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Rita Atria, il suo sogno ha bisogno dei nostri passi

di Rino Giacalone il . Senza categoria

Abbiamo raccontato la storia di Rita Atria giorno dopo giorno in questi anni, da quel tragico 26 luglio del 1992. Abbiamo conosciuto il suo dramma, vissuto è una parola grossa, ma per tanti è diventato il nostro, l’impegno di Libera e di altre associazioni, come quella che porta il suo nome, hanno fatto si che Rita Atria in questi 21 anni è diventata l’amica  di tanti giovani, ragazze ragazzi, che hanno avuto nel frattempo la ventura di diventare adulti cosa che a lei non è toccata, è diventata l’amica, la compagna di classe di tanti altri giovani come quelli che ogni anno vengono a lavorare, per crescere, maturare esperienze incredibili, per conoscere, a fare i campi  sui terreni beliciniconfiscati alla mafia e che si spera davvero presto diventino terreni da coltivare, capaci di tornare a produrre, di testimoniare che la legalità non è una cosa così difficile da raggiungere, terreni sui quali lavoreranno in tanti nel nome di Rita Atria, con la cooperativa Rita Atria, un’altra delle tante coop che qui in Sicilia sono nate nel nome di chi ha perduto la vita per fare il proprio dovere, Placido Rizzotto era un sindacalista, Rosario Livatino era un giudice, Rita Atria era una testimone di giustizia. Quante volte in questi 21 anni abbiamo raccontato il sogno di Rita Atria di vivere in una società più giusta, nessuno, scriveva Rita Atria, può avere il diritto di negarci la possibilità di fare questo sogno.

Oggi il nostro dovere di testimoniare con Rita Atria è, deve essere, più vivo, serio e concreto…oggi nessuno deve più sognare, oggi dobbiamo agire, ognuno nel suo campo, ogni pezzetto di società civile deve agire, ricordando Rita Atria. Non è vero che in questi 21 anni la mafia è più potente. Non è vero. Ci sono state le condanne precedute dagli arresti, dai sequestri e dalle confische, si è detto e lo sta dicendo Libera in questi giorni a Marsala, che il potere ha un unico titolare, ed è il cittadino, tutto quello che ci è stato presentato come potere in questi anni ha rappresentato solo l’esercizio di un potere mafioso, arrogante, violento, assassino, che ha rubato la vita, negato i sogni, negato quanto di più sacrosanto prevede la nostra Costituzione, la libertà, il pretendere i diritti, l’esercizio del dovere. Siamo stati impassibili dinanzi al potere dei prevaricatori, e Rita Atria giovanissima aveva capito, messo da parte ed eliminato quel suo iniziale intento  vendicativo con il quale si era presentò al procuratore Borsellino, ai magistrati, come Alessandra Camassa, che il potere deve essere solo cosa propria degli onesti. Come disse nel 1981 il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Francesca Rispoli, coordinatrice nazionale di Libera, lo ha ricordato all’apertura del raduno nazionale dei giovani di Libera, che in questi giorni si sta svolgendo a Marsala, il potere può essere – scriveva Carlo Alberto Dalla Chiesa – un sostantivo quanto un verbo”. Oggi ricordiamo Rita Atria coniugando il vero potere dentro una frase precisa: oggi noi dobbiamo agire e non più sognare per potere convivere dentro una società legale, potere essere perciò sereni e potere guardare in faccia il nostro interlocutore senza abbassare gli occhi. Occorre potere stare tutti noi gomito a gomito – e sono ancora parole di Carlo Alberto Dalla Chiesa – per raggiungere il fine che non può che essere di tutti noi che con le mafie non vogliamo averci a che fare, non vogliamo più averci a che fare, e cioè il potere vivere tranquilli. Vi dico bravi e vi invito a credere concludeva nel 1981 questo intervento il prefetto Dalla Chiesa.

Parole che restano di grande attualità, che noi oggi dobbiamo essere capaci di risentirci dire. Oggi la mafia non è più potente ma ha saputo infiltrarsi. Non è più un fenomeno criminale, ha cambiato pelle e strategie. Ci hanno detto che è morta, sconfitta, che non esiste più, noisappiamo che non è vero. Noi dobbiamo dire alla gente che ci ascolta che la mafia di oggi è quella di ieri che Matteo Messina Denaro con quelle sue mani sporche del sangue di tanti morti ammazzati e quello che oggi tiene le fila di imprese, controlla l’economia. Dobbiamo far rendere conto a chi ci ascolta e resta incredulo che la mafia è sempre e soltanto un fenomeno criminale perché solo facendola vedere come e ‘ giusto che sia e cioe ‘ come fenomeno criminale torna ad essere quella mafia rispetto alla quale Falcone sosteneva che come tutti i fenomeni umani è destinato a morire. Dobbiamo dire oggi ricordando Rita Atria che non è mai troppa la legalità che si chiede, sarà sempre insufficiente. Dobbiamo avere la capacità di dire  ad una  ragazzina che di nome fa Lorenza che la mafia le ha fatto il dono più brutto, non avere mai conosciuto il padre, sapere che suo padre è un volgare assassino e magari chiedere a lei di avvicinarsi, oggi, e per sempre, a Rita. Ai familiari di Rita, con il rispetto che va sempre posto nei confronti di chi ha subito gravi e forti dolori, pesanti lutti, oggi dobbiamo dire che è bugiarda nel contenuto la lapide che dopo 21 anni hanno posto sulla tomba di Rita, nessuno ha speculato, nessuno ha offeso, Rita sola è stata offesa da viva e da morta.  Ai familiari di Rita va ogni giorno rivolto l’invito a muoversi assieme a noi, fare gli stessi passi, perché vogliamo pensare che ancora oggi è questo che Rita chiederebbe di fare.Questa non è una terra facile, è difficile viverci, ma non dobbiamo mai stancarci di difenderla, siamo di più noi che abbiamo il desiderio di potere vincere la mafia, di farla morire, per il futuro nostro e dei nostri figli. Questa è una terra che ciclicamente produce le stesse cose quando si parla di cose brutte. Gli americani, sono tornati a fare della Sicilia la loro terra, e questo è stato il sogno dei mafiosi tramandato di padre in figlio fino ad arrivare oggi anche a Matteo Messina Denaro. A Niscemi quel cantiere deve essere smantellato non solo perché è pericoloso ma perché ci rende meno liberi come siciliani. Non possiamo dirciantimafiosi e poi andare a svendere con un tratto di penna la libertà di tutti. Allora andiamo, si va, facciamo questi passi, 10, 100, 1000, o anche uno, ma facciamoli questi passi, facciamo nostro questo intento perché diventi l’azione di tanti. La resurrezione non può essere solo cosa di chi non c’è più, la resurrezione deve essere dei vivi.

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