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Quegli indecenti insulti razzisti in un paese alla deriva

di Piero Innocenti il . L'analisi

Gli insulti, pochi giorni fa, alla ministra dell’Integrazione Cecile Kienge da parte del vice presidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, con la cafonaggine e la rozzezza tipiche, di stampo leghista, di altre (passate e recentissime ) esternazioni pubbliche, sono la chiara conferma della visione razzista di quella gente. Altro che battute o aspetti folcloristici! Non staremo a riepilogare tutte le molteplici villane dichiarazioni degli ultimi quindici anni, da quella di Irene Pivetti, ex presidente della Camera dei Deputati che, in un’intervista del 28 marzo 1997 al Corriere della Sera, dichiarava che “..gli albanesi vanno buttati a mare..” a quella (aprile 2013) del noto europarlamentare Borghezio sul “..governo del bonga bonga…gli africani sono africani..non hanno prodotto grandi geni”. L’elenco di scempiaggini sarebbe davvero troppo lungo.

Potrebbero essere le residue esternazioni di politici in fase di estinzione. Dietro questo devastante modo di fare politica c’è anche quell’averci voluto “marciare un po’ con i migranti per acquistare consenso elettorale” come ha detto il 16 luglio u.s. Roberto Maroni, attuale presidente della regione Lombardia ed ex ministro dell’interno. Una dichiarazione scioccante sol che si pensi alle diverse centinaia di persone respinte in mare dalle forze italiane verso le coste libiche con il c.d. sistema Maroni giudicato, poi, illegale, due anni dopo, dalla Corte sui diritti umani europea. I giudici europei, dunque, hanno riportato ordine in un ambito, quello del diritto che è lo stesso, poi, ad aver creato status identitari ineguali. L’esser bianchi o neri, a ben vedere, non è tanto una questione di pigmentazione della pelle quanto di leggi e della loro applicazione. Fu nel 1640 che il colore della pelle diventò la ragione di un diverso trattamento giuridico. Erano fuggiti tre schiavi (due bianchi e un nero) da una piantagione in Virginia. Catturati e processati furono condannati a pene severissime, ma lo schiavo di origine africana, in “quanto nero” ebbe la condanna più dura. Più tardi, agli inizi del Settecento, in pieno Illuminismo, uomini di scienza e di ingegno, iniziarono la classificazione di vegetali, animali, rocce ed esseri umani. Fu in quel periodo che si stabilì che l’umanità fosse divisa in razze, diverse e diseguali per bellezza, sapere e civiltà.

 

Da questo concetto di razza, contraddittorio ed ambiguo, non oggettivo, alle teorie razziali che distinguevano differenti tipologie antropologiche, fu facile passare alle teorie razziste che legittimavano la superiorità di una razza sulle altre. Tutto straordinariamente strumentale per i detentori del potere di turno (o gli aspiranti tali) ed il loro sistema  che giustificava, così, la schiavitù e l’inferiorità dei neri. Ricordo i problemi di classificazione razziale che riguardarono quei migranti, non protestanti e non anglosassoni (italiani, ebrei e polacchi)  che, sbarcati sul continente americano, non furono subito catalogati come propriamente bianchi ma, per un certo tempo, rimasero in una categoria di “stato di razza”…poco chiaro!

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