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Gli affari del cartello Michoacana

di Piero Innocenti il . Internazionale

Poco più di un anno fa, il 21 giugno 2012, ad Aguascalientes, ad un posto di controllo, la polizia federale messicana aveva arrestato Josè de Jesus Mendez Vargas (detto El Ghango), pericoloso narcotrafficante, componente la “cupola” del poderoso cartello de La Familia e suo “capo spirituale”. Grande soddisfazione delle autorità per il colpo inferto alla organizzazione criminale dopo la morte, avvenuta nel dicembre del 2010, in un conflitto a fuoco con i federali, di Nazario Moreno Gonzales (alias El mas Loco o ElDoctor), considerato l’erede di Carlos Rosales Mendoza ( arrestato nel 2004), fondatore della Familia. Alcuni “autorevoli” osservatori messicani, subito dopo la cattura di El Chango, nell’euforia del momento, dichiararono lo “smantellamento”definitivo della Familia. Credo che fosse più prudente parlare diuna “battaglia” vinta dalle forze dell’ordine che di fine del cartello. Del gruppo dirigenziale, ancora oggi, fanno parteimportanti narcotrafficanti come Servando Gomez Martinez (alias La Tuta), considerato il responsabile del settore “militare”, Dionicio Loyas Plancarte (alias El Tio), addetto ai rapporti con i mezzi d’informazione, Enrique Plancarte Solis (La Chiva) e Josè Arnoldo Rueda Medina.

Pare che l’arresto di El Ghango sia stato determinato dal “tradimento” di “La Tuta”, che, nel contesto della organizzazione criminale, è sicuramente la persona più pericolosa. Quest’ultimo ha come suo stretto collaboratore tale Juan Victor Fernandez Castaneda, soprannominato El Brujo (lo Stregone), perché dalla lettura delle carte, si dice, è in grado di predire eventi negativi per il “capo”. Nell’ambiente criminale è risaputo che La Tuta avrebbe ordinato gli omicidi di diverse persone solo perché “messo in guardia” da El Brujo sulla loro affidabilità. Sconcertante, poi, la notizia diffusa nel dicembre 2010, secondo cui La Tuta risultava ancora insegnante di ruolo, almeno fino al primo trimestre del 2010, nella scuola primaria del municipio michoacano di Arteaga.Professione per la quale percepiva il relativo stipendio mensile. Il Messico è anche questo!

Tornando alla Familia, va detto che questa si era andata strutturando negli anni Ottanta, nello Stato di Michoacan, grazie alla fusione di esponenti di una milizia rurale locale con elementi dei Los Zetas (oggi il più violento dei cartelli messicani ma,all’epoca, braccio armato del cartello del Golfo). Il compito originario era quello di proteggere le popolazioni locali dalle violenze degli altri narcos e dalle ingiustizie dell’autorità. Successivamente La Familia si era specializzata nella produzione e distribuzione della marjiuana, passando, poi, alla cocaina e alle amfetamine. Più recentemente, si sono aggiunti i sequestri di persona, le estorsioni in danno di semplici cittadini e commercianti in cambio di “protezione”, il lavaggio di denaro sporco.

La Familia, secondo i rapporti dell’intelligence americana emessicana, può contare su diverse migliaia di persone, molte delle quali indottrinate da un rigido codice d’onore contenente riferimenti alla Bibbia e all’evangelismo dell’americano John Eldrege. Le prediche religiose e gli omicidi con decapitazioni e smembramenti dei cadaveri sono stati convincenti strumenti di propaganda nei confronti dei rivali più riottosi. Sono ancora in molti a ricordare l’episodio, avvenuto nel luglio del 2006, aUruapan, quando su una pista da ballo furono lanciate, da alcuni membri del cartello, cinque teste mozzate con un messaggio che faceva riferimento alla Familia e alla sua “giustizia divina”.

La Familia ha stretto eccellenti rapporti con il potere politico negli Stati di Michoacan, Guerrero e nel Distretto Federale. Quando il 25 maggio 2009 i federali hanno arrestato una decina di sindaci di Michoacan, sette presidenti municipali, un giudice e cinque dei collaboratori del governatore, la gente non si è sorpresa più di tanto. Era ben noto che Julio Cesar Godoy, deputato e fratello del governatore Leonel Godoy, teneva rapporti di “affari” con La Familia.

La Familia, tuttavia, non esercita il controllo soltanto sul territorio messicano. “Uffici di rappresentanza” sono operativi negli Usa, in Olanda, in Belgio, in Costarica e in Cina. Il riconoscimento ufficiale della Familia nel contesto internazionale delle mafie delle droghe, è avvenuto nel luglio del 2009, con la Dea che ha  riconosciuto nella Familia “..un nuevo cartel de narcotraficantes”.

L’operazione “Coronado”, condotta dalla Dea e dal Fbi nell’ottobre 2009 in tredici Stati americani con l’arresto di trecento persone, molte delle quali ritenute organiche alla Familia, confermeranno le valutazioni dei servizi di sicurezza americani apportando ulteriori elementi di conoscenza della struttura criminale di cui fanno parte non più soltanto  messicani ma anche  guatemaltechi e salvadoregni, seguendo “direttive” di un “consiglio” composto da uomini d’affari, funzionari pubblici, trafficanti di droghe e di armi. Una vera struttura mafiosa con una distribuzione territoriale da far invidia anche alla ultracentenaria organizzazione della nostra ‘ndrangheta. La conferma di tale pervasiva presenza negli USA arriva il 22 luglio 2011. Sono i massimi vertici politici e della sicurezza statunitense – John Brenner, consigliere del presidente Obama, Janet Napolitano, il Procuratore Generale Eric Holder, il capo dell’antidroga Gil Kerlikowske – a dare conto del “Progetto Delirio” contro La Familia. Oltre mille narcotrafficanti catturati nei venti mesi di indagine, 221 solo negli ultimissimi giorni, alcune tonnellate di cocaina e metamfetamine sequestrati in diversi Stati (Alabama, California, Colorado, Georgia, Kansas, Michigan, Missouri, Carolina del Nord, Tennessee, New Messico, Texas).

In Messico la “truppa” del cartello deve superare appositi corsi di addestramento della durata di alcuni mesi, in appositi campi situati nello Stato di Michoacan, sotto la guida di istruttori provenienti dai ranghi delle forze speciali militari colombiane e messicane.

Nel cartello, circa due anni fa, si sono registrati episodi di violenza nella lotta per la leadership. La nascita, ad opera di alcuni membri dissidenti della Familia, (La Tuta o El Chayo?), di un nuovo gruppo denominato dei “Caballeros Templarios”(dall’ordine medievale di crociati cattolici che combattevano i musulmani per il controllo di Gerusalemme),che si è andato sovrapponendo alla precedente organizzazione, era il segnale dieventi ancora più sanguinosi e tragici per un paese ormai nelle mani dei narcotrafficanti. L’arresto, il 12 luglio, ad Apatzingan, di una ventina di “cavalieri” armati di tutto punto e con una decina di bombe a mano confezionate artigianalmente, contenenti una sostanza tossica,  può aiutare a comprendere lo scenario di ulteriore violenza che si è venuto delineando. Il “quadro” si ècompletato, pochi giorni dopo, quando i federali hanno sequestrato un quadernetto di ventidue pagine contenente, tra l’altro, la formula del giuramento per entrare nella organizzazione e combattere “la povertà, la tirannia e la ingiustizia”. Nel libretto si parla anche della polizia federale “colpevole” di non proteggere i cittadini di Michoacan. Una sorta di “Bibbia” per chi voglia difendere i “veri valori “messicani e il loro “onore”. Regole di condotta in cui si esalta il patriottismo, l’orgoglio di appartenenza del popolo messicano, il rispetto dovuto alle donne e alle madri,l’impegno assunto dal “cavaliere” che “giura” “davanti a tutti di vivere e morire con onore”. La pena capitale è la giusta sanzioneper i traditori alla quale consegue la “confisca” delle proprietà.

Nel frattempo, sempre a luglio 2011, La Familia aveva perso altri due personaggi importanti del cartello. Il primo è Nicolas Mora (El Nico), ricercato per narcotraffico e capo cellula nel territorio di Aguascalientes. Muore nel conflitto a fuoco che ingaggia con i fanti della Marina e della polizia dopo aver tentato di fuggire facendosi scudo della  moglie e di un figlio di 5 anni. Il secondo a morire nella sparatoria con i federali è Pedro de Jesus Ramirez (El Peter), capo cellula della Familia a Chalco.

La violenza che caratterizza il restante periodo dell’anno in diversi Stati, con stragi indiscriminate ( ventuno persone assassinate in un bar di Monterrey, undici uccise a Valle de Chalco, quattordici ad Acapulco, dieci decapitate a Torreon, decine di cadaveri abbandonati lungo le strade di Veracruz, teste umane abbandonate lungo le strade di Nuevo Leon), mettono in risalto la conflittualità tra i vari cartelli. Si tratta di una vera guerra del cartello del Golfo contro i Los Zetas, della Familia contro i Los Zetas, dei Templarios -alleati della Resistencia e del Golfo- contro i Los Zetas. Il governo centrale si decide ad inviare a Michoacan un contingente di 1800 agenti federali per cercare di ristabilire condizioni minime di vivibilità. Una pia illusione come dimostreranno i fatti di violenza che raggiungeranno l’apice con la strage, attribuita ai Los Zetas, il 25 agosto, di 52 persone morte nell’incendio doloso del casinò Royale di Monterrey.

Tra i successi delle forze di sicurezza annotati nella parte finale del 2011, l’arresto, il venti settembre, di Saul Solis Solis (El Lince), ricercato da tempo per traffico di droghe e fratello del più noto Enrique Plancarte Solis, uno dei fondatori della Familia. Da annotare che El Lince, nel 2009, era stato candidato nelle elezioni a deputato per il Partito Ecologista. Il cinque ottobre i federali ammanettano Martin Rosales Magana (El Terry). Stava progettando un attacco ai Templarios con un centinaio di uomini della Familia e dei Los Zetas.  Dure perdite anche per i Templarios che, in tre scontri a fuoco con la polizia, dal 28 al 30 ottobre, perdono ventuno persone. A Morelia (Michoacan),intanto, viene arrestato El Gasca, capo cellula locale, accusato di una ventina di sequestri di persona e di omicidi avvenuti nel giugno. Che La Familia sia ancora …in salute, lo dimostra la cattura, il 20 gennaio 2012, a Texcoco, di Fernado Arevalo Ponce (El Coreano) ricercato per almeno cinque omicidi. Con lui, in manette, anche tre poliziotti che gli garantivano adeguata “copertura” sul territorio. Anche i Templarios si rifanno …vivi e la polizia federale, in una retata del sette marzo 2012, ne ammanetta una ventina nella zona di Morelia. Erano tutti intenti a trafficare droghe, a praticare estorsioni e sequestri di persona.

La rilevanza dei Caballeros Templarios sullo scenario criminale, trova ulteriore conferma il 23 marzo, in occasione della visita pastorale compiuta dal Pontefice Benedetto XVI a Leon. Lungo la strada che dall’aeroporto conduce al centro della città, alcuni striscioni, ben visibili, appesi a rammentare “la tregua dalle violenze per la visita del Papa”. Una “pace” temporanea sancita dai Templari che si sono fatti “garanti” della sicurezza nei tre giorni di permanenza del Pontefice.

Si torna a parlare dei Caballeros il 26 maggio. Nella notte, in cinque città sono stati gravemente danneggiati da incendi dolosi altrettanti centri di distribuzione e diversi autocarri dell’impresa Sabritas (del gruppo PepsiCo). La polizia di Salvatierra (Guanajuato), arresta quattro persone, tra cui il capo cellula locale dei Caballeros, a bordo di un’auto con alcune taniche contenenti  residui di benzina.

Ai primi di luglio, in un quartiere popolare di Los Angeles. Viene arrestata Anel Violeta Noriega Rios, ventisette anni, considerata la responsabile dello spaccio di amfetamine e cocaina per conto della Familia in California e a Washington.

Il 2012 si chiude con l’arresto, il primo novembre, di ventitre poliziotti (e del loro comandante) di Chalco e Valle de Chalco (Stato del Messico), per collusioni con la Familia e il 24 dicembre, con un violentissimo conflitto a fuoco a Brisenas, tra polizia e Caballeros Templares con il saldo di diciannove morti tra cui sette agenti.

Della Familia si torna a parlare il 23 gennaio 2013 con il rinvenimento a Toluca, di sei cadaveri di uomini fatti a pezzi e lasciati in grossi sacchi della spazzatura. Alla Familia e ai Caballeros viene attribuita l’uccisione, il 23 marzo, di cinque agenti federali e di tre civili all’interno della cantina “Las Vegas” di Altamirano (Guerrero). Sette uomini, invece, vengono eliminatia Urupan perché ritenuti responsabili, secondo i messaggi lasciati sui loro cadaveri, di alcuni furti nelle abitazioni e,quindi, elementi di “disturbo” dell’ordine pubblico locale. La Familia non tollera problemi di questo tipo e si fa “garante” con le autorità locali!

Tornano a far parlare di sé anche i Cavalieri Templari. Il 10 aprile, nella frazione Charapando, municipio di Gabriel Zamora, in uno scontro a fuoco tra federali e malviventi a bordo di alcuni fuoristrada, cinque componenti dei Caballeros Templares restano uccisi. A giugno, nei municipi di Buenavista, Tepalcatepec, Coalcoman e Tecpac de Galeana, inizia la protesta di numerosi coltivatori di limoni e di mango costretti a pagare il “pizzo”mensile ai Cavalieri Templari per evitare seri problemi. Denunce presentate da tempo agli organismi di sicurezza statali e federali, inclusa la magistratura, non avrebbero ottenuto alcuna risposta secondo quanto dichiarato il 21 giugno u.s. da uno dei leader di un gruppo di autodifesa cittadino costituitosi a Tepcan contro le violenze dei Cavalieri Templari.

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