Così muore la Calabria
La notizia è freschissima: la Calabria è tra le regioni che hanno tagliato di più in sanità pubblica, e ora si trova sotto il parametro imposto dalla normativa nazionale. Dal 2009 al 2012 in Italia sono stati tagliati 20.685 (45.000 se si parte dal 2000) posti letto ospedalieri, per raggiungere gli standard numerici fissati dallo spending review. Via con i numeri, allora: la media nazionale per posti letto ospedalieri è, oggi, di 3,9 ogni mille abitanti (lo standard da raggiungere è del 3,7: devono essere tagliati altri 7mila posti). Equamente divisi tra nord e Sud? Ovviamente no: c’è da chiederselo? I maggiori decrementi di posti letto ospedalieri si registrano nelle regioni del Sud, dove la Calabria continua a collezionare record negativi: è già ampiamente sotto il parametro del 3,7 per mille imposto dalla normativa nazionale, con un 3,2 che in alcune aree delle ex Asl scende sotto il 2,5.
In compenso nella punta dello Stivale si moltiplicano eventi estivi finanziati dalla Regione, parate che ricordano molto la partecipazione della Calabria al Salone del Libro di Torino, quando, a maggio, si presentò come regione ospite d’onore con ’nduja, soppressata, vini e altre varie esposizioni gastronomiche, oltre alla splendida tela di Mattia Preti e al Codice Carratelli, impreziositi dall’esposizione del sempre presente Gerardo Sacco. Certo, c’era anche un piccolo spazio per i libri, ci mancherebbe. La cultura paga: non a caso il Premio Tropea dovrebbe essersi assicurato la sopravvivenza economica, tra i sette/otto grandi eventi superfinanziati dalla Giunta Scopelliti. Dovrebbe: come lo scorso anno stanno già slittando le date. Per ora è saltata quella di fine settembre. Forse si farà a metà ottobre: stanno lavorando sodo per quell’obiettivo, è scritto nel comunicato ufficiale. Che in Italia si spenda ancora troppo, e pure male, lo sappiamo da tempo. Ma ripeterlo non serve né a razionalizzare né a ottimizzare le spese. Serve solo a toccare con mano l’incompetenza di chi ci governa. Raccogliamo i cocci delle loro superficialità. A volte capita in senso letterale, come è successo all’inizio di agosto, in gran sordina, a Perugia: un importante bassorilievo di gesso di Antonio Canova è andato in frantumi mentre la ditta incaricata lo stava prelevando per portarlo ad Assisi (in quella che è stata definita una “trascurabile mostra” organizzata dall’associazione dell’ex ministro Galan). Altre volte non ci facciamo più caso, ritenendo normale l’assurdo.
Per tornare in Calabria: come interpretare il fatto che il governatore di una regione in cui il mare, una tra le risorse primarie della Calabria, fatica a farsi strada tra i colibatteri, invece di attivarsi, di correre ai ripari, se la sia presa pubblicamente con Legambiente e Goletta Verde perché hanno diffuso i dati sull’inquinamento delle acque proprio nel pieno delle vacanze estive? Un capolavoro, per chi se lo fosse perso: «Goletta Verde, puntualmente, fornisce i dati sull’inquinamento il 14 agosto, quando si sa perfettamente che ci sono migliaia di persone che programmano le loro vacanze nella seconda metà del mese: è una strategia studiata scientificamente, che finisce per produrre effetti negativi sull’immagine turistica della regione. Nessuno dice di non rendere pubblici i dati ma perché non lo fanno a fine agosto, quando la stagione estiva è finita?».
Inutile aggiungere che Scopelliti, governatore della Calabria, è lo stesso che, nella sua veste di commissario per i rifiuti avrebbe, a maggio di quest’anno, emesso un’ordinanza per autorizzare l’abbancamento di rifiuti direttamente in discarica senza alcun trattamento, “autorizzando per decreto un disastro sanitario ed ambientale, facendo saltare la Calabria indietro di cinquant’anni in una sola mattinata”, come ebbe a dichiarare il Movimento Terra e Popolo di Rossano, in provincia di Cosenza. Ma allora si svuotarono i cassonetti nelle strade, come oggi si può scaricare il flop del pronosticato immenso afflusso turistico (con tanto di spot battenti sulle reti nazionali, ma a giugno: forse sono stati sbagliati i tempi di programmazione?) su chi diffonde dati. Vi chiederete: che c’entrano i cocci di Canova con i colibatteri? Moltissimo: siamo tutti nella stessa ‘merda’. Rimaniamoci in apnea, però. Perché se ci ammaliamo nel Sud Italia rischiamo di trovare chiuso il servizio sanitario.
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