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Maxi sequestro a Aprilia, sigilli a beni per 33 milioni di euro

di Elena Ganelli il . Lazio

Maxi sequestro di beni nei giorni scorsi ad Aprilia dove sono stati posti i sigilli al patrimonio di una famiglia calabrese per un ammontare complessivo di 33 milioni di euro. I beni finiti nel mirino della Procura della Repubblica di Latina e del sostituto Raffaella Falcione, firmataria della richiesta accolta dal Tribunale, fanno capo ad un uomo di 71 anni residente ad Aprilia, ad un 44enne residente a Reggio Calabria e infine ad un uomo di 39 anni residente nel capoluogo pontino: i tre sono accusati, a vario titolo, di reati  contro il patrimonio e reati tributari tra cui truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta, falsità in titoli di credito, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti ed omessa dichiarazione.

Secondo gli uomini della Guardia di Finanza, che hanno svolto le indagini sotto il coordinamento della Procura di Latina, il corre-business dell’attività imprenditoriale, era proprio ad Aprilia dove avevano sede e operavano alcune aziende amministrate da “teste di legno”, utilizzate, da un lato,spiegano gli investigatori “come contenitori del patrimonio immobiliare, al fine di rescindere ogni collegamento con i soggetti coinvolti, dall’altro come  strumenti per l’esecuzione di disegni criminosi connotati da un’elevata pericolosità fiscale”.

Sotto sequestro, in applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale nei confronti dei tre uomini, sono finiti fabbricati, terreni, quote societarie, aziende, veicoli e conti correnti per un valore complessivo di circa 33 milioni di euro. Nel dettaglio si tratta di 45 beni immobili tra terreni, ville, fabbricati e complessi industriali ubicati nelle province di Latina, Roma, Reggio Calabria, Forlì, Cesena e Lodi, beni per la quasi totalità di proprietà delle società, a loro volta intestate in maniera fittizia a “teste di legno”. Tra i beni ai quali sono stati apposti i sigilli ci sono inoltre undici veicoli tra autovetture di grossa cilindrata e furgoni; otto società per un valore totale del capitale sociale di quasi 11 milioni di euro, tra le quali tre effettivamente operanti nel settore del trasporto, quattro usate per la gestione del patrimonio immobiliare ed una impiegata per la creazione di fatture false;19 tra conti correnti e conti titoli e relative quote societarie.

Il provvedimento della Procura della Repubblica conferma quindi la presenza, nella città del nord pontino, di attività economiche riconducibili in qualche modo a gruppi e persone calabresi come emerso del resto da altre indagini condotte dalla magistratura del capoluogo pontino.

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