“Riprendiamoci Suvignano”
La vendita non garantisce tutto questo e, non si dimentichi, in essa è contenuto il rischio che i beni confiscati vengano di fatto restituiti ai mafiosi a cui sono stati sottratti. Per queste ragioni Domenica 8 settembre, il Comune di Monteroni d’Arbia assieme alla Regione Toscana, alla Provincia di Siena, ad Arci Siena, a Libera Siena, a Cgil e ad Avviso Pubblico promuovono una manifestazione, all’interno dell’azienda confiscata, per bloccare il percorso di vendita all’asta della tenuta agricola di Suvignano.Manifestiamo insieme per dire:- NO alla vendita all’asta dell’Azienda Agricola di Suvignano (Monteroni d’Arbia)- SI al progetto di sviluppo economico e di riutilizzo sociale che coinvolga gli attori del territorio- SI alla cultura della legalità
CHIEDIAMO AL GOVERNO E AL PARLAMENTO
a) di intervenire immediatamente sulla vicenda della tenuta confiscata di Suvignano e di fermare la procedura di vendita, superando i limiti di legge oggi esistenti anche attraverso le proposte contenute nell’iniziativa “io riattivo il lavoro”;
b) di aprire un tavolo istituzionale per attuare il progetto di riutilizzo sociale e di rilancio dell’azienda presentato da Regione, Provincia e Comune;
La manifestazione di domenica 8 settembre inizierà con la Marcia della Legalità organizzata da Coop Centro Italia (sezione soci Chianti, Crete, Siena e Valdarbia) con raduno alle 9.30 alla Coop di Monteroni d’Arbia.
Il concentramento è fissato alle 11 lungo la SP34 per Murlo, a circa 1km dalla tenuta di Suvignano, presso le stalle dell’azienda.
La manifestazione è aperta all’adesione e alla partecipazione di tutti i soggetti associativi, le forze politiche e sociali, e tutti i cittadini che si riconoscono in questa battaglia di legalità.
Lettera di don Luigi Ciotti
Caro don Andrea, cari amici,
dispiaciuto di non poter essere con voi, Voglio ringraziarvi per un’iniziativa che nasce dal senso di corresponsabilità e dall’impegno per la giustizia sociale. A scanso di equivoci, voglio ribadire che Libera non ha mai considerato la vendita dei beni confiscati un “sacrilegio”. In alcune circostanze la vendita può essere inevitabile e perfino auspicabile. Mi chiedo però se sia questo il caso della tenuta di Suvignano, bene di rilevante valore economico ma dalle non meno grandi potenzialità socio-culturali e quindi economiche, come ravvisa il progetto che vede coinvolti con impegno e passione enti locali e realtà associative proprio per farne un polmone di dignità e lavoro, nel segno di una piena e doverosa autosussistenza.
Interrornpere quel percorso, sia pure per serie ragioni di contingenza economica, significherebbe minare l’impegno di tanti e quindi una più generale speranza di cambiamento, perché solo assumendoci ciascuno 1a propria quota di responsabilità possiamo superare una crisi che e etica prima che economica. Ma vorrebbe dire anche tradire il senso di una legge che salda la lotta alle mafie con un più ampio progetto di rinnovamento sociale. Sconñggeremo le mafie solo unendo l’azione repressiva con le politiche del lavoro, con i servizi sociali, con quei progetti educativi capaci di risvegliare le coscienze e bonificare le aree d’illegalita, corruzione, abuso che aprono la via al potere mafioso. Ecco perche’, corne voi tutti, mi auguro che si trovino soluzioni per non vendere Suvignano. Nella consapevolezza, però, che nel frattempo occorre impegnarci
tutti per rendere gli strumenti giuridici più incisivi, facilitare i percorsi di confisca e riutilizzo dei beni, destinare i soldi liquidi delle rnaÍie in via prioritaria ai famigliari delle vittime e ai testimoni di giustizia e accogliere le proposte avanzate dalla stessa “Agenzia dei beni conůscati” sulla necessità di estendere alle aziende le norme vigenti per i beni immobili, perché possano essere rilevate gratuitamente dallo Stato e dagli enti territoriali e restituite all’uso sociale. Ma non vendiamo – se non proprio come “extrema ratio” – realtà che possono essere la base di un Italia diversa, impegnata non solo a contrastare le matie ma a saldare le logiche economiche con la tutela dei diritti, la crescita delle speranze, l’affermazione della giustizia sociale.
Buon cammino
don Luigi Ciotti
da Torino 7/9/2013
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