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La sindaca di Monasterace (Rc) presenta nuovamente le dimissioni. Le motivazioni in una lettera aperta inviata alla presidente della Camera, Laura Boldrini

a cura del Corriere della Calabria il . Calabria

a cura del Corriere della Calabria -Il sindaco di Monasterace Maria Carmela Lanzetta getta la spugna. Dopo aver resistito a intimidazioni e minacce, il primo cittadino divenuto simbolo dell’antimafia calabrese ha deciso di dimettersi. A far mollare la Lanzetta sarebbe stata la discussione avvenuta all’interno della giunta pochi giorni fa. All’ordine del giorno c’era la costituzione di parte civile dell’amministrazione in un procedimento penale contro gli affiliati ai clan della zona. Qualcuno, però, all’interno dell’esecutivo sarebbe stato contrario, provocando la ferma reazione dell’ormai ex sindaco. È la stessa Lanzetta ad aver annunciato la sua decisione con una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini che nei prossimi giorni sarà nella Locride. «Purtroppo – scrive la Lanzetta – si è verificata una circostanza amministrativa inattesa che mi costringe a rassegnare le dimissioni dalla carica di sindaco».
La Lanzetta ricorda il primo incontro avuto con la presidente Boldrini insieme ai sindaci di Rosarno e Lamezia Elisabetta Tripodi e Gianni Speranza. «Nell’occasione abbiamo potuto esprimere le preoccupazioni per le difficoltà finanziarie che incontrano i sindaci dei piccoli Comuni anche per le intimidazioni che subiscono e, soprattutto, per le condizioni disagiate del lavoro in Calabria che riguarda gli uomini, le donne e i giovani calabresi. In particolare ho potuto e voluto esprimere le condizioni difficili che stanno attraversando le lavoratrici delle serre florovivaistiche, i cui terreni sono stati concessi con diritto di superficie per 66 anni dal Comune di Monasterace ad aziende private. Preoccupazioni che legano  in maniera indissolubile lavoro, donne, legalità, rispetto delle regole. Di questo – aggiunge ancora la Lanzetta – avremmo parlato con la presidente il 12 luglio presso il giardino del Museo archeologico.  A tale discussione sarebbero intervenuti  donne dei sindacati, della confcommercio Calabria, delle cooperative sociali, del giornalismo, dell’Imprenditoria della Locride, delle Serre di Monasterace, dei precari della pubblica amministrazione e del sociale; con inviti rivolti anche a uomini e donne delle istituzioni e della chiesa». L’ex sindaco di Monasterace non nasconde la «sofferenza umana e amministrativa» per la scelta presa, «ma l’esigenza di non derogare alla coerenza personale di valutazioni istituzionali  indirizzate a tenere la schiena dritta per tutelare il nome del mio Comune e della mia amministrazione, mi hanno convinta a fare una scelta dolorosa ma necessaria, di cui lei, gentile presidente, sono sicura che  ne capirà le ragioni. Sono le ragioni dei principi che stanno alla base della mia esistenza umana, professionale e amministrativa: lavoro, giustizia sociale, cultura e rispetto dell’uomo e della donna in quanto tali. Principi che ho appreso dai miei genitori e da molti uomini e donne che hanno sacrificato la loro vita per rispettare i principi su cui avevano fondato la loro esistenza. Purtroppo queste scelte, quando non vengono comprese, conducono anche a perdere le amicizie di una vita e al peso della solitudine, ma sono il pilastro su cui è possibile poggiarsi  per conservare la Libertà del proprio agire umano e amministrativo».
La conclusione della lettera è quasi un appello ai cittadini calabresi: «È necessaria una svolta profonda, che è soprattutto culturale, per  valorizzare le tantissime persone coerenti, coraggiose e solidali  che operano spesso e volentieri mettendo in gioco se stessi, in termini di impegno civile e, a volte,  anche economico, per raggiungere l’obiettivo del bene comune». Era già accaduto che il sindaco Lanzetta presentasse le sue dimissioni nell’aprile 2012, quando durante la notte la sua auto venne crivellata dai colpi di fucile. Pochi mesi prima, invece, venne incendiata la farmacia di famiglia. Solo la vicinanza dei vertici delle istituzioni nazionali convinsero la Lanzetta a proseguire la sua battaglia. Ora, però, la frattura sembra irreparabile.

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