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Una giornata nell’ex villa del boss

di Marco Genovese il . Lazio

A Castel Gandolfo una giornata di impegno sul bene confiscato al boss. Tanti i giovani coinvolti. E  qualche giorno dopo le minacce al sindaco. Il racconto di Marco Genovese//.

 

Ore 9:30, tutti al “Castelletto”. E’ il 9 giugno e la giornata dei volontari del presidio di Libera dei Castelli Romani inizia presto. Bisogna pulire ancora, organizzare, cucinare. I compiti son già divisi, e non resta che rimboccarsi le maniche. Finalmente il “Castelletto” apre al pubblico e nel pomeriggio arriveranno in tanti. Siamo a Castel Gandolfo, a ridosso del lago di Albano, località  ai più nota per la residenza estiva del Papa, immersa nel parco regionale dei Castelli Romani, tra le meraviglie della Roma antica e quella dei Papi. Nell’ottobre 2012 l’amministrazione comunale entra in possesso della Villa di via dei Pescatori, una delle tante proprietà confiscate ad Enrico Nicoletti, noto personaggio della mala romana e considerato il cassiere della Banda della Magliana, organizzazione criminale la cui eco ancora oggi emerge nelle vicende di mafia della Capitale. La villa che fu del boss è proprio lì, sulle sponde del lago, immersa in una vegetazione quasi selvaggia, che giorno dopo giorno si fa spazio tra i viottoli del grande giardino che circonda la proprietà. Il “Castelletto” lo chiamano, per i suoi muri in pietra, o forse per quello strano andamento dei suoi tre piani che disegnano una strana torre, circondata dai pini. domenica scorsa, per la prima volta, il parco e la villa del castelletto sono stati aperti al pubblico.

E’ il presidio di Libera dei Castelli Romani, insieme con l’amministrazione, ad organizzare la giornata: tra giochi per bambini, musica, mostre fotografiche a colorare ancora di più un giardino già ricchissimo di vegetazioni d’ogni tipo, le ore passano rapide ed iniziano gli interventi. Si parla di Libera, di legge 109/96, confisca dei beni e riutilizzo sociale. Si parla di mafie nel Lazio, a Roma, ai Castelli Romani. Si parla di progetti ed idee per il futuro. C’è un video che scorre per tutto il pomeriggio, nel salone della villa. Racconta la storia della legge sulla confisca dei beni alle mafie, e racconta del Castelletto. Di due mesi di lavoro e volontariato, e insieme con i progetti di riutilizzo. Son passati in molti, al castelletto, in questi mesi. Tanti ragazzi, Scout di Roma e di Castel Gandolfo, insieme hanno ripulito il parco e l’immobile. Da bosco a villa, per garantire quella manutenzione fondamentale a permettere un rapido riutilizzo del bene, e per aprirlo al pubblico, a renderlo bene comune, il prima possibile.

E’ il sindaco di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, a riassumere il percorso che dalla confisca porterà al riutilizzo sociale: il progetto è quello di un  parco aperto, vivibile, frequentato da cittadini e turisti, e di una struttura gestita da giovani, e dedicata, ai giovani . Il comune, insieme con altre amministrazioni locali, ha infatti partecipato ad un bando regionale, per la realizzazione di officine delle arti e dei mestieri, un luogo di formazione ed arte tutto dedicato ai giovani. Qualora il progetto non venisse approvato e finanziato, sarà invece lanciato un concorso di idee, per raccogliere proposte e partecipazione dei cittadini, forse il miglior segno di una riappropriazione di quel che le mafie ci hanno sottratto, e che torna finalmente ad essere bene di tutti. Ed è un passaggio immediato questo, quasi naturale: basta ascoltare i tanti cittadini presenti, vederli passeggiare per le vie del parco, a indicare la villa ed immaginare un futuro per il castelletto. Tante strade da percorrere, dunque, ed un principale problema. La struttura, come tanti beni confiscati in Italia, ha bisogno di lavori e ristrutturazioni. Una fase di avviamento che sarà quindi complessa e segnata dalla necessità di trovare i fondi necessari ad un qualsiasi utilizzo del bene.

Ad una bella domenica di partecipazione e festa, conclusa con i prodotti di Libera Terra e delle cooperative di zona, seguono però giorni complicati. E’ la mattina di giovedì a spegnere l’atmosfera di festa dei giorni precedenti. Una busta indirizzata al sindaco Milvia Monachesi viene infatti rinvenuta da un religioso nei pressi di un convento di Castel Gandolfo: ai “ saluti dalla Magliana” – così recita il messaggio della lettera – si aggiunge un proiettile calibro 22. Una circostanza, quella della relazione con l’apertura del castelletto, che è tutta da dimostrare e che sta impegnando le forze dei Carabinieri che indagano sull’avvenuto. Non si intimidisce, il Sindaco, ribadendo la bontà del percorso amministrativo e di quello intrapreso per il riutilizzo della villa. La solidarietà delle istituzioni, a partire da quelle regionali, è immediata, come la vicinanza dell’associazione Libera, che con Don Marcello Cozzi esprime “preoccupazione e disorientamento, vicinanza concreta e corresponsabilità al Sindaco”, ribadendo come “ il nostro impegno per la legalità e la giustizia non subirà alcun cedimento e questa intimidazione è la riprova del positivo che in quel comune come nel resto del paese stiamo cercando di costruire”. Non un passo indietro, dunque, di istituzioni ed associazioni. Un percorso di corresponsabilità che deve vedere insieme cittadini ed istituzioni, a costruire insieme quei percorsi di legalità e partecipazione che possono segnare veramente un cambiamento di rotta per il nostro paese, anche a partire dall’impegno per il riutilizzo sociale dei beni confiscati.

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