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Dimissioni sindaca Lanzetta, Dalla Chiesa: Ministri vadano in Calabria

di Norma Ferrara il . Calabria, Interviste e persone

La primavera calabrese e quella siciliana a confronto: l’assenza della politica nazionale e le fragilità del movimento antimafia// – Sono “accerchiate”, lasciate sole dai grandi partiti nazionali, con una rete di sostegno che è “fragile, oscillante e circoscritta ad alcune aree”. Così il professore e sociologo Nando dalla Chiesa, a margine di una iniziativa pubblica che si è tenuta oggi a Roma, commenta la situazione in cui si trovano in Calabria le sindache che stanno portando avanti, in diversi Comuni, una battaglia di legalità e trasparenza. Le dimissioni di Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, sono solo l’ultimo anello di una catena che rischia di rompersi e di bloccare sul nascere questa timida “primavera calabrese”. A più riprese e a gran voce, in questi anni, Carolina Girasole oggi ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, Elisabetta Tripodi, primo cittadino di Rosarno e appunto, Maria Carmela Lanzetta, hanno lanciato appelli, non solo ai vertici del proprio partito ma anche alle istituzioni nazionali, portando con sé la voce di molti altri sindaci dei “piccoli comuni” schiacciati fra l’esigenza di nuove politiche di trasparenza, i bilanci in perdita e la crisi economica delle aziende che porta all’aumento della disoccupazione. “Circa il 70 percento del Paese – dichiarava ieri durante una intervista radiofonica la Lanzetta – è fatto di piccoli comuni, lasciarli soli di fronte a questa situazione vuol dire, nei fatti, abbandonare gran parte del Paese”. Come ricorda il vicepresidente di Libera, Marcello Cozzi – “non basta la vicinanza e la solidarietà del giorno dopo, “bisogna stare al fianco” degli amministratori, “con continuità, corresponsabilità e condivisione”. Avviso Pubblico in una nota ieri ha sottolineato “la rabbia e la delusione per le mancate risposte da parte della politica” in merito ai problemi a lungo sollevati non solo da Maria Carmela Lanzetta ma di molti altri amministratori.

L’intervento di Maria Carmela Lanzetta al convegno “I Sud, le mafie. Le donne si raccontano” – organizzato alla Casa internazionale delle Donne – raccontava la sua esperienza da sindaco di Monasterace

 

“In Calabria il movimento antimafia è stato in questi anni oscillante e circoscritto ad alcune isole – dichiara a Libera Informazione il professore e sociologo, Nando dalla Chiesa. Con figure di riferimento spesso meno forti di quelle avute, ad esempio, in Sicilia, prima e dopo le stragi del ’92”. “I sindaci donne in Sicilia svolsero la loro funzione avendo dietro un movimento di reazione anche alle stragi (di mafia, ndr) che era riuscito a piegare le resistenze, aveva aperto un varco”. Queste donne invece – continua dalla Chiesa “sono accerchiate”. I contesti sono differenti: “Bisogna tener conto che la società civile calabrese è molto più fragile, in questo momento – spiega –  e con una memoria storica collettiva alle spalle più debole”. “Pensando all’esempio di queste donne sindaco in Calabria – continua dalla Chiesa – mi viene da dire che certo, si può vincere ma poi si rimane soli  se non c’è un movimento che li sostiene in maniera continuativa. Soprattutto in territori dove anche i partiti, spesso, sono compromessi. Non va dimenticato – infatti – che il periodo della primavera dei sindaci siciliani vide, quasi contemporaneamente, la nascita e lo sviluppo, per quanto breve, del movimento della Rete, che innovava e metteva aria nuova anche in politica. “Questo al momento – ricorda dalla Chiesa – in Calabria non è accaduto”. Cosa possiamo fare adesso come società civile – chiediamo? “Sostenerle, raccontarle di più”. Ma è soprattutto la politica che deve essere al loro fianco: “Che i parlamentari vadano a farsi vedere in quei territori – chiosa dalla Chiesa – a far capire che il Paese è con queste sindache e dalla parte dei cittadini, che ci vada qualche Ministro”.

Che ci vadano il prima possibile, sembra dire dalla Chiesa. Poiché il tempo che si perde in Calabria, le distanze che si alimentano, giocano a vantaggio delle mafie e non della salute della nostra democrazia.

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