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Quel legame fra l’Emilia e la Calabria

di Giulia Silvestri* il . Calabria

Tra l’Emilia e Crotone c’è un legame indissolubile. In ogni città emiliana è presente almeno una cosca del crotonese, dai Farao-Marincola di Cirò agli Arena di Isola di Capo Rizzuto, dai Grande Aracri e dai Dragone di Cutro ai Vrenna di Crotone.

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 Fare un campo di lavoro con E!state Liberi su beni confiscati tra San Leonardo di Cutro e Isola, per me, che sono bolognese, è stato molto importante, soprattutto perché all’inizio non ero a conoscenza della particolare zona calabrese che si è trapiantata in Emilia Romagna. Per questo motivo la mia scelta su quale campo intraprendere, compiuta inizialmente senza una motivazione specifica, ha poi acquisito un significato speciale; da quel momento è come se quel pezzo di Calabria fosse diventato anche la mia terra. Le giornate si dividevano in due momenti: la mattina il lavoro sui campi e il pomeriggio l’attività formativa. La sveglia era così presto e l’attività così intensa che quando arrivavi a fine giornata sembrava che avessi vissuto due giorni interi in uno solo. Abbiamo passato ore ad ascoltare persone che sono costrette a vivere ogni giorno a contatto con gli ‘ndranghetisti, per cercare di capire chi sono davvero e cosa comporta contrastarli.

“Bisogna ridicolizzarli”: questo è ciò che ci ha detto il maresciallo di Cutro Francesco Roma e il mio pensiero è andato subito a Peppino Impastato, colui che per primo aveva capito che prendere in giro i cosiddetti uomini d’onore è il miglior modo per farli cadere dal piedistallo di potere e di paura sul quale si sono o sono stati situati. Negli anni ’70 Peppino usava la radio come strumento per contrastare i boss ed oggi la musica viene usata per lo stesso scopo: proprio a Isola di Capo Rizzuto, sul bene confiscato agli Arena, il 23 agosto è approdato il progetto Terre di Musica. Il gruppo musicale Il Parto delle Nuvole Pesanti, fondato a Bologna nel 1990 da tre ragazzi calabresi, è in tour sui beni confiscati alle mafie in tutta Italia e qualche giorno fa è stato ospite della neo-nata Cooperativa Sociale Terre Joniche.

A questa Cooperativa, nata il 31 gennaio 2013, sono stati consegnati circa cento ettari di terreno, sui quali stanno nascendo vari progetti, sia a breve che a lungo periodo. La cosa che più colpisce, quando la mattina ci si alza molto presto per dare una piccola mano ai soci, è ciò che si trova lungo la strada per arrivare ad uno dei terreni: una gigantesca cinta muraria che circonda una serie di palazzine, tutte di proprietà degli Arena. Come ci si sente a lavorare ogni giorno di fianco a persone che, con una mentalità distorta, ti vedono come il ladro della loro terra?

È con questa domanda ricorrente nella mia mente che penso a quei ragazzi, alcuni dei quali sono tornati nella loro terra per realizzare questo progetto, altri che hanno lasciato il luogo dove sono cresciuti per inseguire un sogno, altri ancora che vivevano qui ed hanno fatto la scelta di dire no ad un tipo di vita illegale; pensare alla loro scelta tiene accesa la mia speranza. Speranza per una terra libera dall’oppressione e forse un giorno da tutte le ingiustizie, speranza per i giovani additati come generazioni perse e che invece proprio qui si riscattano. E dopo aver ballato sulle note di tarantelle calabresi, mi viene in mente Giorgio Gaber con la sua “Io come persona”: una canzone che è un sussurro, non un grido, che i soci della Cooperativa, i loro familiari e i volontari, cantano inconsapevolmente con le loro azioni. Sono le parole di questa straordinaria poesia, che rappresentano le scelte di queste persone, che vanno dedicate a chi abita quella terra e di speranza non ne ha più, perché si ricordi che c’è chi lotta con loro: “Io come persona ci sono ancora, io con le mie forze ci sono, io con la mia fede ci sono ancora, io come donna o uomo ci sono, io come donna o uomo ci sono ancora”.

*Giulia Silvestri per il portale “Diecieventicinque”

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