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Beni confiscati, processo ai boss. Il viceministro Bubbico: “Valuteremo costituzione parte civile al fianco della Valle del Marro”

di redazione il . Calabria

“Valuteremo di costituirci parte civile nel vostro processo e di rivedere la legge sulla confisca e sull’uso dei beni sottratti alle organizzazioni criminali, per migliorarne l’efficienza”. Cosi il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico alla V Festa nazionale di Avviso Pubblico annuncia la “possibilità” della costituzione di parte civile per lo Stato nel processo in corso al tribunale di Reggio Calabria in cui i soci della cooperativa Valle del Marro, nata sui beni confiscati ai boss della ‘ndrangheta e oggetto di numerosi atti di intimidazione, sono al momento sostanzialmente soli. La storia l’aveva raccontata alcuni giorni fa su “L’Avvenire” e Libera Informazione il giornalista Toni Mira che nel suo articolo sottolineava, infatti, la solitudine della cooperativa Valle del Marro e l’assenza dello Stato di fronte ad un provvedimento giudiziario cosi delicato e importante per quel territorio.

“Lunedì, davanti al gup di Reggio Calabria Olga Tarsia, si è aperto il processo per il gravissimo danneggiamento subito circa due anni fa: più di cinquecento ulivi secolari tagliati in un terreno a Castellace, frazione di Oppido Mamertinascriveva Toni Mira nel suo articolo. Alla sbarra, con l’accusa di estorsione aggravata dall’articolo 7 (favoreggiamento della mafia), uno dei più noti boss della ’ndrangheta, Saverio Mammoliti, l’ex proprietario di quell’uliveto, i suoi due figli Antonino e Danilo e altri esponenti del clan, uno dei più potenti non solo in Calabria pur partendo da un paesino come Castellace. Tutti arrestati il 22 novembre 2012, nell’operazione condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. La prima in Italia ad individuare il responsabili di attentati e intimidazioni nei confronti di cooperative e associazioni che gestiscono beni confiscati.  È evidente l’importanza del processo aperto due giorni fa: un simbolo della lotta alle mafie. Ma nell’aula del Tribunale i giovani della cooperativa, sostenuta anche dal Progetto Policoro della Cei, si trovano completamente soli.”

 

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