda all’Europa, alle 36oo organizzazioni criminali censite, al rischio riciclaggio, alla necessita’ di intervenire con provvedimenti di ampio respiro e che facciano capire come legalità, sicurezza siano prerequisiti per uno sviluppo economico.  Soprattutto di fronte a dati allarmanti e in crescita. Su tutti il presidente di UnionCamere cita l’aumento delle denunce per usura  in un periodo di notevole difficoltà di accesso al credito.

“Ciascuno faccia la propria parte – ha commentato il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti – perché questa battaglia ci riguarda tutti. Non possiamo sempre delegare dobbiamo e dovete voi qui con le vostre imprese prendervi in carico un pezzo di questo impegno”. Ciotti ripercorre le difficoltà di applicazione della legge sui beni confiscati quando si tratta di aziende e l’urgenza di occuparsi di queste imprese, dei lavoratori, dei beni prodotti e che rischiano il fallimento adesso che sono stati restituiti allo Stato, dunque, alla collettività. Serve un impegno diretto per cambiare la situazione attuale. Il protocollo firmato oggi e’ un passo in questa direzione ma – spiega Ciotti – e’ indispensabile recuperare una dimensione etica, nel pubblico come nel privato. Il presidente di Libera dedica un pensiero alla Sardegna: “La natura che si rivolta e ci deve far pensare. Molte parole sono stanche e chiedono la coerenza tra quello che andiamo a dire e quello che andiamo a fare”. Ambiente e illegalità: il rapporto annuale di Legambiente rileva oltre 34mila i reati ambientali con un giro d’affare superiore ai 15 miliardi e Ciotti commenta  “Mi sono stupito dello stupore per le dichiarazione di Schiavone, lo sapevamo tutti che lì sotto c’erano tonnellate di rifiuti. Che la criminalità ambientale e le ecomafie sono una minaccia alla salute dei cittadini e all’economia sana”. Nel suo intervento il presidente di Libera, inoltre, si sofferma sulla crisi economica, sulle tante povertà, sul fenomeno della dispersione scolastica che incide sul contrasto culturale al fenomeno mafioso. Chiede con forza una legge efficace (“non vogliamo mezze leggi” – afferma) contro la corruzione e un impegno diretto della politica e del mondo imprenditoriale su questo tema.

Guarda qui l’intervento integrale del presidente di Libera, Don Luigi Ciotti.

Parte da un documento scritto da Giovanni Falcone nel 1983 sul ruolo delle mafie nell’economia, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, per dire che trent’anni dopo  “non sono più ammesse zone grigie” nella politica come nell’imprenditoria. Lo fa davanti ad una platea di imprenditori, associazioni di categoria e alcuni responsabili istituzionali. “Devo dire che si comincia a passare dalle parole ai fatti ma c’è ancora molto da fare – spiega Roberti – perché è stato proprio lo stretto legame con economia e politica ad aver rafforzato le mafie in Italia e nel mondo”. Roberti sottolinea le positività e i passi avanti fatti ma anche le criticità inspiegabili: “l’agenzia per i beni sequestrati e confiscati alle mafie deve essere messa nelle condizioni di lavorare, servono più risorse, più organizzazione, più strumenti. Sempre sul versante dei beni sottratti ai boss e restituiti alla collettività, fra le altre cose, manca un albo degli amministratori”. Infine il dato centrale dell’intervento del procuratore che lascia attonita la sala: “e’ stato calcolato – dichiara – che 25 trilioni di euro sono il sistema bancario ombra che rappresenta l’economia illecita prodotta dalle mafie nel mondo. Come dimostrato dal rapporto stilato in Europa c’e’ una estrema vulnerabilità dei mercati finanziàri, tanto che il Parlamento Europeo ha deciso di rivedere la direttiva sul riciclaggio che individua come il reato strettamente connesso all’economia mafiosa in Europa”. Uno dei business transnazionali gestiti dalle mafie e’ quello dei rifiuti di cui Roberti a lungo si è occupato come procuratore in Campania, prima del passaggio alla Procura Nazionale. “Dai dati in nostro possesso – spiega Roberti – risulta che a gestire i traffici non sono solo le mafie ma anche le organizzazioni di malaffare. Su 123 inchieste per traffico di rifiuti tossici solo 4 quest’anno hanno fatto registrare l’aggravante mafioso. Questo e’ un indicatore del fatto che questo tipo di reato e’ sempre più un reato di impresa”. Roberti chiede quindi di allargare lo sguardo a tutte quelle reti di corruzione, di malaffare che rendono più forti le mafie.

Un argomento – quello dei rifiuti ripreso nell’ intervento dal presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza che ha ricordato il lungo  percorso di comunicazione ambientale, di denuncia, di sostegno alle indagini, fatto in questi anni dalla rete di Legambiente su quella che oggi viene definita la “Terra dei fuochi” ed invita ad evitare in questi giorni di dare una informazione non corretta sui dati, sulle dimensioni del fenomeno e sulla sua localizzazione. Evitare pregiudizi e stereotipi, continuare a fare denunce concrete distinguendo la Campania dei prodotti legali e non inquinati, la Campania che resiste, da tutto il resto.  Una sfida – quella contro i pregiudizi e per una terra libera dalle mafie- che si porta avanti in Sicilia anche con il lavoro delle cooperative nate sui beni confiscati alle mafie. E’ Valentina Fiore, responsabile di Libera Terra Mediterraneo, a raccontare l’esperienza che conta ad oggi 9 cooperative raccolte sotto il marchio Libera Terra che sono nate su oltre 1220 terreni confiscati e sequestrati ai boss e producono 70 diversi prodotti. “L’impegno comune contro le mafie, ricorda, non è necessariamente qualcosa  di pesante […] tante delle cose che sono state fatte in questi anni hanno messo in campo oltre le nostre professionalità anche la creatività e la passione. E oggi sono tanti i giovani  che hanno trovato in queste cooperative l’occasione di un lavoro vero e in regola che ha permesso loro di tornare in Sicilia o di restarvi”.

Dopo la firma dell’accordo per la legalità e la trasparenza si è aperto il forum “Reti e progetti per la legalità ” che coinvolge tante realtà, associazioni, categorie di settore per un percorso che si rinnova per trovare strategie e alleanze contro mafie e corruzione.

 

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