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Lea Garofalo “testimone di verità”

Redazione il . Cultura, Diritti, Lombardia, Mafie, Memoria

Sono stati celebrati, in piazza Beccaria a Milano, i funerali civili di Lea Garofalo, testimone di giustizia, rapita e poi uccisa dall’ex compagno Carlo Cosco con la complicità di altri familiari.

Una sentenza di secondo grado ha restituito una parte di giustizia e verità per Lea Garofalo, uccisa per essersi ribellata al contesto mafioso in cui aveva vissuto sin da giovane a Petilia Policastro, in Calabria, e aver testimoniato  su fatti, omicidi e traffici di droga, di cui era venuta a conoscenza.

A Milano sono arrivati in tantissimi per dare l’ultimo saluto a Lea Garofalo.

Aggiornamento da Milano

Ai partecipanti sono stati distribuiti mazzi di fiori e un segnalibro con una foto di Lea Garofalo e la frase “In ricordo di Lea, la mia giovane mamma uccisa per il suo coraggio” a firma di Denise, la figlia di Lea. Dietro, la piazza è piena di bandiere con la scritta “Vedo, Sento, Parlo”.

A trasportare via il feretro sono stati il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, il presidente onorario di Libera, Nando Dalla Chiesa, il referente regionale di Libera, Davide Salluzzo e Lorenzo Frigerio di Libera Informazione.

Tra gli applausi, sotto le note di ‘Ave Maria’ di Fabrizio De Andre’, il feretro ha lasciato una piazza Beccaria gremita di persone con in mano i fiori con i colori di Libera (”dono di Lea”, ha spiegato don Ciotti), i segnalibro ”dono di Denise” (la figlia della testimone di giustizia) e le bandiere con il volto di Lea Garofalo e la scritta ‘Vedo sento parlo’.

”Se e’ successo tutto questo è solo per il mio bene e non smetterò mai di ringraziarti. Ciao”: questo il saluto finale fatto da Denise, con la voce rotta dal pianto, che ha salutato e ringraziato la piazza gremita di persone giunte da tutta Italia, parlando da una località segreta.

“Oggi non basta parlare di verita’, dobbiamo cercarla. La verità è la giustizia di cui abbiamo bisogno”- ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera.

Don Ciotti si èquindi rivolto “ai tanti giovani inghiottiti dalle organizzazioni mafiose affinchè cerchino la verità. Noi non vi lasceremo soli”.

“Lea – ha aggiunto – ha deciso di rompere il silenzio e l’ingiustizia. Il tuo cuore e la tua coscienza – ha proseguito don Ciotti rivolgendosi al feretro di Lea Garofalo – sono sorgenti di libertà.

Parlando ancora alla piazza, don Ciotti ha sottolineato come Lea Garofalo sia diventata ormai “un martire della verità, un testimone della verità”. Infine rivolgendosi alla figlia di Lea, Denise Cosco. La tua mamma è ancora viva, non è morta” e ha promesso a Lea Garofalo che “non lasceremo mai e poi mai sola Denise”.

La storia di Lea

Lea Garofalo ha 35 anni quando viene rapita in pieno centro a Milano, torturata e uccisa. Ha una figlia, Denise Cosco, e da alcuni anni Lea è fuori dal programma di protezione previsto dalla legge perché la sua testimonianza, da sola, non è stata sufficiente a mettere in piedi un processo contro i Cosco e i loro affari criminali, in Calabria e a Milano (dove occupavano da decenni un palazzo in via Montello, diventato centro nevralgico dello spaccio di droga in città).

Cosi, per alcuni anni, le due giovani donne vivono in un limbo, da un lato la Calabria e il pericolo di ritorsioni per le testimonianze date e dall’altra numerose località in cui provare a ricostruirsi una vita. Solitudine e disperazione, debolezze e incertezze caratterizzeranno gli ultimi anni di vita di Lea che nel 2009 subirà un primo tentativo di sequestro, su commissione del marito.

E successivamente il il 24 novembre 2009 cadrà in un tranello organizzato dal marito per rapirla e poi, come dimostrato in tribunale, ucciderla.

Solo alla vigilia del processo d’Appello, grazie alla collaborazione di un giovane, Carmine Venturino (coinvolto nei fatti) si è saputo che il corpo di Lea non era stato sciolto nell’acido (come inizialmente si pensava) ma bruciato e poi sotterrato.

Oggi a Milano i funerali per dare degna sepoltura a Lea e restituirle l’ultimo saluto di Denise e della società civile che in questi anni si è stretta intorno alla giovane ragazza.

L’appello di Denise

“Venite ai funerali di mia madre”  chiede la figlia di Lea, Denise Cosco, testimone di giustizia, in un appello  lanciato alla società civile nei giorni scorsi e scrive: «Lea, la mia cara mamma, ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. Il suo funerale pubblico – al quale vi invito e al quale spero parteciperanno tante persone – è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a mettersi in gioco per i propri valori, per la propria dignità e per la giustizia di tutti».

Da tutta Italia oggi a Milano cittadini, studenti, associazioni saranno ai funerali di Lea per darle l’ultimo saluto onorarne la memoria, portando avanti quella richiesta di verità e giustizia, per la quale lei ha dato la vita.

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