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Schiavitù e mafie straniere

di Piero Innocenti il . Internazionale

I cinesi continuano ad arrivare in Italia in modo felpato, silenzioso. Nessuno, fino a qualche anno fa, se ne accorgeva o ci faceva molto caso. Oggi, sono una comunità di ben 239.351 i cinesi con permesso di soggiorno valido al primo maggio 2013. A questi occorre sommare i 74.381 minorenni iscritti sul permesso del titolare e il numero, sicuramente di alcune migliaia, di quelli “irregolari”. E’, così, cresciuto anche il numero di coloro che hanno avuto problemi con la giustizia. La criminalità cinese ha trovato un buon filone di arricchimento nel mercato della prostituzione delle immigrate “clandestine”. Cinquecentoquattro, nel 2012, i cinesi indagati per sfruttamento della prostituzione e pornografia minorile (fonte Dipartimento della Pubblica Sicurezza). Centoventi nel 2013, alla data del 30 aprile (dato non consolidato per i continui aggiornamenti degli archivi da parte delle forze di polizia).

Dopo un iniziale periodo di “analisi” del mercato, si è registrata una progressiva estensione delle attività di meretricio all’esterno della comunità cinese, con la pratica di “tariffe” più basse( dai dieci ai venti euro a “prestazione”) rispetto a quelle offerte da altre etnie. Secondo analisti ed investigatori del SCO (Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine- Dipartimento della Pubblica Sicurezza), lo sfruttamento si manifesta con dinamiche differenti rispetto a quanto svolto da altri gruppi delinquenziali. Intanto, si rilevano una buona organizzazione e diffusione su più aree geografiche nazionali ( nessuna denuncia solo in Val d’Aosta, Sicilia, Sardegna, Molise e Basilicata), ma con la discrezione e il riserbo tipici dei cinesi. Niente prostituzione in strada (in pochissimi casi la sola fase dell’adescamento del cliente) ma unicamente in appartamenti o in (falsi) centri di benessere. In generale, nello specifico fenomeno criminale, la componente italiana cura gli aspetti della logistica, individuando gli appartamenti nelle zone urbane ritenute “sicure” e “prestando” le generalità per il contratto di affitto. Sono quattro gli aspetti peculiari evidenziati dalla Polizia di Stato nel corso di queste indagini:1)la prevalenza della componente femminile nella gestione quotidiana delle attività di sfruttamento, riservando all’uomo, come già detto, le funzioni logistiche; 2)le giovani donne sfruttate, nella generalità, sono “clandestine” e, quindi, fortemente sottomesse agli sfruttatori; 3) il contatto prostituta-sfruttatore è continuo e diretto, in quanto quest’ultimo è costantemente presente sul luogo del “lavoro”; 4)l’adescamento viene assicurato dagli organizzatori tramite annunci sui quotidiani locali (o via web) o attraverso la pubblicizzazione di centri di massaggi che servono da copertura.

Nei primi sei mesi del 2012, nel contesto di uno specifico progetto investigativo (“Dragone”) attuato sul territorio nazionale dalle squadre mobili e coordinato dal SCO, sono state arrestate 50 persone e denunciate in stato di libertà 450, con il sequestro preventivo di 29 immobili utilizzati per lo sfruttamento della prostituzione. Sempre nel 2012, è stata la Lombardia, con 225 denunce (di cui ben 119 a Brescia), la regione con il valore in assoluto più alto. In seconda posizione il Veneto con 81 casi (Verona 38, Padova 20, Venezia 8, Treviso 2 e Belluno 2). L’Emilia Romagna si è piazzata in terza posizione con 50 segnalazioni (Modena 24, Rimini 9, Forlì 7, Reggio Emilia 7, Piacenza 3).

 

Leggi l’approfondimento “Gli affari della mafia cinese in Italia”

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