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La scomparsa di Nino Lo Giudice: l’appello del fratello che chiede l’intervento del ministro della Giustizia

Lucio Musolino per "Il Corriere della Calabria" il . Calabria

«Nino fermati». Maurizio Lo Giudice si rivolge direttamente al fratello Nino, conosciuto con il soprannome del “Nano”, il collaboratore di giustizia che prima di sparire pochi giorni fa dalla località segreta in cui stava scontando gli arresti domiciliari ha inviato un memoriale per ritrattare tutte le dichiarazioni rese in precedenza in quanto sarebbe stato costretto e chiama in causa come ispiratori l’ex procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone (oggi procuratore di Roma), l’aggiunto Michele Prestipino, il sostituto Beatrice Ronchi e l’ex dirigente della squadra mobile Reggio Renato Cortese.

Anche lui collaboratore di giustizia, Maurizio Lo Giudice ha scritto una lunga lettera nella speranza  che il fratello Nino la legga, si faccia vivo e non si consegni nelle mani sbagliate. Immagina lo stato d’animo del congiunto e capisce i pericoli che, anche da latitante, sta correndo.
«Nino fermati. – scrive – Ovunque tu ti trovi, non andare oltre, fermati. Non sei da solo, io che sono stato il primo a capire in che situazione ti stavi cacciando, senza uscita, sono il primo a tenderti la mano affrontando insieme ogni cosa anche recandomi dal Presidente della Repubblica o dal Papa in persona. Da solo per te, chiedendo un atto di clemenza. Ma ti prego fermati ovunque tu sia, vorrei dirti che ti voglio bene! Che sono certo che tutto quello che è successo in questi anni era frutto di ripicche per tutto il male che abbiamo subito ingiustamente nella nostra famiglia. Ci sono passato pure io da quell’isolamento lontano dalla famiglia e da quell’area viziata. Non ho voluto aderire più al tuo programma perché quando sono usciti fatti che ero certo che non centravi nulla avevo capito tutto: che il tuo  era un gesto solo di rabbia e autodistruzione. A casa tutti ti vogliono bene, non sei da solo. Tutti sbagliano. Tu che molte volte sei caduto, come me, sono certo che ritroverai la forza di rialzarti. Mettiamo fine a tutta questa storia, non creiamo altri dispiaceri ritorna a casa, vieni da me. Affrontiamo insieme questa situazione che non la vedo per nulla gravissima, ma non stare da solo!». «So – aggiunge Maurizio Lo Giudice – che sono la persona che vorresti vedere per ultimo, ma adesso è finito tutto. È giusto che ti riprendi la tua vita. Fatti aiutare, ovunque ti trovi, io parto e vengo a prenderti da solo. Ti prometto che non ti lascerò da solo a costo di mettermi contro tutti. Quello che mi interessa è che stai bene, che sei vivo. Se non vuoi sentirmi, vedermi, parlarmi, chiama almeno mamma e i tuoi figli, e rassicurali che stai bene. Per il resto tutto si risolve. Ti voglio bene».
Il fratello del collaboratore sparito si rivolge, inoltre, alle istituzioni: «Chiedo un intervento celere del ministro della Giustizia per capire cosa sta accadendo, il perché Nino è dovuto scappare così? Cosa gli è stato proposto? Quali ordini doveva ancora eseguire, cosa doveva ancora fare per stare in pace? Cosa centrano i servizi segreti? Ritengo, per qualsiasi suo gesto voluto o indotto di disperazione, responsabili tutte le persone che hanno creato la collaborazione di mio fratello Antonino a modo e compiacimento loro. Metto sin da ora la mia vita a rischio di qualsiasi ritorsione da ovunque derivi senza paura, purchè si faccia chiarezza su tutte queste vicende». Maurizio Lo Giudice, infine, vuole garanzie «che non gli venga fatto del male. Questo è l’unico modo per farlo aprire, convincendolo a mettere fine a questa storia. Sono certo che Nino sta dicendo la verità. Riguardate la mia intervista e quella di Luciano (l’altro fratello) su youtube quando ha deposto. Nino non sapeva di cosa parlava. Nino non poteva essere a conoscenza di cose che neanche lui sapeva».

 

Lucio Musolino per “Il Corriere della Calabria”

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