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Le ecomafie non pagano la crisi

di Pecorelli-Bauducco il . Piemonte

Dopo aver rappresentato una via di uscita dalla crisi per molte imprese legali, il settore ambientale è diventato una preda privilegiata della criminalità organizzata. Un fenomeno che Legambiente monitora da vent’anni e che ha fotografato nel dossier “Ecomafia 2013” presentato questa mattina a Torino nel Bar Italia Libera. “Quella delle ecomafie è l’unica economia che continua a prosperare – ha dichiarato Antonio Pergolizzi, coordinatore dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente – anche in un contesto di crisi generale in cui le imprese illegali vedono crescere fatturati ed export mentre quelle che rispettano la legge sono costrette a chiudere i battenti”.

I settori interessati vanno dal ciclo dei rifiuti a quello agroalimentare, dal ciclo del cemento all’estrazione delle cave. Ed è proprio quest’ultimo settore che, come racconta la Comandante Regionale del Corpo dello Stato, è particolarmente redditizio. “Vi è un triplo guadagno per chi gestisce questi traffici: in un primo momento con l’estrazione abusiva, in un secondo con lo riempimento illegale delle cave e come ultima fase spesso questi terreni ritenuti sterili vengono utilizzati per la costruzione di parchi fotovoltaici”. L’attività investigativa dei diversi corpi delle forze dell’ordine ha portato nel 2012 in Piemonte alla registrazione di 799 infrazioni, 757 persone denunciate, 3 arresti e 139 sequestri. Ma l’attività di indagine, come ha denunciato la Comandante Regionale del Corpo Forestale, si scontra quotidianamente con la carenza di organico e di un corpus unitario e stabile di leggi.

 

 

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