NEWS

Melito Porto Salvo in mano alla cosca Iamonte

di Anna Foti il . Calabria

Www.reggiotv.it- Il comune di Melito Porto Salvo, nel basso ionio della provincia reggina, colonizzato dalla cosca Iamonte capace di operare condizionamenti costanti e pervasivi nella gestione della cosa pubblica, con particolare riferimento ad appalti pubblici e privati,e nell’imprenditoria locale nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della ristorazione. Un quadro desolante quello offerto dagli inquirenti questa mattina in conferenza stampa alla presenza, tra gli altri, del procuratore capo della Repubblica di Reggio Federico Cafiero De Raho e del comandante dell’Arma reggina Lorenzo Falferi. Dopo gli arresti di inizio anno, nell’ambitodell’operazione Ada eseguita tra Reggio Calabria, Milano, Monza e Brianza, Varese, Asti, Roma e Viterbo, in cui, tra le 65 persone, fu arrestato anche il sindaco Gesualdo Costantino, oggi all’alba eseguita, dal comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio, in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Cinzia Barillà su richiesta della DDA di Reggio Calabria, l’operazione Sipario nei confronti di dodici persone ritenute contigue alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo.

 

Un cerchio che si chiude e dentro il quale si delinea un condizionamento radicato e reiterato nonostante i tre scioglimenti per mafia del comune jonico (1991, 1996 e 2013) ed unacommissione di accesso con esito negativo, nonostante gli arresti eccellenti ai vertici della cosca Iamonte. Ed infatti c’è anche l’ex primo cittadino di Melito Porto Salvo, Giuseppe Iaria, tra le dodici persone arrestate oggi.

 

Solo per lui, disposti gli arresti domiciliari. Per l’ex primo cittadino, durante la guida del quale il comune di Melito Porto Salvo fu il primo d’Italia ad adottare il regolamento di assegnazione dei beni confiscati, ritenuta non sussistente l’esigenza cautelare in forza della recente sentenza della corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la presunzione assoluta di colpevolezza alla base della custodia cautelareobbligatoria per reati mafiosi. “Per il solo Iaria Giuseppe cl. 46 -si legge nell’ordinanza – la misura adeguata alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 57 del 29 marzo 2013 risulta essere quella degli arresti domiciliari, si tratta infatti di addebito non recente nel tempo, per il quale il tecnico MaisanoFrancesco è stato di recente scarcerato dal Tribunale del Riesame, chiamato a decidere a seguito di giudizio di rinvio all’esito del ricorso in Cassazione, sotto il promo della insussistenza delle esigenze cautelari, e tenuto conto del complessivo ridimensionamento degli addebiti”.

Proprio l’ingegnere Francesco Maesano, scarcerato la settimana scorsa per le stesse ragioni per cui sono stati disposti i domiciliari per Iaria, ha contribuito con le sue dichiarazioni a ricostruire alcune attività illecite nell’ambito di questo segmento di indagine.

 

Tra i reati contestati alle dodici persone vi sono associazione di stampo mafioso, concorso in illecita concorrenza con minaccia e violenza, turbativa d’asta, abuso di ufficio, falso in atto pubblico.Solo ad alcuni, tra cui, l’ex sindaco Iaria contestata anchel’aggravante del metodo mafioso.

 

Un’operazione in cui le dichiarazioni raccolte dai collaboratori sono andati a confermare una serie di circostanze già presenti nell’impianto investigativo e che dunque hanno così trovato riscontro. Tra queste quelle di Giuseppe Ambrogio che ha contribuito a ricostruire l’organizzazione della cosca al momento, tutt’altro che vicina al tracollo.

 

Un’operazione che si proietta fino in Lombardia, in particolare nel comune milanese di Desio dove la costa Iamonte avrebbe dei suoi attivi affiliati. Un predominio mai radicalmente scalfito, quindi,che solo oggi conduce a 113 avvisi di conclusione delle indagini. Per dodici tra questi destinatari è scattato l’arresto.

 

Un predominio per nulla diminuito con l’arresto dei vertici e, si legge nell’ordinanza “cui la cosca IAMONTE non intende rinunciare, nonostante il duro colpo assestato all’organizzazione criminale a seguito dell’operazione Crimine e che ha interessato i vertici del sodalizio”. Si spiegherebbero così, anche episodi intimidatori come i recenti danneggiamenti delle terre confiscate in località Placanica ed assegnate al consorzio “Terre del sole”.

 

Sulla scorta dell’esperienza di Melito, ancora fortemente controllata dalla ndrangheta, nonostante gli scioglimento e le nuove elezioni, e della soppressione nel 2001 dei cosiddetti Coreco* (Comitati Regionali di Controllo) eliminati dall’ordinamento al momento della riforma del titolo V della Costituzione, uno spunto di riflessione significativo è stato offerto dal procuratore capo della Repubblica Cafiero De Raho sui controlli di legittimità nuovamente auspicabili per gli atti amministrativi dei Comuni, soprattutto dopo la fase dello scioglimento.”Si dovrebbe cominciare a pensare a dei meccanismi di controllo di legittimità e di vigilanza sulla gestione dei Comuni, specie in quelli a rischio in cui il controllo della criminalità mafiosa è così capillare”.

 

Un ‘sipario’ sulle grinfie della ndrangheta nel basso ionio reggino,nonostante il nome dell’operazione, tutt’altro che compiutamente e definitivamente calato.

 

*Previsti dalla legge Scelba del 10 febbraio 1953 n. 62, in attuazione dell’art. 130 della Costituzione, i CORECO iniziarono ad operare unitamente alle Regioni nel 1971. Tali comitati furono poi aboliti dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 che,  riformando il Titolo V della Costituzione, aveva abrogato l’articolo 130 della Costituzione che ne recava la disciplina: “Un organo della Regione, costituito nei modi stabiliti da legge della Repubblica, esercita, anche in forma decentrata, il controllo di legittimità sugli atti delle Provincie, dei Comuni e degli altri enti locali. In casi determinati dalla legge può essere esercitato il controllo di merito, nella forma di richiesta motivata agli enti deliberanti di riesaminare la loro deliberazione”.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link