Fratture e spaccature nella procura di Palermo? La Procura siciliana sarebbe “debole” e gestita in modo non adeguato dal suo capo: questa l’accusa che il Consiglio superiore della magistratura muove ora al pubblico ministero Francesco Messineo per il quale la prima commissione ha avviato la procedura del trasferimento d’ufficio per incompatibilità. Diversi i rimproveri mossi al procuratore, tra i quali quello di aver fatto sfumare la cattura del latitante Matteo Messina Denaro per un suo “difetto di coordinamento all’interno dell’ufficio della procura”. Contestati i suoi rapporti privilegiati con l’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia che lo avrebbe “condizionato nella gestione dell’ufficio” tanto da creare un clima non idoneo alle indagini soprattutto sul processo sulla Trattativa Stato-Mafia e sulla gestione del testimone Massimo Ciancimino. Ingroia tenne per 5 mesi le intercettazioni che riguardavano Messineo, prima di trasmetterle alla procura di Caltanissetta.
“Spaccature in procura si vedono dal ’93 – afferma Giuseppe Pipitone de Il Fatto Quotidiano – non sono una novità. Messineo aveva già trovato una procura spaccata. Ingroia non è più a Palermo da sette mesi e in realtà Messineo ha lasciato lavorare i suoi sostituti: perché il provvedimento arriva adesso? Quello che dovrebbe far riflettere è l’effettiva smobilitazione di una delle procure più complesse e importanti d’Italia, che sta gestendo un processo come quello sulla Trattativa Stato-Mafia. La Procura di Palermo è sotto attacco: investigatori, nuclei operatori sono stati sostituti da neofiti del mestiere, una serie di aggiunti sono stati spostati e adesso vogliono rimuovere il capo”.