I tentacoli dei Gallace sul Comune di Badolato. Coinvolti nell’inchiesta professionisti e imprenditori
«Il locale è forte se ha le sue radici in Calabria, altrimenti è come una zattera in mare aperto». Così il pentito Antonino Belnome descrive agli inquirenti la forza del clan Gallace, egemone a Guardavalle e in Lombardia. Le dichiarazioni del collaboratore sono contenute nell’ordinanza con cui squadra mobile e carabinieri hanno arrestato 25 persone.
Gli indagati devono rispondere di associazione mafiosa, estorsione, usura e spaccio di droga.
Secondo il gip Assunta Maiore è dimostrata la capacità del clan di «infiltrarsi nelle istituzioni, in particolare nell’ufficio tecnico comunale di Badolato». In particolare la Procura aveva anche chiesto la misura cautelare per il sindaco Giuseppe Nicola Parretta, che avrebbe avuto stabili legami anche economici con appartenenti alla cosca. Per il gip però, a seguito dell’esito favorevole della competizione elettorale, il primo cittadino sarebbe entrato in contrasto con il clan che pure aveva contribuito alla sua elezione. Il sindaco resta indagato per concorso esterno. Nell’inchiesta sono coinvolti anche professionisti e imprenditori. Le indagini hanno fatto emergere come alcuni affiliati fossero a conoscenza delle attività delle forze dell’ordine. Accertamenti sono in corso per verificare la presenza di una “talpa”. Anche quest’ultima operazione conferma il ruolo egemone del boss Vincenzo Gallace
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