Memoria e Impegno.24 anni dopo l’omicidio di Giuseppe Tizian: un delitto ancora senza verità e giustizia
Dall’archivio Stop ‘ndrangheta //- Accanto al museo della Magna Grecia a Locri c’è un muro che è il muro della vergogna. Proprio lì hanno trovato il corpo di Giuseppe Tizian. Lo hanno trovato dentro l’auto, sul ciglio della strada. Hanno trovato l’arma del delitto, un fucile calibro 12, con matricola abrasa, caricato a pallettoni, abbandonata dietro un cespuglio 200 metri più avanti. Poi non hanno trovato più nulla. Il muro della vergogna e della dimenticanza. Eppure le indagini erano partite col piede giusto. A caldo gli investigatori del commissariato di Siderno dissero che Peppe era un “funzionario integerrimo”. Una dichiarazione che già spiega in sé il movente, la dinamica, gli interessi e circoscrive la rosa dei potenziali mandanti. Certo le prove sono altro dai sospetti. Le hanno subito cercate nel posto più ovvio, seguendo la pista dell’attività bancaria. Coordinati dal magistrato Carlo Macrì, i poliziotti sono andati in banca, hanno guardato fra le carte, hanno fatto qualche domanda ai colleghi di Tizian.
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L’intervista a Giovanni Tizian a cura di Anna Foti per Libera Informazione
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