Gioco d’azzardo on line: Lega propone messa al bando per un anno
La difficile quadratura del cerchio delle larghe intese ha battuto un altro imprevedibile colpo a vuoto con il contropiede della Lega che, in un momento di generale distrazione del Senato, ha visto approvato il provvedimento che vieta per un anno l’apertura di nuovi centri per i giochi elettronici online nei luoghi attrezzati aperti al pubblico. Una brutta figura del governo che, di certo per la sua impostazione, non metteva il provvedimento tra le priorità all’ordine del giorno, ma anche una fiera mazzata alle prospettiva di bilancio in cui, volenti o nolenti, l’azzardo è diventato un forte capitolo di sostegno. Non desideriamo entrare nel merito dissuasivo di un provvedimento per il quale s’intoneranno alti lai ma semmai commentare una prima positiva conseguenza con le dimissioni del sottosegretario all’economia Alberto Giorgetti, apertissimo fautore dello sviluppo dell’azzardo in Italia, come dimostra e sfoggia il suo eloquente curriculum, Un attimo prima di andare via (ma le dimissioni poi saranno irreversibili o saranno puro gesto dimostrativo?) ha lanciato un allarme strumentale. “Il provvedimento presenta aspetti di conflitto con i diritti dei gestori che già si sono aggiudicati la concessione e si affaccia il problema del mancato gettito per sei miliardi di euro”.
Noi vorremmo che il Governo, nella sua integralità, per una volta si preoccupasse degli aspetti di conflitto per gli italiani a cui lo sviluppo indiscriminato dell’azzardo è costato una patologia di massa che attualmente riguarda circa 800.000 individui e cinque milioni di famiglie. I particolari riguardi per i concessionari, a cui, letteralmente “tutto è concesso”, sono dimostrati dai passi più recenti del Governo che, in relazione all’esigibile credito-multa di 2,5 miliardi, discendente a cascata dai 98 miliardi iniziali (il prodotto di tre finanziarie), nel quadro del riassetto di bilancio, dovuto alla sospensione dell’Imu, ha ulteriormente ridotto la cifra a 600 milioni. Amnistia, condono, maxi-sconto, sanatoria (pari al 25% del dovuto): si può definire in vari modi il compromesso all’insegna del “pochi, maledetti e subito”. Ma credete che i concessionari siano disposti a pagare? Niente affatto, 600 milioni sono ancora troppi a loro avviso. Come ha spiegato, piccato, il presidente di Confindustria Giochi Massimo Passamonti: “Non verseremo i 600 milioni allo Stato, confidiamo nel verdetto di Appello. La responsabilità è della Sogei e nei ritardi nel realizzare il collegamento”. Si riferisce a quella vacatio per cui 130.00 slot machine agirono in completo spregio al controllo dei Monopoli. E’ una vacatio che si aggiunge a quella clandestina e illegale attuale per cui, secondo le stime delle autorità di polizia, a fronte di 420.000 apparecchi ufficiali, esisterebbe un universo alternativo stimabile tra le 100.000 e le 200.000 slot gestite dalla mafia, in completo spregio alla trasparenza e alla dicotomia legalità e illegalità così tanto demagogicamente evocate dai paladini dell’azzardo. Se si aggiungono i forti dubbi sulla contestata riscossione dei 600 milioni all’allarme di Giorgetti ci si accorge che il capitolo di rientri economico rischia di mettere in crisi la delicata alchimia governativa.
Del resto l’ambiguità statale (centro, sinistra e destra in questo caso sono indistinguibili) ha il miglior esempio nel trattamento concesso per anni a Atlantis Bplus di cui è stata contestata la titolarità con alcuni anni di colpevole ritardo, arrivando a formulare ipotesi di blind trust per non perdere un bene (d’azzardo) che è anche dello Stato.
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