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Ecomafie. Quando la crisi agevola il malaffare

di Bruna Iacopino il . L'analisi

“Il business della criminalità organizzata non conosce recessione…” il passaggio cruciale dell’intero rapporto Ecomafie 2013, presentato ieri  da Legambiente presso il cinema Aquila nella capitale, può essere facilmente sintetizzato in questo piccolo assunto per essere poi corroborato di cifre e dati. Dal 2008 al 2012, esattamente in piena crisi –  ha tenuto a sottolineare Enrico Fontana responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente –  i reati contro l’ambiente hanno subito un’impennata. Nel solo 2012 i numeri sono di quelli che dovrebbero far accapponare la pelle: “16,7 miliardi di euro di fatturato, 34.120 reati accertati, 28.132 persone denunciate, 8.286 sequestri effettuati. Aumentano i clan coinvolti (da 296 a 302), quadruplicano i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25)…” e sono numeri in aumento, rispetto ai quali finora poche sono state le misure adottate per porre un freno. Responsabilità della politica, responsabilità dell’intera classe dirigente del paese, sottolinea il presidente Cogliati Dezza, rea di rimandare le questioni legate alla lotta alla legalità sempre ad un secondo tempo e, in questo, un riferimento dovuto non poteva mancare al cosiddetto “decreto del fare” appena sviscerato, dove manca qualsiasi accenno a reati ambientali e corruzione.

Da qui le proposte che Legambiente rilancia al nuovo esecutivo rappresentato dal neo-ministro Orlando nella sua prima apparizione pubblica, da Ermete Realacci presidente Commissione ambiente alla Camera e Donatella Ferranti, presidente della Commissione giustizia. Tre i punti su cui insiste l’associazione: una stretta sull’abusivismo edilizio rendendo più semplici e immediati gli abbattimenti, cosa che adesso non è, pene più pesanti contro i reati ambientali, e un efficace disegno di legge contro la corruzione magari prendendo come modello la proposta presentata da Libera con “Riparte il futuro”. Tutti nodi irrisolti e su cui pesano di contro l’azione parlamentare di chi rema al contrario come il più volte citato senatore Falanga promotore di una proposta di legge che affiderebbe alle prefetture il compito di decidere degli abbattimenti di ecomostri, in sostanza una nuova sanatoria mascherata. Ed è l’abusivismo edilizio che nel 2013 ha registrato una vera e propria impennata a discapito di un settore legale che invece versa nella crisi più nera: l’edilizia illegale che rappresentava il 9% nel 2006 è arrivata ad essere il 16,9% nel 2013. Accanto ad esso, sempre aperto e bruciante, il capitolo spinoso del traffico dei rifiuti comprovato dalle circa 250 inchieste aperte al riguardo su tutto il territorio nazionale, un traffico che non solo danneggia l’ambiente ma serve molte volte a nascondere riciclaggio di denaro sporco.
Spetta quindi a Enrico Fontana toccare un altro dei punti sensibili di questo rapporto 2013, punto che ha a che fare con lo smaltimento illecito di rifiuti e con molto altro ancora: la misteriosa morte del capitano di fregata Natale de Grazia, avvenuta nel 1995 in circostanze tutte da chiarire e legata a doppio filo alla vicenda, anche quella mai chiusa delle “navi a perdere”. Richiesta lecita e motivata dall’approvazione delle due relazioni approvate nei primi mesi di quest’anno da parte della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, una delle quali inerente appunto il caso De Grazia.

Al ministro dell’Ambiente il compito quindi di spiegare quale sarà concretamente il suo impegno per arginare il fenomeno. “Bisogna spezzare la catena delle dinamiche emergenziali, laddove c’è l’emergenza si lascia campo libero alle mafie”. In sostanza prevenzione, a partire dal dissesto idrogeologico che riguarda buona parte del paese e che vedrà impegnato un nuovo gruppo di lavoro capeggiato dal Gip Piccirillo, ma che suscita già qualche perplessità fra i presenti che, di gruppi di lavoro e studio ne hanno visti già tanti, senza che poi dalla pratica si passasse all’azione concreta… e per un Governo che non si sa bene quanto riuscirà ancora a durare la sfida si presenta ancora più ardua. Come susciterà polemiche e discussioni già nei prossimi giorni l’ipotesi, espressa ancora dal Ministro in giornata, di procedere con la realizzazione di due inceneritori in Campania per risolvere in maniera definitiva la questione rifiuti ( ed evitare così le sanzioni UE).

Una prossima calendarizzazione in seno alla Commissione giustizia della Camera in materia di riforma per i reati ambientali è quanto invece annuncia l’On. Ferranti supportata anche dalle recenti dichiarazioni del ministro Cancellieri, che ribadisce però la necessità di una fattiva collaborazione tra le commissioni dei diversi ministeri al fine di arrivare al risultato migliore. Tra i presenti infine il procuratore nazionale Antimafia Scicchitano, cui spetta l’ultima parola: il contrasto alle ecomafie significa tout court contrasto alla mafia che trova nei reati ambientali un’ottima fonte di guadagno, ha ribadito Scicchitano senza dimenticare di ricordare ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, che la vera lotta alla mafia non si fa solo con i processi, ma anche e soprattutto fra i banchi di scuola.

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Bruna Iacopino

“Lei non è una giornalista è un'attivista”... a distanza di qualche anno quello che voleva essere un insulto è in realtà la mia presentazione, se attivista significa cercare di raccontare mondi marginali, facendolo “dai margini”. Il mio “attivismo” nel mondo dell'informazione inizia circa 10 anni fa in seguito all'incontro con l'associazione Articolo21 e da allora non si è più fermato. Attualmente scrivo per Articolo21, Confronti e I Siciliani giovani. I temi di cui mi occupo più di frequente? Immigrazione, carcere, rom. Perchè sono convinta che è proprio partendo dal racconto degli ultimi che si riesce a fare una buona informazione ed è solo raccontando le storie dimenticate che si ristabilisce un criterio di giustizia ed equità sociale. Quello che fa ogni giorno Liberainformazione.

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