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Mafie in Riviera, gli studenti protagonisti a Riccione

di redazione il . Emilia-Romagna

Sono stati gli studenti del Liceo Scientifico “Volta – Fellini” i protagonisti del convegno “Mafie in Riviera” organizzato da Libera e Libera Informazione lo scorso venerdì a Riccione. Trecento ragazzi attenti allo sviluppo delle dinamiche criminali in Romagna, ma anche capaci di confrontarsi con il problema attraverso una attività didattica mirata. Ne è un esempio il lavoro presentato da Edoardo Angelini e da Raffaele Giamprini, studenti di quinta, che hanno snocciolato i dati della piaga delle ecomafie in Emilia-Romagna.

Una regione, questa, come sottolinea Lidia Castagnoli di Legambiente Emilia-Romagna, che sta diventando una presenza stabile nella classifica delle illegalità ambientali in Italia. E’ decima con 1035 infrazioni accertate, con un’incidenza del 3% sul totale nazionale. Dati preoccupanti, che vedono la Riviera Romagnola, e la provincia di Rimini in particolare, testa di ponte dei business legati al ciclo dei rifiuti e di quello del cemento. Per quel che riguarda i rifiuti Rimini apre la classica regionale con 38 reati accertati su un totale di 163 in Emilia-Romagna. Primato ricoperto anche sul fronte del ciclo del cemento con 68 infrazioni accertate sul totale regionale di 180. “Nella nostra regione, e in Romagna in particolare – sottolinea la Castagnoli – c’è un’economia veloce, con un forte turn over, fluidità, dinamismo e successo imprenditoriale che, tuttavia, consente ai boss di insinuarsi e drogarne il funzionamento”.

“Quelli della nostra provincia sono brutti dati – commenta Mario Galasso, assessore ai Servizi Sociali della Provincia di Rimini, in un discorso accorato rivolto alla platea – l’ostacolo vero al cambiamento è ciascuno di noi”. Sulla stessa linea d’onda l’intervento del Sindaco di Riccione Massimo Pironi, che va dritto al cuore della questione. “La nostra città ha fatto dell’accoglienza il proprio valore identitario, ma non deve più negare l’esistenza e la presenza delle organizzazioni criminali. Troppo spesso se ne è negata la presenza perché si pensava che la consapevolezza della presenza mafiosa avrebbe danneggiato la nostra economia”.

Un concetto, questo, ripreso da Tiziano Alessandrini, dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna. “Abbiamo impiegato troppo tempo – dichiara – prima di riconoscere che la nostra regione fosse attraversata dal fenomeno mafioso. Il nostro punto di forza – aggiunge Alessandrini – è l’altissimo senso civico dei cittadini e della stragrande maggioranza degli imprenditori. Ci sono uomini e donne con la schiena dritta, che non si piegano ai diktat dei boss, ma è vero che il problema c’è, e serve prenderne atto”.

Nadia Rossi, assessore ai Rapporti con il Territorio del Comune di Rimini, focalizza il suo intervento sull’importanza della consapevolezza culturale per contrastare le infiltrazioni mafiose, ma anche sulla necessità di un contrasto reale ai business mafiosi nell’economia legale. “Prefettura e forze dell’ordine – sottolinea – hanno svolto un ruolo di coordinamento molto efficiente, concordando un metodo unico di azione con la firma di tre importanti protocolli di legalità sugli appalti pubblici, sul contrasto al lavoro nero e sul monitoraggio del settore alberghiero”.

Proprio il turismo è il settore economico strategico dove le organizzazioni criminali stanno cercando di ripulire denaro sporco in Riviera, rilevando attività economiche a scapito della libera concorrenza del mercato. Il dossier ecomafie di Legambiente, infatti, parla proprio del settore alberghiero come di un settore particolarmente vulnerabili. Su 2.400 strutture alberghiere presenti nella provincia di Rimini, ben 200 sono attenzionate dalla magistratura per verificare eventuali penetrazioni di capitali mafiosi nei passaggi di proprietà o gestione. “Nel Comune di Rimini – dichiara l’assessore Rossi – monitorando i passaggi di proprietà, su 270 verifiche abbiamo inviato 40 segnalazioni alla Prefettura”.

Infine, a concludere il convegno, interviene il Prefetto di Rimini Claudio Palomba, che sprona i ragazzi a non demordere e ad indignarsi. “Ai ragazzi – sottolinea – bisogna insegnare le regole. Non servono atti straordinari per contrastare le mafie, ma serve semplicemente fare il proprio dovere. Per questo motivo – aggiunge – non bisogna mettere il problema sotto silenzio, non è il momento di stare in silenzio, indignatevi!”. “E’ necessario – conclude il Prefetto – che si prenda atto che non spetta solo alle forze dell’ordine combattere questa guerra, ma spetta anche a ciascuno di noi. E’ una guerra che si può combattere perché il nostro territorio è florido, capace di attirare le organizzazioni criminali, ma che ha gli anticorpi capaci di farlo reagire”.

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