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La “spending di più” dello Stato sulla Direzione investigativa antimafia. Ciotti: “Si trovi adeguata soluzione”

il . Lazio

«Ci auguriamo che, nel rispetto delle rispettive ragioni, si trovi un’adeguata soluzione alla questione relativa al trasferimento di sede della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) e all’aumento di spesa che questo comporterebbe per il bilancio pubblico”. Così Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, commenta l’articolo apparso su “Repubblica” sui costi dell’Antimafia, in merito alla probabile futura sede che ospiterà l’intellingence antimafia (Cfr. anche con “Rassegna stampa26 agosto 2013”).Si trasferisce la sede storica della Dia di Roma, quella dalla quale nel ’94 partirono gli uomini che notificarono l’avviso di garanzia a Berlusconi al G8 di Napoli. Ma l’affitto della nuova sede è più costoso della precedente: e così il Viminale inaugura la “spending di più” – scrive Alberto Custodero sull’edizione on line di Repubblica. Spostando gli uffici del Centro operativo romano dalla palazzina di via Cola Di Rienzo 27 in quelli di via Sicilia 194, il ministero dell’Interno pagherà, infatti, un affitto più caro. Senza contare che la Divisione investigativa antimafia ha rinunciato a insediarsi in una palazzina del centro che la stessa Dia ha sequestrato a un boss. E che quindi sarebbe stata gratis, oltreché di enorme valore simbolico per il fatto che la Dia fosse ospitata negli uffici confiscati ai boss.

«Non abbiamo infatti titolo per esprimerci sugli aspetti tecnici della controversia, ma come cittadini e come associazione impegnata nel contrasto alle mafie e nella costruzione di giustizia sociale, ci sembra si possa e si debba tenere conto di almeno due aspetti – continua Ciotti nella nota di Libera». «Il primo riguarda ovviamente la necessità – non solo del Ministero dell’Interno, ma di tutte le istituzioni e le amministrazioni pubbliche – di risparmiare e contribuire così a una maggiore e più equa distribuzione delle risorse economiche. La seconda è l’aspetto culturale. Posto che il bene dove la Dia potrebbe trasferirsi sia stato confiscato e non solo sequestrato, la scelta di spostare la sede nella palazzina di via Cesalpino, nel centro di Roma, ci pare vantaggiosa sia sotto il profilo economico – ristrutturato, l’immobile non comporterebbe spese di affitto molto onerose – che sotto quello simbolico. Che una delle realtà  fondamentali del contrasto alle mafie abbia “testa e cuore” in uno stabile sequestrato alla criminalità organizzata, ci sembra infatti non solo un segno dell’efficacia della sua attività investigativa, ma di quella legge sulla confisca  e l’uso sociale dei beni che ha saputo in molti casi saldare l’aspetto repressivo della lotta alle mafie col cambiamento culturale e il beneficio economico d’intere nostre comunità».

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